Uno sciopero nazionale del comparto autostradale è stato proclamato dalla Uiltrasporti insieme alla Filt Cgil, Ugl Viabilità e Sla Cisal per le giornate di domenica 9 agosto e lunedì 10 agosto. Una scelta quella delle Organizzazioni Sindacali non facile da intraprendere dopo questa lunga emergenza pandemica che ha bloccato e messo in ginocchio tutto il mondo dei trasporti e non solo, ma è stata sicuramente una scelta ineludibile, considerata la moltitudine di criticità che il settore sta ormai purtroppo vivendo da svariato tempo: l’astensione dal lavoro durerà 4 ore e riguarderà il personale dei caselli il 9 agosto ed il personale amministrativo e commerciale il 10 agosto. Il settore autostradale sta vivendo un momento duro con un sistema di regole inesistenti, il contesto è talmente sfavorevole che purtroppo arrivare allo sciopero è stata l’unica strada da intraprendere: la situazione che si è venuta a creare con le Associazioni datoriali Fise Acap e Federreti e con le dirigenze aziendali dei concessionari è ormai davvero critica: le relazioni sindacali del settore sono in molti casi ostiche ma in altri addirittura inesistenti, sia a livello nazionale che nei diversi settori del Paese, cosicché arrivare allo sciopero era l’unica alternativa possibile. Affrontare un problema come la pandemia in un settore fondamentale con un sistema di regole inesistenti è stato e continua ad essere davvero complicato e questa situazione ha purtroppo generato una serie di disastri con cui ora bisogna fare i conti ed è così arrivato anche il momento di dare una risposta ai lavoratori del comparto. L’azienda, nonostante una ripresa del traffico veicolare su tutta la rete autostradale (il calo del traffico sulla rete di Autostrade per l’Italia è arrivato a quota 56,3%, con punte giornaliere di oltre l’84%), nonostante la riapertura delle attività del comparto con la ripresa dei servizi di viabilità e le attività che riguardano la sicurezza della rete e della circolazione, continua con il ricorso eccessivo alla cassa integrazione facendo uso “del decreto governativo collegato all’emergenza Coronavirus”, andando a caccia dei contributi pubblici, presentando con estrema celerità la richiesta di CIGO, cercando di accaparrarsi l’ammortizzatore sociale, facendo quanto possibile per giungere prima di altre aziende ben più povere, che certamente ne avrebbero invece più bisogno. Una cosa davvero immorale. Applicando la mera logica della caduta del flusso veicolare, si sono mossi verso la drastica riduzione del personale in turno e negli uffici, specie gli addetti all’esazione, generando un risparmio delle retribuzioni per milioni ogni mese rispetto alla gestione ordinaria.
E come se non bastasse, si perpetra con decisioni scellerate, con modifiche unilaterali a orari e turni di lavoro rispetto alle previsioni del contratto nazionale, che in alcune concessioni hanno avuto conseguenze sul servizio erogato agli utenti, per il mancato rispetto delle norme del Ministero dei Trasporti sui presidi minimi dei caselli. La pandemia ha sicuramente inciso in maniera ineluttabile su questo settore che stava vivendo una situazione già di per sé molto precaria, ma ha penalizzato ulteriormente l’occupazione e i redditi del settore, senza considerare l’incertezza causata dall’assegnazione delle concessioni scadute e non in ultimo, senza considerare la situazione Aspi che guida la carica dei concessionari che chiedono soldi al Governo per far fronte all’emergenza coronavirus, ventilando il rischio di fallimento. “Riteniamo giusto e condividiamo – dichiara la Uiltrasporti insieme alla Filt Cgil, Sla Cisal e Ugl Viabilità – il riassetto normativo generale sulle concessioni avviato dal Governo; la pretesa di investimenti indispensabili per la costruzione; la manutenzione e la sicurezza delle infrastrutture; ed un sistema tariffario più equo, che tenga conto del servizio all’utenza. Ma è altrettanto indispensabile impedire alle imprese concessionarie di scaricare i costi di queste misure sul lavoro che penalizzerebbe l’occupazione ed il reddito dei lavoratori, così come i servizi da destinare all’utenza, l’assistenza al traffico e la sicurezza della viabilità”. È necessario, quindi, chiedere un confronto immediato con il Governo, accendere i riflettori su un sistema che per alcuni anni non è stato abbastanza attenzionato ed è importante insistere sul tema delle concessioni perché c’è un nodo importantissimo che riguarda regole uguali per tutti, chi fa i controlli, qual è il livello di servizio, quali sono le tariffe effettivamente eque che consentano di fare manutenzione e nuove opere. Fondamentale poi il tema dell’applicazione del contratto nazionale per tutti i lavoratori visto che le aziende concessionarie, nella ricerca di ulteriori guadagni, hanno iniziato ad assegnare alcune lavorazioni a lavoratori con contratti differenti, senza alcuna tutela e mantenimento del contratto. Servono regole certe per la tutela del lavoro e del contratto, serve ridare dignità al lavoro e ai lavoratori del settore. Il 9 e il 10 agosto tutti i lavoratori del comparto saranno pronti a chiedere questo.