Pianificazione e gestione delle sicurezza in ambito portuale: infrastrutture, logistica, terminal container”, questo il tema al centro del seminario che si è svolto a Napoli  presso il Polo dello Shipping in Via Depretis lo scorso 22 febbraio, evento organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Napoli. Hanno dato il via al convegno i saluti istituzionali ed è poi arrivato il prezioso contributo di interventi di rappresentanti di Federlogistica, della Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco della Campania, dell’Ispettorato del Lavoro Metropolitano di Napoli, tutti mirati a promuovere e rafforzare il sistema e la cultura della salute e sicurezza nelle aree portuali, attraverso anche analisi e approfondimenti di modelli di gestione dei rischi negli specifici contesti lavorativi afferenti ad un comparto ampio e di fondamentale importanza per l’economia del Paese.

Momento di incontro e confronto che si è chiuso con una interessante tavola rotonda, moderata da Vittorio Pasquino Coordinatore della Commissione Infrastrutture Marittime e Porti dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, e che ha visto protagonisti il Segretario Generale della Uiltrasporti Campania, Antonio Aiello, Alfonso Langella Segretario della Fit Cisl, Angelo Lustro Segretario Filt Cgil, Carmine Piccolo della Direzione Generale Inail e Arrigo Pasquetti Capo sezione Tecnica della Capitaneria del Porto di Napoli. È indubbio che le specificità del settore portuale comprendano dei cicli lavorativi rischiosi e insicuri, da qui la necessità di un’adeguata organizzazione del lavoro, l’utilizzo delle buone pratiche conosciute nel settore, una continua attività di informazione/formazione e aggiornamento sui dati provenienti dalle attività di sorveglianza e monitoraggio delle malattie professionali e degli infortuni. Importante sviluppare conoscenze derivanti dal monitoraggio degli eventi, strumenti di supporto alla valutazione e gestione dei rischi in azienda, buone prassi e soluzioni tecnologiche innovative in cui la salute e la sicurezza siano integrate nella gestione dei processi, attraverso un modello di intervento istituzionale che coniughi sul territorio l’azione di assistenza con quella di vigilanza.

Perché se oggi ancora apprendiamo di incidenti e morti sul lavoro significa che il sistema della sicurezza è fallito ed è arrivato allora il momento di interrogarsi seriamente. La responsabilità è delle aziende, di chi non fa rispettare le regole e di coloro che le regole non vogliono rispettarle. Proprio per questo è fondamentale individuare tutte le misure di prevenzione e protezione finalizzate alla sicurezza dei Lavoratori come da normativa e, secondo il segretario Aiello, procedere con una specifica formazione continua dei RLS per renderli edotti sui rischi ai quali sono esposti i Lavoratori. Una formazione che poi si trasforma in informazione ai Lavoratori sui temi della sicurezza. Perché purtroppo di notizie di Lavoratori che perdono la vita sul posto di lavoro continuano a giungerci, perché inevitabilmente la tutela della salute e della sicurezza delle Lavoratrici e dei Lavoratori è messa ogni giorno a dura prova: non è più accettabile parlare di incidenti, questi sono omicidi a tutti gli effetti. “Chiediamo una procura speciale” racconta Aiello, “che vengano considerati omicidi quelle morti che hanno una responsabilità nei datori di lavoro che non rispettano le norme, di creare una patente a punti per le aziende che non vigilano sull’applicazione delle norme sulla sicurezza: se all’interno di un’azienda si verificano vari episodi di infortuni e non parliamo solo di quelli mortali, quell’azienda deve iniziare a perdere punti e una volta che non avrà più la patente, bisognerà vietare alla stessa di partecipare a gare pubbliche”.

Non si può far prevalere la logica del profitto sulla vita delle Lavoratrici e dei Lavoratori, la sicurezza è un diritto che deve essere assolutamente riconosciuto. È quanto emerso da questo interessante convegno ma è anche l’imperativo categorico che dovremmo riconoscere tutti. È necessario favorire una cultura della sicurezza partecipata che coinvolga aziende e Lavoratori, solo così potremo raggiungere l’obiettivo di azzerare gli incidenti e le morti sul lavoro. Se continuiamo solo a parlare di morti sul lavoro, di infortuni gravi che cambiano la vita delle persone, di un numero sempre maggiore di malattie professionali senza mai denunciare, senza riconoscere le colpe, senza pensare a come agire per cambiare questo sistema, continueremo a vivere in un Paese che di sicuro non può definirsi civile.