A dicembre del 2017 la Regione Campania ha avviato il processo di liberalizzazione del trasporto pubblico locale su gomma attraverso la pubblicazione di bandi di gare, processo che ha già previsto una prima fase di procedura ristretta, cosiddetta di “pre-qualifica”, tesa ad accertare il possesso dei requisiti minimi di capacità morale, economica e tecnico-professionale, dei soggetti ammessi a partecipare. Competitor che, nella seconda fase di procedura prevista a marzo 2021, dovranno formalizzare la loro “offerta”.

Ma facciamo un passo indietro. Il bando di gara in questione, relativamente al personale operante nelle varie aziende del tpl ha introdotto, all’articolo 18, la cosiddetta “clausola sociale e altre condizioni particolari di subentro”, condizione che, pur considerando il principio di carattere generale circa l’impulso dato alla stabilità occupazionale, presenta notevoli lacune. Senza voler evocare i passaggi normativi e le interpretazioni che le stesse direttive possono dare, vorremmo concentrarci sulla cosiddetta “data-room”, una “stanza dati” istituita nell’ambito della procedura di gara che identifica il numero di agenti presenti, al 31/12/2017, nelle società del trasporto pubblico regionale. Più segnatamente, nel “contenitore” in questione vengono riportate le unità da destinare ai 4 lotti della gara, secondo gli organici aziendali alla suddetta data, che saranno presi in carico dalle aggiudicatarie dei processi di affidamento dei servizi minimi. Ciò significa che tutto il personale assunto successivamente alla data del 31/12/2017, a meno che non sia subentrato in sostituzione di altri agenti fuoriusciti dai vari contesti lavorativi, non sarà ricompreso nella “data-room” e pertanto, allo stato, non tutelato sotto il profilo occupazionale.

A questo punto va fatta un’analisi sul dato di partenza. Posto che la normativa e dunque il disciplinare di gara doveva contemplare, evidentemente, una data di riferimento per la formalità stessa dei processi, unitamente ai parametri economici il cui peso specifico non è affatto marginale, vale la pena, tuttavia, fare una serie di sottolineature sulla condizione di “partenza”. Innanzitutto, al 31/12/2017, si può affermare oggettivamente che la stragrande maggioranza delle aziende del tpl non espletava il 100% dei servizi minimi assegnati, in particolare per la marcata carenza di personale e, pertanto, gli agenti dichiarati e inseriti nel data-base regionale non corrispondevano alle reali esigenze di organico. Dunque, servizi minimi, come da capitolato di gara, a suo tempo non garantiti nella misura prevista dagli stessi contratti di servizio. Carenze di organico che, a seguito dei processi riorganizzativi attivati dalle aziende, ed ai consequenziali piani assunzionali praticati al fine di garantire il più possibile i servizi minimi essenziali, sono state parzialmente colmate determinando, ovviamente, una variazione numerica degli organici aziendali. Il quadro attuale, quindi, tenuto conto della normativa di gara sul personale, ci consegna da un lato, un numero di Lavoratori assunti successivamente alla data del 31/12/2017 che, subentrati in sostituzione degli agenti in forza alla predetta data, avranno la “tutela occupazionale”, e dall’altro un delta di agenti che, seppur impiegati sui servizi minimi, non saranno ad oggi considerati alla stregua degli altri e non saranno presi in carico dalle aziende che acquisiranno i servizi all’esito dei percorsi di affidamento.

Uno scenario agghiacciante che già ora potrebbe prefigurare un dramma occupazionale.
Ad onor del vero, sulla materia, fin da subito sono avvenuti confronti tra la Regione e le Organizzazioni Sindacali con l’unico scopo di individuare e prevedere il rafforzamento della clausola sociale, attraverso un accordo tra le diverse parti interessate, per assicurare tutti i livelli occupazionali nel settore del tpl. In un momento complesso per l’intero Paese e per il mondo del lavoro in generale, è inevitabile praticare ogni soluzione, anche superando le barriere normative, per garantire un trasporto pubblico locale, volano dell’economia, dignitoso sotto il profilo qualitativo e quantitativo e ciò deve avvenire salvaguardando l’occupazione per tutti i lavoratori del settore impiegati sui servizi minimi. Le condizioni per poterlo fare ci sono tutte, anche economiche, tenuto conto del costo del lavoro complessivo in linea con i parametri di riferimento inseriti nei bandi di gara, per cui è necessario accendere, già ora, un’ulteriore riflettore evitando di generare per il prossimo futuro disparità di trattamento tra gli “autoferrotranvieri”.

Assicurare il trasferimento di tutti i Lavoratori dalle aziende “cedenti a quelle subentranti” è una missione nobile da compiere a tutti i costi, la nostra bistrattata regione non può permettersi ulteriori drammi sociali.