Dal 2000, in base alla famosa Legge Berlinguer, le scuole cosiddette “paritarie”, per la maggior parte istituti cattolici, sono entrate a far parte a tutti gli effetti del sistema pubblico di istruzione. È innegabile il loro ruolo educativo e sociale che, in buona sostanza, si traduce anche in un risparmio per lo Stato che altrimenti dovrebbe farsi carico di una sostanziosa fetta di studenti, oltre 800mila in tutto il Paese.

Il discorso vale soprattutto per il segmento 0-10 anni, asili, scuole dell’infanzia e primarie, per il quale la scuola pubblica non sempre riesce a farsi carico del fabbisogno e a garantire determinati servizi, e, pertanto, oltre mezzo milione di bambini è affidato a scuole paritarie. Tuttavia, nel tempo, si è assistito ad un lento declino di questi istituti che, probabilmente, anche a causa della crisi economica, hanno visto diminuire il numero degli iscritti. In questo quadro si è inserita l’emergenza Coronavirus, in cui le scuole paritarie hanno avuto gli stessi problemi didattici di quelle statali e in più anche quelli economici. Molte di queste scuole sono state costrette dalla crisi ad alzare bandiera bianca.

È questo il destino che si stava delineando per alcuni istituti paritari partenopei.

Tuttavia l’intervento tempestivo di investimenti e l’intuizione di dover rinnovare il progetto formativo senza dimenticare il passato ha reso possibile il rilancio di due storici istituti napoletani. Lo scorso 15 settembre è stato inaugurato l’inizio dell’anno scolastico presso l’Istituto Scuole Pie Napoletane. Un nuovo inizio che, nel solco della tradizione, tende lo sguardo verso il cambiamento. L’Istituto, fondato dai Padri Scolopi nel 1954, da quest’anno è affidato a “La Compagnia dei Figliuoli”, associazione senza scopo di lucro, che già da due anni, grazie alla Fondazione Grimaldi e agli ex alunni della scuola, è artefice del rilancio del “Nuovo Bianchi” di Montesanto, altro storico istituto cattolico della città. Due antichi istituiti sorti in quartieri popolari e comunque difficili della città; un unico obiettivo, invece, quello portato avanti negli anni dai padri Barnabiti del Bianchi e dagli Scolopi delle Scuole Pie: promuovere e sviluppare la famiglia come luogo di crescita per l’infanzia. Ma non solo. Nel solco del percorso iniziato dai padri Scolopi, dal 1926 a Napoli, con l’intento di assicurare a tutti un’istruzione libera come ha dichiarato Carmine Esposito, presidente della Compagnia dei Figliuoli “l’Associazione è nata per dare parità di accesso ad una istruzione dagli standard elevati, promuovendo al contempo l’educazione civica, il rispetto dell’ambiente, la convivenza tra famiglie di diverso background e quartiere. Un progetto nato dalla passione e dall’amore verso i valori e verso la tradizione di istituti scolastici storici in un contesto difficile come quello della città di Napoli”.

Inoltre, come dichiarato sempre da Esposito, durante la cerimonia d’apertura dell’anno scolastico, tenutasi nel cortile delle Scuole Pie, i punti di forza del nuovo piano formativo proposto saranno: utilizzo di attrezzature multimediali, bilinguismo e particolare attenzione all’ambiente e all’educazione civica anche attraverso una collaborazione con l’Associazione Mare Vivo. Senza dimenticare che l’Istituto, in un contesto ancora post pandemico, ha adottato, oltre al protocollo del Governo, il protocollo “Scuola Sicura: Zero Virus”: le aule saranno disinfettate a fine di ogni attività e almeno 3 volte durante il giorno, con il trattamento delle superfici con innovativi materiali, detergenti e disinfettanti nanotecnologici. Un percorso sicuramente non facile di rilancio, quello che aspetta l’Associazione e l’Istituto, tuttavia, l’impegno e la totale dedizione dimostrata lasciano sperare che la strada sarà in discesa. Del resto educare i nostri bambini è uno dei compiti più difficili che la società deve assolvere e, così come ricordato dalla Prof.ssa Angela Procaccini, Dirigente Scolastico del “Nuovo Bianchi”, citando l’ultimo verso di una poesia di Danilo Dolci: “Ciascuno cresce solo se sognato”.  È necessario, cioè, immaginare gli altri come ora non sono ed il maestro deve avere la ferma convinzione che è possibile cambiare la realtà e deve poter immaginare il “non ancora” dei suoi allievi. Solo la capacità di guardare in prospettiva, “sognando” ciò che l’altro potrebbe diventare ed essere, fa di quell’altro pienamente un essere umano.

Ed è questo il compito paziente, e spesso ingrato, dell’educazione.