Osservando il panorama dei fondi infrastrutturali europei previsti per la Campania si ha l’impressione di assistere alla proiezione di un vecchio film; sembra che le Istituzioni mettano in scena sempre lo stesso copione o che il canovaccio sia sempre uguale. Era il 2015, non tantissimi anni fa, quando il Grande Progetto “Logistica e Porti”, fondo rientrante nella misura P.O.R. F.E.S.R. Campania 2007-2013, lontano “parente” dell’attuale PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), rappresentò per lo scalo partenopeo un grandissimo flop. Su 154 milioni di euro stanziati ne furono spesi solo 4. Un’occasione per Napoli incontrovertibilmente mancata. Eppure a Salerno i risultati ottenuti furono ben diversi: i 90 milioni di euro stanziati dall’Europa per il grande progetto Salerno furono tutti investiti e tutte le opere furono appaltate.

Sicuramente la port authority partenopea scontava anni di commissariamento e di conseguenziale “confusione” amministrativa, mentre Salerno poteva contare su una stabile governance. I due porti non facevano ancora parte di un unico sistema portuale, bensì erano gestiti da due distinte Autorità. Dal 2018, a seguito della riforma della legge istitutiva delle Autorità Portuali, la L. 84/94, i due Enti furono soppressi per far posto ad un’unica Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale competente sui porti di Napoli, Salerno e Castellammare. Oggi, pertanto, i grandi investimenti infrastrutturali previsti dal PNRR riguardano l’intero sistema degli scali campani o, sarebbe il caso di dire, di quasi tutti gli scali. Nell’attuale misura, infatti, sono stati previsti 380 milioni di euro da destinare ai porti di Napoli e Salerno con l’obiettivo strategico di migliorare la qualità dei servizi portuali: il finanziamento è volto a fornire un forte impulso al trasporto intermodale consentendo l’attracco a navi di dimensioni sempre maggiori. Tra le opere più urgenti individuate dal PNRR ci sono il prolungamento della diga foranea a Napoli, i dragaggi a Salerno e l’elettrificazione delle banchine in entrambi i porti.

Ma all’appello risulta essere grande assente il porto della cittadina costiera che deve il nome all’antico castello costruito dal ducato di Sorrento, Castellammare di Stabia; nessuno dei progetti approvati riguarda lo scalo stabiese, nemmeno sul fronte crocieristico dove negli ultimi anni l’approdo di yacht di lusso è in costante crescita. Proprio Salvatore Vozza, ex sindaco di Castellammare, nell’osservare questa “disparità di trattamento” che sta coinvolgendo la sua città, ha provocatoriamente affermato che per avere più fortuna Castellammare dovrebbe iniziare a chiamarsi Salerno in onore del Presidente della Giunta Regionale. Una provocazione questa fatta dall’ex primo cittadino per portare la questione al centro del dibattito politico. Il Presidente dell’Autorità di Sistema, Andrea Annunziata, ha prontamente tentato di giustificare queste discutibili scelte lamentando la mancanza di idee e di progetti ed invitando la politica e il territorio a formularli. Uno strano destino quello della cittadina stabiese che in un certo qual modo la avvicina a quello che fu la sorte del porto di Napoli nel lontano 2015, quando “purtroppo” non faceva sistema con la sempre più “fortunata” Salerno. Una coincidenza che deve far riflettere. Eppure Castellammare, cittadina difficile dove l’amministrazione comunale è stata sciolta circa un anno fa per accertate infiltrazioni camorristiche, è una città ricca di storia e di arte che dovrebbe essere difesa e rilanciata.

Purtroppo anche questa volta la politica rischia di commettere un grande flop. Ma i riflettori continuano ad essere costantemente puntati sull’Autority campana dove l’immobilismo dell’attuale Governance fa molto discutere e raccoglie scontenti. Tutto questo fa sorgere molte preoccupazioni anche su quello che sarà il destino di tutti gli investimenti previsti dal PNNR; l’Autorità di Sistema, d’altronde come tante altre Pubbliche Amministrazioni, deve fare i conti con le difficoltà nel maturare e tradurre in progetti tecnici le scelte di investimento e, non da meno, nel gestire efficacemente le procedure burocratiche per la predisposizione delle gare di appalto, l’assegnazione dei lavori e l’apertura dei cantieri. Speriamo, quindi, di non dover assistere ad una nuova e annunciata sconfitta.