Quello di dicembre sarà un mese di lunghe discussioni sul tema della riforma delle pensioni e l’anno 2022 rappresenterà solo un anno di transizione in attesa di quella che dovrebbe essere la vera e propria riforma delle pensioni, anche se parziale, per la quale i primi tavoli di confronto verranno avviati a breve con la contestuale convocazione delle Organizzazioni Sindacali.  La linea tracciata da Draghi non fa ben sperare e appare ormai chiara: bisognerà attendere ancora altro tempo, il Governo non riesce a dare risposte concrete e certe alle richieste dei lavoratori a partire dalle misure sulle pensioni che costringono gli stessi ad uscite sempre più lontane nel tempo, non si prevede un allargamento adeguato dei lavori usuranti e non si garantiscono prospettive alle nuove generazioni. È chiaro che nella manovra economica risultano esserci temi di estrema importanza come l’avvio della riforma degli ammortizzatori, nuove risorse per i contratti pubblici e l’aumento della spesa per la sanità pubblica, ma sulle pensioni ancora nulla di certo, la revisione del sistema previdenziale italiano appare ancora una grande utopia. Una cosa è certa: per il 2022 il Governo introdurrà la Quota 102  misura che durerebbe solamente 12 mesi, rinnoverà per un altro anno l’Opzione Donna e prorogherà l’APE Sociale (con ampliamento della platea dei beneficiari che rientrano nella categoria dei lavori gravosi).  

La Quota 102, in sostanza, aumenterebbe di due anni il requisito di età previsto per l’accesso alla pensione anticipata con il sistema delle quote, mentre resterebbero invariati gli anni di contribuzione richiesti. Si potrà quindi andare in pensione a 64 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi. Per i lavoratori insomma si tratterebbe di una strada poco vantaggiosa anche perché comporterebbe un taglio dell’assegno di non poco conto. La nuova misura prevede inoltre uno scivolo di pensione per i dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni. Per consentire questo scivolo pensionistico, il Ministero dello Sviluppo Economico ha istituito un fondo di circa 200 milioni che dovrà essere speso dal 2022 al 2024. La misura dovrebbe entrare in vigore nei primi giorni di marzo 2022, circa sessanta giorni dalla entrata in vigore della Legge di Bilancio.

Bisognerebbe puntare sulla flessibilità in uscita a prescindere dall’età anagrafica con 41 anni contributivi, puntare sulla pensione di garanzia per i giovani e su una maggiore valorizzazione del lavoro ai fini previdenziali soprattutto per le donne. Lo schema di Quota 102 non è proprio quindi ciò a cui si auspicava, non vi è alcuna flessibilità a favore di una platea vasta di potenziali beneficiari e diciamo la verità, non si possono approvare proposte con requisiti al ribasso, i lavoratori meritano di più, sarebbe invece necessario introdurre subito una vera flessibilità di accesso alla pensione.

Le proposte avanzate ormai da tempo dalla piattaforma chiedono di garantire dal 2022 una pensione anticipata diffusa a partire dai 62 anni di età, “utilizzando l’ottimo lavoro svolto dalla commissione istituzionale sui lavori gravosi”. Ma ancora persistono vincoli dettati dalle esigenze di bilancio ed è evidente che le ultime proposte di area governativa restano distanti dalle richieste dei Sindacati. È indispensabile trovare una soluzione condivisa nel breve tempo per evitare che lo scontro possa acuirsi ma soprattutto nell’interesse dei lavoratori, affinché siano loro i beneficiari di un sistema pensionistico efficace e giusto per il nostro Paese; sul piano internazionale, purtroppo, il nostro sistema risulta ancora tra i meno sostenibili. E con il Recovery Fund, gli stanziamenti di Bruxelles sono legati proprio alle riforme per migliorare i conti pubblici e il potenziale di crescita dell’economia italiana. Non resta che attendere che il Governo si decida a convocare quanto prima le Organizzazioni Sindacali altrimenti il rischio è davvero alto: che non vi sia materialmente il tempo per poter pensare ad una riforma pensioni che sia operativa e la migliore per tutti, in termini soprattutto di equità.