Quanto costa una vita? Qualunque sia il contesto sociale, pragmatico  o ideologico, qualunque sia il periodo temporale, storico o moderno, la risposta non può che essere la stessa: la vita NON HA PREZZO, è un valore inestimabile. Anche quando si decideva di combattere per un nobile ideale rischiando la propria vita, immolandosi per un credo politico, una dottrina morale, era comunque difficile da digerire ma lo si faceva per un bene superiore, per un fine nobile e questo forse lo rendeva sopportabile. Ma morire oggi, morire sul lavoro e per il lavoro, per la “leggerezza di chi comanda”, in nome del profitto o perché per qualcuno le persone non sono altro che numeri di un algoritmo che dà importanza ai solo indici di produttività, è una cosa inaccettabile. Il cordoglio che ci attanaglia dopo la tragedia non basta più. Le chiacchiere di circostanza non risolvono nulla, servono fatti e azioni concrete. Dobbiamo imparare a chiamare le cose e gli eventi con il proprio nome. Dobbiamo capire fino in fondo che perdere la vita per negligenza sui processi e i sistemi di sicurezza, senza tener conto della condizione umana, non può più essere definito o classificato incidente sul lavoro. E’ OMICIDIO! E pertanto deve essere trattato come tale. Sarebbe di certo un primo passo verso una direzione giusta, fatta di nuove leggi, regole certe e capillari, fino ad arrivare poi al traguardo finale, che non è ridurre questo tipo di eventi ma farli sparire del tutto.

Su questo importantissimo e fondamentale tema la UIL già dal 2021 ha lanciato la campagna “ZERO MORTI SUL LAVORO” ormai supportata da un crescente ed impressionante numero di persone. Un’azione necessaria, un atto dovuto nei confronti delle tante Lavoratrici e dei tanti Lavoratori che con dignità quotidianamente svolgono il proprio lavoro. Un’azione concreta volta a fermare eventi fatali giunti ormai a numeri vertiginosi, come evidenziano anche i dati dell’osservatorio sulla sicurezza. Escludendo il periodo del COVID, nel solo anno 2022 in Italia sono stati 697.773 gli infortuni sul lavoro, ovvero più di 58 mila al mese (1938 al giorno); le vite spezzate 1208, con una media di 100 al mese e 3,3 al giorno. Nell’anno 2023 gli infortuni sul lavoro ammontano a 585.356, pari a più di 48 mila al mese, più di 1600 al giorno con 1041 vite stroncate, circa 87 al mese, circa 3 al giorno. Purtroppo il 2024 sembra essere iniziato nel peggiore dei modi, con un aumento del 7,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Infatti nei primi 2 mesi dell’anno (gennaio/ febbraio) gli incidenti sono stati 92.711 e 119 hanno perso la vita.

Numeri impressionanti che ormai sono paragonabili ad una sorta di guerra civile, ad un vero e proprio bollettino di guerra, ad una strage. Di certo le misure inadeguate adottate dal governo lasciano solo ulteriore sgomento e preoccupazione, non risolvono nulla e anzi sembrano andare in una direzione diametralmente opposta a quella di chi mette al centro la condizione umana e l’inestimabile valore di una vita. C’è chi pensa di sancire che la vita di un lavoratore vale 20 crediti, si può lavorare con 15 crediti e 5 si possono recuperare con un corso di formazione. C’è una valutazione lontana dal rispetto delle vite umane e degli investimenti che servono.

Tutto questo in una società civile è vergognoso e intollerabile.  ADESSO BASTA!
Non possiamo e non dobbiamo permettere che questi numeri aumentino e soprattutto non possiamo pensare che il pericolo di un decesso sul lavoro sia lontano da noi. Spesso questi numeri inaccettabili passano nelle nostre menti a volte insensibili per poi sparire dai nostri pensieri perché assuefatti dalle ridondanze dei media. Non dimentichiamo le stragi di Brandizzo, Firenze, Suviana e l’ultima di Casteldaccia in Sicilia. Sono episodi tragici che vanno ricordati sempre affinché diventino monito per combattere con lo scopo di non farli accadere più. Non sono numeri o dati di una statistica ma sono donne, uomini, giovani e meno giovani, mamme, papà e nonni che non sono più tornati a casa dalle proprie famiglie, da chi con affetto li aspettava. Ricordiamoli, battiamoci e alziamo la voce affinché il silenzio della morte sia cancellato dal rumore della vita.

Rosario Musella