Non deve sembrare un paradosso ma se in Campania si vuole proporre l’idea “economica” di una Sola Azienda è un conto, se invece si vuole intendere la costruzione di un’azienda “unica” nella sua caratterizzazione di produzione, asset patrimoniali e societari, allora la storia è un po’ diversa e non poco.
Nel primo caso appare evidente che non vi è nessun Ente che abbia nelle sue disponibilità la titolarità dei contratti di servizio dei diversi soggetti che producono TPL, oggi corrispondenti a circa 130, che domani secondo le scelte della Regione Campania dovrebbero ridursi a uno per ogni lotto individuato ed attribuibile a mezzo “gara” che risultano, questa volta, sospese per l’emergenza pandemica.
In tale ottica sembrerebbe improponibile, prima che illegittimo, che si possano risolvere “tutti” i contratti di servizio per adire all’Unica Azienda che sarebbe la “sola” a produrre i servizi di trasporto la cui titolarità dovrebbe cambiare per decisioni “politiche” che non rientrerebbero tra quelle della normativa in ultimo richiamata al Regolamento CE 1370/2007. In Campania, già in passato, si è provato a rescindere contratti (o ancora “concessioni”) per poi ritrovarsi ad esborsi di indennizzi multimilionari, per non aver garantito la libertà d’impresa anche in presenza di gravi inadempienze contrattuali e di diritto del lavoro, e c’è da augurarsi che non si vogliano tentare azioni di coercizione che non sarebbero spiegabili soprattutto a fronte di realtà aziendali sane che rispettano contratti di produzione e del lavoro, che sono gli elementi essenziali su cui si definisce e si realizza un Contratto di Servizio.

Nel secondo caso, quello in cui un Ente Locale voglia definire partnership industriali e semplicemente un nuovo assetto societario delle “sue” aziende, ovvero delle società esercenti trasporto definibili quali “Operatore Interno”, ovvero un soggetto giuridicamente distinto dall’autorità competente, sul quale quest’ultima o, nel caso di un gruppo di autorità, almeno una di esse, esercita un controllo analogo a quello che esercita sui propri servizi, ( Art. 2 comma J Regolamento CE 1370/2007), allora in tal caso appare evidente che si sarebbe di fronte ad un’altra e ben diversa operazione che riguarderebbe le sole Società che a diverso titolo fanno capo alla Regione Campania, in questo caso saremmo in presenza di una scelta “politica” che andrebbe vagliata e spiegata meglio anche per evitare le distorsioni che già si sono sostanziate, per esempio a Napoli con ANM o a Milano con Trenord.
Questa seconda ipotesi, seppur legittima, pone una serie di quesiti e di riflessioni che allo stato non sembrano produrre risposte chiare ed intellegibili, inevase come sono da una strategia di annunci che non esaurisce la necessità di intendere dove andranno le aziende del gruppo EAV e quelle della Regione Campania come AIR, in presenza di ipotesi di Azienda Unica Regionale per i servizi su Gomma e su Ferro.

La separazione prima contabile e poi societaria tra Infrastruttura e Trasporti prevista dalla norma per i servizi su ferro, per garantire il libero acceso alle infrastrutture ferroviarie, potrebbe essere una scelta condivisibile, se si avesse contezza del patrimonio di cui disporranno le due società, che costituisce condizione importantissima per stare nel mercato ed avere consistenza gestionale. Se si vogliono preservare le peculiarità e il know how di società centenarie allora bisogna fornirgli gli strumenti per competere, se invece si vogliono dismettere le realtà oggi esistenti a favore di un player teoricamente più affidabile, allora bisognerebbe dirlo chiaro e tondo senza far venire meno le sussistenze economiche ed organizzative per poi definirne l’estinzione o l’accorpamento surrettizio.
L’operazione societaria fatta all’AIR, per quanto non prevista in obbligo dalla norma, ha determinato una società del patrimonio AIR s.p.a ed un’altra dell’esercizio AIR Mobilità s.r.l., che nei fatti ha indebolito l’AIR così come l’abbiamo conosciuta, e che rischia di rimanere fuori o quanto meno assorbita in caso di gara.
Ma alla luce delle nuove notizie registrate e ascoltate attraverso i media, ci sono alcune domande che dovrebbero accendere il confronto e le riflessioni anche della politica:
• Il Ramo Gomma di EAV è praticamente senza patrimonio, quello strumentale per i servizi su gomma di EAV potrebbe finire in Air S.p.A.?
• Il Ramo Gomma di EAV produce ad oggi uno passivo di circa 6 milioni annui, accorparlo ad AIR che nel 2019 ha avuto un utile di bilancio di 187.000 euro, significherebbe la nascita di un’azienda su gomma destinata al fallimento così come avvenne per EAV Bus nel recente passato?
• Il Patrimonio dell’Infrastruttura Ferroviaria EAV dove finirebbe?
• La Società di Gestione delle infrastrutture avrà un suo patrimonio?
• La Società del Trasporto Ferroviario di EAV che patrimonio avrà?
• Air s.p.a. assorbirà tutto il patrimonio regionale mobile ed immobile?

Queste e tante altre sono le perplessità legittime del lavoro, anche per non aver avuto modo di conoscere le strategie oggetto degli annunci, e sapendo che in Campania c’è molto da fare per restituire funzioni e valore al sistema trasporti, riteniamo che ogni scelta organizzativa che definisca un indebolimento delle società regionali, vuoi per depotenziamento economico, vuoi per svuotamento di funzioni, sia da spiegare ai cittadini che non possono permettersi ulteriori arretramenti che sembrano scritti nell’attuale modalità di costruzione delle scelte sul Trasporto Pubblico Locale.
Le scelte spettano alla politica, ma le garanzie per cittadini, utenti e lavoratori sono da definire in chiaro e senza mistificazioni, abbiamo interi territori abbandonati, ampie zone delle città capoluogo senza servizi, fasce orarie in cui è impossibile muoversi, comunità in fase di desertificazione demografica anche per non avere servizi di trasporto, quindi soprattutto in una fase così delicata in cui si possono riscrivere le linee di sviluppo del nostro territorio con il Recovery Plan sarebbe ingiustificabile attardarsi su proclami senza aprire un confronto chiaro e legittimo, con l’intera comunità.