Quando mi hanno comunicato che per l’intervento avremmo avuto a disposizione solo 8 minuti ho realizzato che sarebbero stati gli ultimi 8 minuti da segretario generale della Campania ad un Congresso Nazionale per i motivi, a tutti noti, dei limiti statutari relativi all’età anagrafica. E quindi, con la consapevolezza dell’ultima occasione, ho riflettuto a lungo su come dovessi articolare il mio breve intervento. Avrei potuto parlare dei problemi della mia regione, ma mi sarebbero occorsi 800 minuti e non 8, potevo commentare la relazione di Claudio, ma vivaddio, lo stesso Claudio mi ha assolto da questo compito avendo prodotto una relazione che ha spaziato in tutti gli angoli del nostro mondo con una precisione tale da far diventare superfluo ogni commento, allora ho deciso di affrontare i tre titoli in bella mostra alle spalle dei relatori. “Zero morti sul Lavoro”, “Ridare dignità…”, “Uiltrasporti”.

La sicurezza sul lavoro, tema molto sentito da noi della UIL, ha avuto un’accelerazione enorme grazie all’impegno con il quale il nostro Segretario Generale Bombardieri ha affrontato tale tema, coniando un titolo che è diventato uno slogan utilizzato in tutto il continente europeo. Una campagna fatta di denunce e di proposte riprese ed anche caldeggiate non solo dai massimi esponenti politici come Mario Draghi o Mattarella ma anche, addirittura, dal Santo Padre che ci ha invitato a proseguire su questa strada. Credo, però, che qualche responsabilità sulla mancata prevenzione degli infortuni sul lavoro sia da ascrivere anche ai Lavoratori e, se ciò è vero, il Sindacato deve fare una seria riflessione sulle proprie colpe, iniziando ad ammettere che i propri RLS non sempre sono formati per svolgere un ruolo così importante. Il rimedio sta nella formazione continua che va offerta a chi deve a sua volta informare i Lavoratori sui rischi che si corrono non applicando le regole. Proprio per questo in Campania abbiamo voluto organizzare un corso dedicato agli RLS con la collaborazione dell’INAIL regionale. Un corso i cui costi sono stati sostenuti dalla Segreteria Nazionale tramite la nostra società appositamente costruita per la formazione, Trassistema. Una formazione che è molto piaciuta ai nostri RLS che hanno ammesso di aver ricevuto nozioni fino allora sconosciute, ricevendo alla fine un attestato di partecipazione dalle mani del Direttore Regionale dell’Inail Campania in una cerimonia alla quale ha voluto esserci anche PierPaolo Bombardieri che, con la sua presenza, ha testimoniato che questa è la strada giusta per dare seguito alle nostre denunce che non devono rimanere fine a sé stesse.

Il secondo tema che voglio toccare in questi brevi 8 minuti è relativo al titolo del nostro congresso, “Ridare dignità al Paese, alle Persone al Lavoro” e per fare questo riporterò uno stralcio della mia relazione al Congresso Regionale della Campania.

“Sempre più numerosi sono le Lavoratrici ed i Lavoratori del settore appalti che rappresentiamo in questo settore e sempre di più sentiamo storie che non vorremmo ascoltare. Multiservizi, appalti ferroviari, appalti TPL. Lavoratrici e Lavoratori uniti da un unico comune denominatore, precarietà, diritti negati, pessima retribuzione. Credo che sia giunto il momento di fare una seria riflessione sul mondo degli appalti le cui conclusioni devono sviluppare la linea politica che la nostra Organizzazione deve adottare per portare dignità a queste persone, già, per me loro sono l’emblema del nostro slogan congressuale, ridare dignità al Paese, al Lavoro, alle Persone e se non iniziamo da loro con chi potremmo farlo? Ma quali sono in prevalenza le attività affidate in appalto? Perché le aziende ricorrono agli appalti? E questa è una scelta economica? Credo che per affrontare il tema bisogna partire da queste tre domande alle quali proveremo a dare una nostra sintetica risposta. Le attività date in appalto ormai sono essenziali per l’azienda committente, pensiamo a quelle di pulizia negli ospedali oppure a quelle che garantiscono le manutenzioni, le pulizie sui treni, sugli autobus, nelle mense, sugli uffici. Senza queste attività si bloccherebbe tutto, quindi possiamo affermare con assoluta certezza che si tratta di attività indispensabili. E se sono tali perché non dovrebbero essere internalizzate in azienda con la rispettiva manodopera evitando i filtri delle società che prendono gli appalti? Qual è l’interesse di un’azienda committente a ricorrere ad un appalto se quelle lavorazioni dovranno per sempre essere svolte, perché non stabilizzare Lavoratrici e Lavoratori che senza l’aggravio delle ditte appaltanti sarebbero ancora più economici? Forse la risposta a questa domanda va ricercata nel fatto che per fare le attività considerate di manovalanza le aziende preferiscono che il lavoro sporco sia fatto da altri, sicuramente sarebbe più difficile imporre orari impossibili, contratti a ribasso, minimi livelli di sicurezza a Lavoratrici e Lavoratori facenti parte dell’organico aziendale e rappresentati da un unico CCNL di categoria, più semplice affidarlo ad altri che a discapito delle Lavoratrici e dei Lavoratori aumentano produttività a dismisura infischiandosene di welfare e sicurezza. Quindi la scelta di affidarsi ad un appalto non è economica, ma di sistema, un sistema che il Sindacato deve iniziare a pensare di mettere al bando.

