Per quanto possa sembrare improbabile spesso anche una serie tv può tentare di risvegliare e scuotere le coscienze dei telespettatori affrontando temi di attualità. È questo il caso dell’avvincente serie Netflix “Privacy”, il cui titolo originale è “Intimidad”, un nuovo political drama spagnolo che narra le vicende di una brillante candidata a sindaco di Bilbao che diventa vittima di revenge porn. La protagonista Malena, candidata alla carica di sindaco di Bilbao, affronta una serie di difficoltà dopo che online viene diffuso un filmato che la riprende durante un rapporto sessuale. Oltre all’umiliazione, all’imbarazzo e alla vergogna di essere vista da tutti in uno dei frangenti più intimi della sua vita, Malena deve anche fare i conti con la sua famiglia e con il fatto che il gesto che ha subìto ha delle conseguenze dirette sulla sua promettente carriera politica. La sua storia si incrocia con quella di una ragazza la cui sorella, Ane, si è uccisa sempre a causa di un episodio di revenge porn. Spogliate del loro status di vittime, Malena e Ane diventano in qualche modo “colpevoli” di essere state registrate nella loro intimità e per questo motivo vengono giudicate e “processate pubblicamente” da colleghi e cittadini.

L’evento danneggia soprattutto l’immagine pubblica di Malena ma la protagonista differentemente da Ane, morta suicida, dimostra di essere decisa ad andare avanti, utilizzando il suo coraggio e la sua forza come catalizzatori per combattere la battaglia che l’attende. Sorge spontaneo domandarsi quali siano i confini della nostra intimità e che cosa succede alle nostre vite quando un evento privato si trasforma in un argomento di pubblica discussione. Il tema è chiaro, come la violazione della privacy può distruggere la vita di ciascuno di noi. E in particolare delle donne. L’essere donna è forse l’unico punto di contatto tra Malena e Ane per il resto diversissime. Eppure entrambe subiscono lo stesso processo di derisione e allontanamento: Malena regge e rilancia, Ane soccombe. Dopo mille tentennamenti Malena decide di denunciare e di trasformare la sua battaglia solitaria in una indagine ufficiale. Tutto il senso di “Privacy” è contenuto in questa decisione perché la serie è dichiaratamente educativa: nel raccontare una storia di finzione si vuole sensibilizzare il pubblico e dare in modo esplicito indicazioni su come comportarsi (o non comportarsi) in casi di questo tipo ricordando soprattutto che “sei tu la vittima” e invitando sempre a denunciare ufficialmente quanto è successo.

Inevitabilmente la tematica affrontata nella serie tv oltre a farci riflettere sulla difficile situazione che le protagoniste devono affrontare in quanto donne, ci ricorda il dramma di Tiziana Cantone, la ragazza napoletana morta suicida alcuni anni fa a causa della divulgazione di video amatoriali che la ritraevano mentre praticava atti sessuali con altri ragazzi e la cui tragica fine ha fatto sì che in Italia, dopo l’approvazione del Codice Rosso sulla violenza domestica, la violazione della privacy a scopo di vendetta sia stata codificata come reato. Nel caso di specie la Cantone aveva intrapreso un’azione legale volta all’eliminazione dei video dal web, ma lungo il percorso giudiziario si presentarono una serie di problemi. Il ritardo e la lesione dei diritti portarono la giovane, ormai vittima di pregiudizi, alla morte. Questa vicenda ci porta a riflettere sulla difficoltà per la giustizia ai tempi della viralità dei social network: sarebbe stato necessario rimuovere rapidamente tutte le informazioni ed i contenuti illeciti segnalati dagli utenti anche in assenza di un apposito provvedimento ad hoc o sentenza che imponesse di farlo. È proprio con la nascita e lo sviluppo di Internet che si è posto il problema del diritto all’oblio, cioè di come tutelare l’interesse dell’individuo affinché non vengano riproposte vicende ormai superate dal tempo; in altre parole, il diritto di essere dimenticato, a non essere più ricordato per fatti che in passato furono oggetto di cronaca. Ed il diritto all’oblio altro non è che uno dei molteplici aspetti sotto i quali si manifesta il diritto alla privacy, alla riservatezza e alla protezione dei dati personali, vero nocciolo della questione. Deve essere evidenziato, soprattutto ai giovani che sono grandi utilizzatori dei social network, che la privacy è un diritto fondamentale oggi riconosciuto dall’ordinamento giuridico di tutti i Paesi europei e delle principali nazioni del mondo. In un certo senso la privacy è lo strumento attraverso il quale ognuno di noi può disegnare un confine tra se stesso e gli altri. Ma non solo. Tutti, ma soprattutto gli adolescenti, devono comprendere che l’utilizzo dei social network deve essere fatto responsabilmente pensando alle conseguenze delle azioni che facciamo in rete. Perché, in buona sostanza, tutto ciò che viene fatto sui social difficilmente verrà cancellato e ne resterà sempre traccia.Impariamo tutti a non confondere la vita reale con il mondo virtuale e a crearne un netto confine.