Ispirazione vichinga
Il nome della tecnologia Bluetooth deriva dall’epiteto di un celebre e grande re vichingo quale Harald I di Danimarca, soprannominato “Dente azzurro” (911-985). Viene da chiedersi quale sia il legame tra un sistema telematico odierno e l’arcaico mondo vichingo. La risposta si trova nella politica di re Harald, il quale, salito al trono, completò la conversione al cristianesimo del popolo danese seguendo l’insegnamento della madre Thyra, che si era avvicinata a questo credo religioso. Sul suo soprannome “Bluetooth” sono state avanzate diverse ipotesi ma la più probabile sembra essere quella secondo cui Harald era solito in battaglia colorarsi i denti d’azzurro per incutere maggiore timore nei nemici; tale congettura pare avallata da recenti scoperte, in Inghilterra e in Svezia, di scheletri vichinghi che presentano denti rigati.
Re Harald sognava di creare un regno molto potente ed unito capace di difendersi dalle frequenti e temibili minacce esterne, ed intuì che per realizzare l’unità politica era indispensabile l’unità religiosa del regno. Progetto arduo, dato che le terre scandinave erano abitate da numerose tribù pagane in lotta tra loro. Ma il re possedeva straordinarie doti diplomatiche e guerriere, grazie alle quali, durante i suoi trent’anni al potere (933-986), unificò il frammentario regno di Danimarca, conquistò la Norvegia ed eresse numerose fortezze per glorificare il suo nome e difendersi dalle incursioni dei nemici esterni.
Negli anni’90 del secolo scorso gli ingegneri Jim Kardach e Sven Mattinson, entrambi appassionati di storia, lavoravano con un gruppo di colleghi al progetto di una tecnologia wireless che rendesse possibile, attraverso onde radio a corto raggio, la comunicazione tra diversi dispositivi mobili e fissi, e per il logo e il nome del sistema, il “Bluetooth” appunto, si ispirarono proprio a re Harald che aveva unito popoli diversi in un unico regno.
Angelo Cozzolino