No alle privatizzazioni selvagge, no alla frammentazione del ciclo dei rifiuti e della gestione di tanti servizi strategici per il cittadino. Partendo da queste parole d’ordine la UilTrasporti, insieme ad altre sigle di categoria, ha proclamato lo sciopero nazionale del 30 giugno 2021, quando i lavoratori dell’igiene ambientale di tutta Italia sono stati chiamati alla mobilitazione per protestare contro l’art.177 del Codice degli Appalti (D.lgs. 50/2016).

In base a quella norma, entro il 1° gennaio 2022, le aziende pubbliche concessionarie di servizi dovranno esternalizzare, brutto termine che può essere tradotto con “consegnare ai privati”, l’80% delle loro attività. Una norma che può colpire non soltanto il comparto dell’igiene ambientale, ma anche, ad esempio, quelli della distribuzione idrica e elettrica. Per questo la mobilitazione dei lavoratori è stata trasversale a più comparti ed è stata indetta dalla UilTrasporti insieme alla UilTec ed alle analoghe categorie di Cgil e Cisl.

La UilTrasporti Campania ha sostenuto la mobilitazione nell’igiene ambientale, contribuendo alla riuscita di uno sciopero che in Asia Napoli ha visto punte di adesione vicine al 90%, con un’adesione media che si è avvicinata al 70%. Segnali di una consapevolezza che i lavoratori hanno dimostrato anche in diverse realtà della provincia di Napoli. Presidi dei lavoratori sono stati organizzati dalla UilTrasporti e dalle altre Organizzazioni Sindacali presso le Prefetture di diverse città, a cominciare da Napoli dove in Piazza del Plebiscito si sono radunati circa duecento, tra lavoratrici e lavoratori dei diversi comparti in sciopero.

Come le delegazioni sindacali hanno spiegato anche ai rappresentanti dei Prefetti, i Sindacati non sono contro le imprese, ma rifiutano logiche di privatizzazione selvaggia che potrebbero mettere a rischio la tenuta di servizi strategici per i cittadini. Se l’igiene ambientale o la distribuzione idrica fossero piegate alla logica delle gare al massimo ribasso, si correrebbe il rischio di puntare al contenimento dei costi anche a scapito della qualità dei servizi, con i disagi dei cittadini meno importanti dell’utile d’impresa. Il passaggio della gestione dalle grandi aziende pubbliche ad una miriade di imprese di medie e piccole dimensioni, inoltre, favorirebbe fenomeni di frammentazione che renderebbero impossibili pianificazioni di tipo industriale ed il contenimento dei costi mediante il ricorso alle economie di scala. Senza dimenticare, soprattutto nel Mezzogiorno, il rischio che un mercato senza regole possa essere condizionato da imprese vicine al crimine organizzato.

L’esternalizzazione forzata di servizi così importanti porterebbe, come inevitabile conseguenza, una maggiore instabilità di interi comparti strategici per l’economia del Paese e per tutti i cittadini. Sono rischi analoghi a quelli che corrono direttamente i lavoratori. Esternalizzare l’80% delle attività significherebbe trasferire migliaia di lavoratori da grandi aziende pubbliche ad una miriade di imprese private. Appaiono grandi, in uno scenario di questo tipo, le incertezze sulla corretta applicazione delle clausole sociali, sulla successiva stabilità occupazionale e più in generale sulle condizioni materiali del lavoro. Troppo spesso accade, soprattutto nel mondo degli appalti, che imprese in malafede puntino a massimizzare i loro utili comprimendo il costo del lavoro e quelli per la sicurezza. Anche per questo, il 30 giugno, tanti lavoratori di Asia Napoli e di molte altre imprese sono scesi in piazza. Per difendere la stabilità del posto di lavoro ed il diritto ad operare nel rispetto delle norme sulla sicurezza e dei CCNL di categoria.

L’art.177 del Codice degli Appalti deve essere cambiato, per difendere le grandi aziende pubbliche dell’ambiente e di tanti altri servizi al cittadino. Il 30 giugno 2021 lo hanno chiesto a gran voce i lavoratori scesi in tante piazze d’Italia. Lo chiedono con altrettanta determinazione le Segreterie nazionali della UilTrasporti, della UilTec, della Fp e della Filtcem Cgil, della Fit e della Flaei della Cisl, le Organizzazioni Sindacali che hanno proclamato lo sciopero nazionale. Il 30 giugno 2021 segna l’inizio di un percorso che, se sarà necessario, vivrà di altri momenti e di altre mobilitazioni. Da Napoli e dalla Campania è arrivato forte il messaggio dei lavoratori: ci siamo e siamo pronti ad esserci ancora, per la difesa del nostro lavoro e degli interessi di tutti i cittadini.