Chiaiano, periferia nord di Napoli, quartiere difficile e teatro, da sempre, di sanguinose faide camorristiche. Ed è qui che in questi giorni i riflettori sono puntati su di una costruzione abusiva che deve essere abbattuta. Fin qui sembra il racconto di una storia ordinaria in un’area in cui l’abusivismo privato è stato ed è, tutt’oggi, una piaga. E invece questa è una vicenda al limite del paradossale perché a dover essere abbattuta è una scuola costruita dal Comune. Incredibilmente, stavolta, è lo Stato ad essere nell’illegalità. La storia ha inizio nel 2002 quando il Comune di Napoli, guidato dall’allora Sindaco Rosa Russo Iervolino, per garantire un nuovo istituto scolastico alla periferia nord di Napoli, progetta e realizza, con l’avallo del Ministero dell’Istruzione nel 2004, una scuola dell’infanzia. Un’operazione costata più di 1,5 milioni di euro. Purtroppo l’area scelta, la Selva di Chiaiano, era vincolata dal 1997, in quanto Parco metropolitano delle Colline, una delle poche zone verdi rimaste.  L’amministrazione comunale, tuttavia, se ne accorse a lavori ormai completati, nel 2010, scoprendo che sarebbero servite le autorizzazioni della Soprintendenza, ovviamente assenti.

Ma come è stato possibile avviare i lavori senza raccogliere le necessarie autorizzazioni? Purtroppo, ancora oggi, non è possibile dare una risposta a questo interrogativo che resta un mistero.

Il punto è che, da allora, una scuola che avrebbe dovuto ospitare 400 bambini, dando un forte segnale di presenza e presidio dello Stato in una periferia così problematica, è rimasta abbandonata e mai utilizzata. Eppure, la vera assurdità di questa vicenda si è palesata proprio in questi giorni in cui il Soprintendente, Luigi La Rocca, ha firmato il verbale con cui si chiede l’abbattimento definitivo dell’edificio. In disparte l’illogicità di tutto questo, ne viene fuori la dimostrazione di quanto sia grave la mancanza di pianificazione e strategia urbanistica nel nostro contesto cittadino. Ma non solo. Traspare in modo eclatante la mala gestio di soldi pubblici perché, senza considerare quelli già spesi per la costruzione, è evidente che l’abbattimento ne richiederà altri tra smaltimento e le relative operazioni. A questo punto non resta che sperare nel pragmatismo e, soprattutto, nel buonsenso delle decisioni politiche che verranno prese dall’amministrazione cittadina.

Ci si augura, per l’appunto, che, sempre nel rispetto delle regole e della legge, si scelga di perseguire l’interesse pubblico evitando l’abbattimento dell’edificio e acquisendo il bene al patrimonio comunale, regalando al territorio un “nuovo” edificio scolastico. D’altro canto, soltanto facendo l’interesse della collettività è forse possibile evitare tutte quelle irregolarità che costituiscano sintomo di mal funzionamento della Pubblica Amministrazione, la cosiddetta “maladministration”. E in questo caso è possibile farlo partendo proprio da una scuola, dalla cultura dei nostri figli, perché è con la cultura che si arricchisce lo spirito, si raggiunge la libertà morale ma, soprattutto, ci si impossessa di un’indispensabile bussola per orientarsi nella difficile quotidianità dei nostri giorni.