Non solo schiavi

Il primo sciopero della storia dell’umanità si verificò addirittura nell’antico Egitto. Intorno al 1166 a. C., durante il regno di Ramsete III, ben 120 operai del villaggio di Deir el-Medina (Tebe), mentre lavoravano alla costruzione della tomba del faraone, interruppero le loro attività e protestarono davanti al tempio per il ritardo del salario e la mancanza di unguenti necessari a proteggersi dal sole. La protesta durò tre giorni ed ebbe termine solo quando agli operai fu interamente versato il dovuto compenso. L’episodio ci è noto grazie al resoconto redatto dallo scriba Amennakht, che fece parte degli scioperanti. Quindi sembrerebbe che gli operai incaricati della costruzione delle tombe reali non fossero schiavi, ma operai salariati, anche se la paga consisteva in generi alimentari (sacchi di grano, pesce, carne, ecc.). Questa ipotesi pare avvalorata da recenti scavi archeologici, che hanno portato alla luce nella piana egiziana di Giza tombe di costruttori accanto a quelle dei faraoni, posizione impossibile per degli schiavi. Ma parlare di sciopero per quell’epoca è forse un anacronismo? Secondo lo storico Pierre Grandet, non c’è dubbio che vi fu una cessazione volontaria e collettiva delle attività, perché vi presero parte simultaneamente tutti i lavoratori e i loro capi. Anche lo studioso Jean-Jacques Marie sostiene che i 120 operai manifestarono una coscienza dei loro interessi comuni e la volontà di difenderli insieme. La storia dell’antico Egitto va forse riscritta? Sembra che l’immagine tradizionale del mondo antico, largamente diffusa anche da kolossal cinematografici come I dieci comandamenti o Exodus Dei e Re, vada almeno in parte ridimensionata.

Angelo Cozzolino