Dopo anni di duro lavoro, dopo anni di calvario, dopo anni di precariato ma anche di tante speranze mai perse, gli ex lsu degli appalti per le pulizie delle scuole sono stati finalmente internalizzati e avranno finalmente una collocazione lavorativa stabile. Arriva così per loro uno stipendio più dignitoso, un sogno che si realizza, una bella favola insomma, peccato che lo sia solo per una parte di loro. La battaglia è stata vinta ma solo a metà perché circa 4.000 addetti sono stati esclusi dalla internalizzazione dei servizi, dal 1° marzo 2020, perché non hanno i requisiti previsti dalla procedura selettiva per titoli previsti dal Decreto Ministeriale e 4.500 dipendenti si troveranno invece a lavorare con orario e salario dimezzato perché saranno assunti con un contratto part time. In totale sono 11.300 i lavoratori internalizzati, non tutti quindi con contratto di lavoro full time ma la maggior parte con contratti di lavoro part time. Lavoratori che da 36 ore si troveranno adesso a svolgerne soltanto 18, con la metà dello stipendio, con la certezza che a fine mese non si potrà arrivare, una vera e propria catastrofe.

Il Governo continua a sostenere che non sta per niente sminuendo il problema di questi lavoratori ma probabilmente non si è reso ancora conto che si rischia una vera e propria macelleria sociale. La stabilizzazione doveva essere garantita a tutti i lavoratori, non esistono lavoratori di seria A o lavoratori di serie B, non esiste garantire la sopravvivenza solo ad alcuni, non esiste dimezzare il lavoro ad alcuni e non esiste soprattutto non garantirlo ad altri 4.000 lavoratori e lavoratrici che dal 1° marzo non avranno un lavoro a seguito dell’esclusione dal processo di internalizzazione dei servizi di pulizia, ausiliariato e decoro nelle scuole italiane. Migliaia di esuberi, migliaia di persone che rischiano di restare fuori dal mercato del lavoro, una situazione che sta generando malcontento ovunque, anche tra coloro che hanno i titoli per entrare in ruolo ma solo con contratto part time, rischiando di lavorare poche ore al giorno per qualche centinaia di euro al mese. O bere o affogare. È un atteggiamento miope quello di questo governo che sembra prenderci gusto a produrre schiere di disoccupati senza poi porsi il problema di come verranno pulite le scuole in Italia. Da anni si chiede una legge quadro sui Servizi, da tempo immemore le OO.SS. chiedono un tavolo interministeriale che affronti un’emergenza dai risvolti a dir poco preoccupanti, meglio definirlo un dramma sociale. È una deriva pericolosa. Dopo anni di outsourcing si sceglie di internalizzare i servizi e si parte dalle scuole, da un comparto importantissimo per l’economia del Paese che conta oltre 500mila addetti che stanno subendo una procedura di internalizzazione profondamente iniqua a causa della prospettiva di stipendi più bassi e licenziamenti che, di fatto, sono determinati da una scelta che il Governo sembra continuare a difendere.

Il primo di marzo è passato ed il il Ministero del Lavoro continua a dire di essere alla ricerca di soluzioni alternative al licenziamento, la paura di una conclusione drammatica per un intero paese che riscontra il fallimento di una vertenza tra le più gravi, per numero di famiglie coinvolte, vissute negli ultimi anni, è davvero enorme. I licenziamenti sono una scelta precisa del Miur e del Governo, non è stato avviato alcun confronto di merito per una precisa volontà del Governo, sordo alla richiesta di farsi carico della vertenza come le Organizzazioni Sindacali chiedono da mesi e con il Miur complice a non interessarsi per trovare soluzioni anche per i 4.000 lavoratori che da anni lavorano nelle scuole. A nessuno è venuto in mente di pensare ad affrontare in tempo utile questa situazione, costruendo un percorso di sostegno e di prospettiva per le quattromila persone escluse dal processo di internalizzazione. “Si è scritta un’altra brutta pagina per il mondo del lavoro, dove sempre più spesso, per la mancanza di assunzione di responsabilità della politica e delle imprese, si sacrificano la dignità e il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori”, così dichiarano le OO.SS. che continuano a sottolineare che nessuno può sottrarsi dalla responsabilità e garantiscono che si metteranno in campo tutte le iniziative necessarie fino a quando non saranno trovate le soluzioni per dare continuità occupazionale e di reddito a tutti, fino a quando non si amplierà la platea dei lavoratori coinvolti (abbassando da 10 a 5 anni il requisito di anzianità lavorativa), fino a quando non si ricollocheranno i lavoratori che non hanno i requisiti anche attraverso meccanismi di accompagnamento alla pensione, fino a quando non ci sarà la definizione, tramite un Decreto ad hoc, di un ammortizzatore sociale dedicato per gestire le varie fasi dell’internalizzazione e destinato a chi sarà escluso dalla stabilizzazione e rischia di trovarsi comunque fuori dal mercato del lavoro.