Ci si aspetta sempre qualcosa di importante da un Sindacato. Si aspetta tutela, giustizia. Si cerca protezione. Diritti. Che quei sacrosanti diritti vengano rispettati. Abbiamo seguito vertenze importanti negli ultimi anni, siamo stati impegnati in negoziati difficili, in trattative estenuanti, siamo stati in prima linea, reggendo striscioni e sventolando bandiere in capo ai nostri cortei, fuori i portoni delle sedi istituzionali, nelle piazze, ai cancelli delle aziende, con la pioggia, con il sole, tirando fuori tutta la voce possibile, sino allo stremo delle forze. Rivendicando i diritti delle Lavoratrici e dei Lavoratori, a volte urlando per essere ascoltati, cercando soluzioni nuove, profondendo energie, credendo in quello che si fa, arrivando anche a momenti di scontro e conflitto davvero alto. Ci vuole coraggio che non deve mai mancare per portare avanti le proprie idee nell’interesse delle persone che si rappresentano. È dura la vita di un mediatore, anche se spesso la si sottovaluta. Soprattutto in tempi di crisi, quando nella pancia preme qualcosa e dalla testa rischiano di scoppiare risposte imprecise e pretestuose. Soprattutto quando il mondo che ci circonda, fatto di tanti social e cattiva informazione, genera numerosi leoni da tastiera ma nessun combattente pronto a metterci la faccia e a scendere in campo. Perché è facile dire “si poteva fare di più” a chi sta sul fronte e deve strappare il miglior accordo possibile per i Lavoratori, in situazioni di conflitto che difficilmente soddisfano le aspettative delle parti, quando addirittura si rischia che il dibattito perda la possibilità di risolvere i veri problemi. Conquistare la fiducia e la stima degli altri ma soprattutto, poi, conservarle e non perderle. Fare scelte radicali, a volte dolorose ma necessarie, che spesso non vengono da subito comprese ma che risultano indispensabili per intraprendere strade nuove e praticabili che portino ai veri cambiamenti. Non è un protagonismo da talk show, questo lo lasciamo ad altri, ma è lo spirito pragmatico che ci contraddistingue e che occorre per ispirarsi ai valori della miglior tradizione sindacale nell’ottica del continuo cambiamento che la realtà impone.

Di quel conflitto non abbiamo paura; è complicato, pericoloso, è vero, si rischia una escalation di discussioni che possono poi generare innumerevoli problemi, ma la rivendicazione di un diritto e la salvaguardia del mondo del Lavoro è ciò che ci compete, è la nostra responsabilità. E non ci sottraiamo mai alle nostre responsabilità nella condivisione dei veri valori, della rappresentanza, delle soluzioni. Siamo persone che cercano “accordi” nell’interesse di chi si rappresenta, perché siamo profondamente convinti e umanamente consapevoli che questa sia la strada giusta da percorrere, nonostante i giudizi, nonostante le critiche, nonostante il dissenso perché non siamo abituati a scendere a patti con i nostri valori, i patti li facciamo per salvaguardare quei valori, ad ogni costo. Motivazione, pazienza, perseveranza, competenza. Sono queste le doti che facciamo nostre e a cui auspichiamo. Non ci sentiamo paladini della giustizia ma siamo persone che hanno deciso di fare del proprio lavoro una missione, con passione, devozione, sacrificio a favore di coloro che voce non ne hanno: quando la causa è così alta, merita di essere servita, anche se i sacrifici in ballo sono enormi. E se ci interroghiamo sulle nostre scelte, se facciamo ammenda dei nostri errori, è perché ci piace crescere, trovare energie nuove, decidere, agire, rinnovarci, dimostrare con i fatti la capacità di cambiare e di aprirsi a scenari fatti di sana democrazia dove il mondo del lavoro può finalmente riconquistare la sua dignità. Ci faremo carico delle nostre responsabilità così come ci auguriamo che lo facciano anche gli altri attori, coloro che in questi anni sono stati avvantaggiati da una politica ingiusta e iniqua, un governo che non è più interlocutore ma che compie scelte scellerate a danno delle politiche sociali, fiscali, economiche e del lavoro. Quando il Paese si troverà davvero a far fronte ai risultati di queste scelte dissennate ognuno scenderà in campo per le proprie responsabilità.

Noi ci saremo, come ci siamo sempre stati. Perché non vogliamo e rifiutiamo categoricamente un modello di sindacato circoscritto alla volontà dei singoli, siamo la Uiltrasporti, un Sindacato che punta sui valori e sulle persone, fatto di Donne e Uomini che amano fare ciò che fanno, con le loro idee e le loro proposte che sono patrimonio di tutta la UIL, di tutte le persone che ne fanno parte. Pietro Carmina, il professore di storia e filosofia morto recentemente nel crollo dell’esplosione della palazzina in cui abitava, dedicò, nell’andare in pensione, una lettera ai propri studenti nella quale c’è un pensiero che ci piace estrapolare adattandolo al nostro mondo che dice: “…usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente…” poche righe che sintetizzano quello che dovrebbe essere l’essenza del sindacalista, parole che ci riportano alla memoria una grande figura del mondo sindacale scomparso da poco, uno dei Padri costituenti della UIL, Lallo Benevento , che, rivolto alle controparti politiche, diceva: “ c’eravamo quando voi non c’eravate e ci saremo quando voi non ci sarete più”.