Oggigiorno è sempre più attenzionato l’interesse per ciò che attiene i continui mutamenti climatici con le annesse catastrofi ambientali derivanti e quello che da questa particolare sfavorevole congiuntura ne scaturisce. Gli studi di settore ci prospettano scenari non del tutto rassicuranti ed anzi invitano gli attori coinvolti a tutti i livelli istituzionali e non, a prendere atto di dover attuare una immediata sensibilizzazione nonché propaganda dell’agire, al fine non solo di informare ma fattivamente operare opportune politiche di prevenzione. La questione ovviamente sta interessando in modo sempre più incalzante anche la nostra Penisola, tanto che già durante il precedente Governo, l’attuale Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (prima Ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili) ha redatto e pubblicato il rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità” prodotto dalla Commissione di settore. In esso predominante è la gestione della transizione energetica ed economica e la spinta propulsiva alla sua accelerazione che seppure non di immediata risoluzione, deve essere il fulcro delle intese politiche nazionali ed internazionali.

Indiscussa infatti è la centralità in primis della salvaguardia del benessere della vita, delle persone e delle attività produttive ma ancor più la tutela del patrimonio paesaggistico, artistico e culturale che fa del nostro stivale un’eccellenza in termini turistici e di conseguenza economici. Bisognerà pertanto che ci si impegni nell’effettuare studi che vadano ad analizzare in maniera certosina quelle che sono le diversità territoriali delle varie regioni, poiché come si può immaginare vi è una pluralità di differenze morfologiche e geografiche da cui non si può prescindere. Ciò infatti specifica l’adozione di interventi che tengano ben presenti le prioritarie emergenze, adeguandone le migliorie infrastrutturali sia di calibro preventivo ma anche e soprattutto quelle discendenti da fattori emergenziali.

Guardando nella nostra realtà regionale, infatti, basta pensare alla tragedia dello scorso 26 Novembre che ha messo in ginocchio sull’isola di Ischia, l’intero comune di Casamicciola Terme il cui funesto epilogo ha comportato la morte di 12 persone, 230 sfollati, numerosi feriti, oltre che gravi danni strutturali ad innumerevoli abitazioni. Questo è solo uno tra i più gravi degli esempi in cui, l’attenzione agli eventi metereologici estremi quali alluvioni, frane, esondazioni, terremoti arriva dopo il fulmine e mai prima del tuono. Senza trascurare poi i danni di rilevanza minore non per importanza ma per portata di sinistrosità inerenti le criticità quotidiane: dissesto del manto stradale, deturpazioni paesaggistiche, cedimenti edili ecc.

Oggi quello che deve essere lo sforzo comune tra le parti coinvolte affinché possa davvero avvenire la tanto agognata “transizione ecologica” è lavorare su una progettualità preventiva che vada a scardinare le ataviche politiche burocratizzanti dove non vi è alcuna attenzione alla celerità nonché imprevedibilità con cui invece, di converso, queste calamità naturali avvengono. Va da sé infatti che laddove non si può prevedere il futuro, tuttavia mediante l’utilizzo degli strumenti tecnici ed economici di cui la Nazione dispone, si lavori all’unisono di modo che tutte le belle parole che popolano i “rapporti” dei Ministeri di turno, siano concretamente messe in opera adottando gli strumenti trasversali di Governance nonché Risk Management da cui ricavare le specifiche politiche di intervento atte all’incentivazione e controllo della sostenibilità ambientale in ogni sua forma: energetica, idrica, logistica, della mobilità e delle telecomunicazioni.

Solo in questo modo si potrà altresì procedere ad una proficua sensibilizzazione delle masse che di fronte alla tangibile percezione della svolta epocale verso il miglioramento saranno invogliate a credere di poterne entrare a far parte diventandone “protagoniste” anche solo mediante il minimo contributo giornaliero. Bisogna infatti puntare ad inculcare nell’immaginario della gente comune che, seppure il grosso dell’operato si decide all’interno delle “stanze dei bottoni”, ognuno di noi fa parte come “minuscolo granello di sabbia a costituire l’immensa meraviglia dell’universo” che va preservato e tutelato poiché patrimonio collettivo per l’umanità.