Anche perché queste Lavoratrici e questi Lavoratori sono eternamente precari anche se assunti a tempo indeterminato. Infatti, la durata troppo breve di un contratto di appalto fa sì che ad ogni gara ci siano offerte al ribasso che per essere poi mantenute costringono chi si aggiudica l’appalto ad incidere sull’unico elemento variabile che è il costo del lavoro ed allora assistiamo sempre più frequentemente ad un ribasso delle ore lavorate che significano più produttività ma meno salario, ad un aumento degli ammortizzatori sociali che non solo incidono sulle Lavoratrici e sui Lavoratori ma che aggravano anche le spese della comunità e purtroppo ad aperture di procedure di licenziamento collettivo che alle nostre latitudini generano drammi in intere famiglie.

Ci vuole una svolta, un salto culturale che a partire dalla nostra Organizzazione coinvolga anche le altre forze sindacali per aprire un dibattito nel Paese utile a mettere fine a questo ignobile precariato malcelato. Se vogliamo veramente mettere la “Persona” al centro per ridare dignità iniziamo da loro e facciamolo in modo convinto, gridando a tutti che è venuto il momento di fare a meno degli appalti iniziando ad internalizzare le Lavoratrici e i Lavoratori per le attività essenziali in azienda. Lasciare le cose così come sono significa essere complici di un caporalato indegno per il grado di civiltà della nostra nazione.”

Ultimo “titolo”, la Uiltrasporti, con una premessa per sgombrare l’idea che le cose che sto per dire siano dette per piaggeria, tutt’altro, la consapevolezza degli ultimi “8 Minuti” mi danno la piacevole possibilità di dire tutto ciò che sento senza dovermi preoccupare delle conseguenze.

Potrei sintetizzare quel che penso della Uiltrasporti con l’immagine iconica, proiettata nel filmato iniziale, di un’Italia frazionata e ricomposta rimettendo insieme le regioni, lo stesso lavoro fatto dalla Segreteria Nazionale. La vera difficoltà però è tenerle saldamente insieme le regioni e questo riesce solo se il collante è buono. Nella fattispecie, secondo me, il collante è la comunicazione che la Segreteria Nazionale ha sviluppato in questi anni e, siccome il segmento più importante della comunicazione è l’ascolto, possiamo affermare senza ombra di dubbio che questa è una qualità che non manca. E sulla capacità di ascolto, pur avendo già sforato i fatidici 8 minuti, voglio portare una testimonianza che il diretto interessato non vi dirà mai. Ho la fortuna di essere nato a Napoli, patria di famosissimi autori, attori, cantanti ed anche di filosofi. L’ultimo filosofo napoletano scomparso recentemente è stato Luciano De Crescenzo, lui amava distinguere le persone sempre in due categorie, gli uomini di libertà o gli uomini d’amore, quelli che facevano la doccia o quelli che facevano il bagno nella vasca, quelli che mangiavano il pandoro o quelli che preferivano il panettone. Io, influenzato dal pensiero di De Crescenziano, divido i sindacalisti tra coloro che ascoltano e quelli che non ascoltano, preferendo i primi chiaramente. Capita a volte che l’abitudine ad indossare giacca e cravatta per confrontarsi con qualche politico o qualche amministratore faccia sviluppare quell’ego che ti impedisce di ascoltare un Lavoratore che ti parla dei suoi problemi che a te sembrano quisquilie; bene quello è il momento in cui stai perdendo la capacità di ascolto. Io, però, ho una fortuna e quando mi rendo conto che ciò mi sta succedendo mi tocco i calli che ho nelle mani e subito ricordo di essere un lavoratore prestato al Sindacato perché quel Lavoratore che ho di fronte ha deciso che sia io a rappresentarlo, allora, come per magia, ridiscendo con i piedi sulla terra e ricomincio ad ascoltare.

Quest’anno ho avuto il piacere di frequentare Claudio Tarlazzi anche in momenti ludici, come andare a vedere una partita del suo Milan che giocava contro il mio Napoli e sconfiggerlo a San Siro o come il pranzare o cenare insieme senza necessariamente parlare di lavoro. Bene, proprio in una di quelle occasioni Claudio mi ha parlato del suo passato, di quando da giovane ha fatto il fabbro o di quando su un bobcat si faceva spazio nelle stive delle navi ed a testimonianza di ciò mi fece vedere i calli che anche lui aveva sui palmi. Fu allora che capii che se la Uiltrasporti di oggi è una organizzazione coesa da Bolzano a Trapani il merito è di quel callo che sviluppa l’ascolto, perché chi si sente ascoltato si sente coinvolto e tende a dare sempre di più. Questa è la strada, non ci resta che continuare a percorrerla nell’interesse delle donne e degli uomini che ci hanno affidato il loro destino, consapevoli che la responsabilità alla quale siamo chiamati è grande come è grande la convinzione di essere parte attiva di un’Organizzazione Sindacale che continuerà a scrivere la storia di questo Paese. Viva la Uil, viva la Uiltrasporti.