Una giornata che non sarebbe mai dovuta esistere per una donna, madre, moglie, vittima di una violenza inaudita. Ha pagato un prezzo troppo alto, un conto così salato che non dimenticherà mai e che si porterà dentro come la ferita più lancinante che mai smetterà di sanguinare. Una donna che stava semplicemente tornando a casa, dopo il suo turno in una struttura pubblica ospedaliera della città, Lei fa l’infermiera, ha svolto il suo lavoro anche durante queste giornate di lockdown, lottando anche Lei contro un mostro chiamato coronavirus e proprio Lei un altro mostro lo ha incontrato durante il tragitto di rientro a casa. Perché solo un mostro può compiere un atto del genere, una violenza ingiustificata, un abuso sessuale. Queste storie non si dovrebbero mai leggere, perché queste storie non dovrebbero mai accadere. E lì, in quella strada vuota e desolata, in pieno giorno si è consumato l’ennesimo dramma ai danni di una donna, sola, indifesa, inerme. Tra lo sgomento, la paura, la rabbia, il dolore.
Sino a che non è arrivato un autista di un bus che è sceso dal mezzo e ha iniziato a gridare, a chiamare i rinforzi, a chiedere aiuto. Ma il mostro aveva già compiuto il suo gesto insano, il dramma purtroppo era già stato consumato, la violenza era già stata commessa. Quello che è accaduto domenica nella nostra città è qualcosa che va condannato e che non va taciuto. Bisogna parlarne ancora, fino allo sfinimento, perché nessuno dovrà dimenticare quanto male si annida tra di noi, quanto pericolo è attorno a noi, quanta insicurezza vige nella terra che abitiamo. Che sia a danno di una donna, di un uomo, di un bambino o di un animale, la violenza è sempre qualcosa di inaccettabile. Anche se spinto nel fondo della mente un atto del genere non si dimentica, torna in maniera devastante ed emotivamente sfiancante. Chiediamo solo più attenzione. Chiediamo più controlli. Chiediamo che i mostri vengano arginati, vengano puniti, vengano isolati. Chiediamo che cose del genere non accadano più. Il famoso poeta romano Ovidio, in una delle sue opere, “Le Metamorfosi”, narra la storia di Ceni, una vergine bellissima che abitava in Tessaglia. Tutti avrebbero voluto sposarla ma Ceni non ne voleva sapere. Un giorno, mentre camminava da sola lungo il mare, il dio Poseidone uscì dalle acque e abusò di lei. Dopo la violenza, forse colto dal rimorso, il dio Poseidone le chiese di esprimere un desiderio. Ceni non esitò ed espresse questo desiderio: “che non avvenga mai più una cosa simile. Fa che io non sia mai più donna.” Poseidone mantenne la parola: la tramutò nel guerriero Ceneo, invincibile ed interessato solo alla guerra. Queste storie ci insegnano che non si può desiderare di spezzare la propria femminilità. Non si può vivere nel rancore e nella paura di essere donna pensando che la bellezza e la grazia femminile possano in qualche modo essere responsabili di un’aggressione. Bisogna essere fiere di essere donne ma è necessario che il mondo che ci ospita faccia la sua parte, ci faccia sentire protette, lontane dal peso violento degli abusi, dalla violenza, senza il desiderio di diventare un guerriero, perché dovremmo vivere una vita di speranza, una vita di bellezza, non di guerra. Giù le mani dalle donne! Basta con la violenza. Ora e per sempre.