Il prossimo 8 novembre sarà sciopero nazionale dei servizi ambientali per il rinnovo del Ccnl. Si tratta di un esito che il Sindacato ha tentato di scongiurare in ogni modo, ma che l’ostinazione delle controparti ha reso inevitabile.

Utilitalia, Fise Assoambiente e le altre Associazioni di imprese presenti al tavolo delle trattative, infatti, hanno ostinatamente sostenuto una visione del comparto ormai superata dalla storia. La ricetta delle imprese è sempre la stessa: ridurre il costo del lavoro alleggerendo le buste paga e riducendo gli investimenti in tecnologia per la sicurezza, inseguire il miraggio di una flessibilità senza regole, aumentare la precarietà del lavoro, marginalizzare le rappresentanze dei lavoratori, limitare la tutela dei diritti e indebolire la legittimità dello strumento contrattuale. Il Sindacato chiede più investimenti per la sicurezza sul lavoro, per migliorare la formazione e gli investimenti in tecnologie che prevengano e riducano i rischi professionali, un sistema di relazioni sindacali più inclusivo che consenta ai lavoratori un ruolo più attivo e partecipe nella determinazione delle scelte organizzative, un rafforzamento della contrattazione aziendale che aiuti a coniugare al meglio le esigenze di produttività delle imprese e la valorizzazione, anche economica, del contributo apportato dai lavoratori. Ultima, ma non meno importante, la rivendicazione di un dignitoso e sostenibile aumento degli stipendi.

Più che una distanza tra rivendicazioni diverse, sembra di assistere ad un confronto tra mentalità lontanissime fra loro. Da una parte il Sindacato che sostiene lo sviluppo industriale del comparto e punta a favorire l’ingresso nelle imprese di forze giovani, con livelli di specializzazione adeguati a soddisfare l’esigenza di professionalità necessarie, perché tali dovrebbero essere dentro un comparto in cui l’impiantistica per il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti assume un ruolo sempre più strategico ed economicamente rilevante. Dall’altra associazioni di imprese che vorrebbero restare in un mondo di braccia e carrette e cercano di aumentare i loro profitti ricorrendo ad un lavoro sempre più povero e dequalificato. Imprese che vorrebbero aumentare a dismisura il numero di precari e part time, che puntano a smantellare il sistema degli orari e vorrebbero ridurre i lavoratori del comparto ad una specie di supermercato della forza lavoro, da utilizzare praticamente a chiamata per risparmiare sugli straordinari senza integrare organici sempre più esigui ed anziani. Imprese che, spesso, mal sopportano il ruolo del Sindacato e considerano i diritti dei lavoratori come un freno alla ricerca del massimo massimo profitto nella riduzione degli investimenti e del costo del lavoro.

Si tratta di tensioni che già si manifestano, in maniera più o meno palese, in diverse imprese presenti anche sul nostro territorio. Asia Napoli è, da questo punto di vista, un esempio lampante.

Con la vertenza aperta dalla UilTrasporti e dalle altre organizzazioni che a livello nazionale stipulano il Ccnl, il Sindacato ha denunciato contraddizioni evidenti. Sono anni che l’azienda di proprietà del Comune di Napoli tenta di marginalizzare il Sindacato. Non si contano i tentativi di alimentare divisioni e conflittualità tra le RSU e le Segreterie territoriali di cui sono espressione. L’insofferenza per qualsiasi forma di relazione con il Sindacato ha indotto Asia Napoli ad ignorare sistematicamente le norme contrattuali sulle relazioni tra le parti, arrivando a considerare superflua persino l’informazione preventiva sui temi indicati dall’articolo 1 del Ccnl. L’ultimo esempio risale a poche settimane fa. L’azienda, con involontario ma eloquente umorismo, tentò di convocare i Sindacati per un’informativa sulle procedure per il Green Pass affisse da tempo nelle bacheche dei luoghi di lavoro!

L’altissima partecipazione allo sciopero dell’11 ottobre 2021, poche settimane fa, ha ben confermato che i lavoratori condividono una mobilitazione che punta a raggiungere obiettivi in perfetta sintonia con la mobilitazione nazionale per il Contratto.

