Sempre dalla parte degli ultimi, Lui che era il primo, il più grande, poteva avere una vita semplice, andare a giocare in una grande squadra del nord e così vincere non 2 ma 10 scudetti, poteva schierarsi con la FIFA e fare il dirigente a fine carriera, poteva strizzare l’occhio ai potenti del mondo per ottenere vantaggi personali, poteva, ma non lo ha fatto.
Lui scelse di schierarsi con i deboli e la sua vita è stata una continua testimonianza di questa scelta, in campo e fuori, Lui era il Capitano che subiva senza reagire i mille falli che gli avversari erano costretti a fargli per fermarlo ma era anche il primo che andava a muso duro se quel fallo lo facevano ad un suo compagno. Lui si schierò con Cuba ed i Cubani assillati dalla tirannia degli Stati Uniti, Lui fu amico ed ambasciatore oltre che di Castro anche di Chavez e di Mujica, il Presidente povero dell’Uruguay, fu a fianco a loro nella lotta contro i soprusi che arrivavano dall’America del nord, Lui contestò in diretta Papa Wojtyla chiedendogli perché la Chiesa non vendesse i tetti d’oro del vaticano per aiutare i bambini poveri, Lui che preferì il Napoli alla Giuve, come la chiamava.
Già il Napoli e Napoli, una squadra che non aveva vinto mai niente in una città rassegnata al suo ruolo di “ultima” nel panorama nazionale. Molti dicono, a ragione, che Napoli gli deve molto, che l’economia della città è ripartita trascinata dalle vittorie della squadra, è vero, ma pure Lui deve molto a Napoli, perché se è diventato quello che è diventato lo deve anche alla miscela esplosiva che si è sviluppata tra il Suo incontro e la città di Napoli.

Lui era un napoletano nato per sbaglio da un’altra parte e l’energia che il Vesuvio dà ai propri conterranei, Lui la assorbì in un solo istante, quel giorno di luglio del 1984, quando un’intera città si riunì in uno stadio, pagando un biglietto di ingresso del costo di mille lire, solo per salutarlo. Ecco, lì Lui è diventato il Dio Pagano di questa città.
Da quel giorno, per noi tifosi napoletani, ci furono solo gioie, le vittorie a Torino contro lo strapotere juventino, i 2 scudetti con il terzo, misteriosamente perso, il trono europeo della coppa UEFA, le coppe Italia, ma soprattutto la soddisfazione di andare a stracciare quelle squadre i cui tifosi continuavano a chiamarci colerosi, con lo sfizio, impagabile, di voler fare un’intervista a Verona sotto la curva dei tifosi veronesi una volta umiliata la loro squadra.
E come dimenticare quel mondiale che vinse da solo, un mondiale in cui molti di noi tifavano Argentina, come dimenticare quei 12 tocchi consecutivi con cui scartò mezza squadra inglese andando a depositare la palla nella rete; da noi, per il fuso orario, era quasi mezzanotte, e quel meraviglioso goal accompagnato dal nostro urlo incontenibile, fece svegliare parecchie mogli dal sonno, sicuramente la mia.
Lui questo era, anzi Lui questo è. Lui è leggenda che tramanderemo da padre in figlio, da figlio in nipote, per questo una leggenda non può morire, e per questo Lui è e sarà per sempre.
Tutto ciò che ha fatto lo ha fatto con la parte sinistra del Suo corpo, il piede magico che Dio gli aveva regalato, la mano sinistra contro gli Inglesi che sempre Dio gli aveva prestato ed il cuore con cui ha sempre rappresentato e difeso gli ultimi.
Molto si è scritto su di Lui, in queste ore poi non si legge altro e non sempre sono cose belle. Il suo popolo però, noi napoletani, ha il dovere di gridare al mondo intero che a noi non ci importa cosa Lui ha fatto nella Sua vita, per noi conta cosa Lui ha fatto nelle nostre vite.
Ciao Diego, TVB