Trasporti e cultura

Non c’è dubbio che le modalità di utilizzo dei mezzi di trasporto dipendano anche dalla cultura e dalle tradizioni di un popolo. Prendiamo ad esempio il Carroccio medievale dell’XI-XII secolo, diffuso tra i comuni lombardi, toscani e in genere dell’Italia settentrionale.

Si trattava di un grande carro a quattro ruote, trainato di solito da buoi, intorno al quale si raccoglievano e combattevano le milizie cittadine; trasportava un altare, una campana e un’asta su cui erano collocate le insegne comunali e una croce; in tempo di pace era custodito nella chiesa principale della città. Di origine longobarda e utilizzato inizialmente solo come carro da guerra, in seguito il Carroccio acquistò significato politico trasformandosi in simbolo delle autonomie comunali; fu protagonista nella battaglia di Legnano del 1176 durante la quale fu difeso dall’esercito della Lega lombarda che contrastò e sconfisse l’imperatore Federico Barbarossa. Se andiamo più indietro di qualche secolo e ci spostiamo più a nord, vediamo che presso gli antichi Vichinghi la nave, oltre a mezzo di trasporto e strumento bellico, era anche simbolo del viaggio nell’ aldilà. Per i capi più ricchi e importanti il rituale funebre prevedeva che il defunto venisse cremato in una delle sue navi; negli altri casi il morto era solitamente deposto in una barca di pietra assieme a delle offerte, coperto poi di pietre e terra fino a formare un tumulo. Solo così il defunto era pronto ad entrare degnamente nell’aldilà, nel Walhalla destinato agli eroi, secondo la volontà di Odino.

Angelo Cozzolino