Il Sindacato in Asia Napoli ha posto in maniera forte il tema della sicurezza e dell’igiene del lavoro, denunciando la chiusura di diverse sedi operative sul territorio per gravi carenze ritardi di indispensabili interventi di manutenzione, l’attribuzione di carichi di lavoro molto pesanti a lavoratori anziani e già provati da decenni di raccolte fisicamente gravose, un parco automezzi ormai vetusto e con caratteristiche tecniche che non sempre favoriscono la riduzione dei rischi professionali e l’efficacia delle attività di raccolta e spazzamento. Il Sindacato chiede di risolvere definitivamente il problema delle gravi carenze di organico. Perché Asia Napoli, che ha dato al problema una risposta men che parziale ottemperando all’obbligo regionale di inserire nei suoi organici una parte dei lavoratori dei Consorzi di Bacino, non può pensare di pescare in quella platea qualche altra decina di lavoratori a basso costo e bassa professionalità, per poi ricorrere ad un esercito di precari da utilizzare in mansioni elementari ed a cui riconoscere paga bassissime. Le centinaia di lavoratori andati in pensione negli ultimi anni devono essere sostituite in maniera definitiva, l’azienda non può addossare a lavoratori anziani e con diffuse limitazioni fisiche carichi di lavoro insostenibili per colmare carenze di personale e problemi organizzativi. Asia Napoli deve concordare con il Comune proprietario ed attivare subito un piano di assunzioni a tempo indeterminato, con procedure di selezione pubbliche e trasparenti come prescritto dalla legge, per inserire nei suoi organici forze fresche e professionalità adeguate a sostenere la complessità dei servizi resi alla città, dallo spazzamento delle strade alle raccolte differenziate, dalla manutenzione di sedi operative, automezzi ed attrezzature, alla gestione di attività amministrative complesse.

Asia Napoli deve guardare alla classificazione del personale come ad un’opportunità per far crescere competenze e professionalità già presenti e sottoutilizzate, a partire dal personale degli uffici direzionali talvolta inquadrato in livelli sottodimensionati persino rispetto alle mansioni effettivamente svolte.

Asia Napoli deve, soprattutto, restituire ai lavoratori il rispetto negato da troppi anni, accettando di confrontarsi con il Sindacato dentro un sistema di relazioni corretto, adeguato alla realtà di un’azienda che impiega circa duemila lavoratori in un ampio portafoglio di mansioni ed attività. Perché devono finire discriminazioni insopportabili, come la negazione dei compensi di produttività ad una parte lavoratori, mentre a tutti vengono imposte pesanti prestazioni supplementari per nascondere le carenze di personale sotto il tappeto degli straordinari, o il continuo ricorso ad un contenzioso disciplinare squilibrato in cui il lavoratore deve avere torto a prescindere.

Lo sciopero dell’8 novembre in Asia Napoli ha un doppio significato. Difendere il Ccnl, insieme a tutti i lavoratori del comparto in Italia, con un rinnovo che rafforzi tutele e buste paga in una logica di apertura al futuro del comparto. Difendere l’applicazione del Contratto collettivo in un’azienda che ha tentato di strumentalizzarlo con una gestione unilaterale ed aggressiva verso i lavoratori.

L’11 ottobre i lavoratori di Asia Napoli hanno difeso i loro diritti aderendo in massa allo sciopero proclamato dalla UilTrasporti e dalle altre Organizzazioni Sindacali. Rivolgiamo ai colleghi di Asia Napoli un accorato appello affinché lo sciopero nazionale dell’8 novembre abbia un successo ancora più grande e veda una partecipazione ancora più consapevole. I lavoratori dell’igiene ambientale in tutta Italia sono chiamati ad uno sforzo importante per sostenere un rinnovo contrattuale all’altezza delle loro aspettative e delle esigenze del comparto, ma in aziende come Asia Napoli hanno un compito in più: ricordare a tutti che il miglior modo per difendere il Ccnl è quello di applicarlo integralmente.