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Il porto è da sempre sinonimo di sviluppo e ricchezza, crocevia di comunicazioni e fonte di scambi commerciali; la sua vitalità si esprime attraverso le tante realtà lavorative che ne permettono la crescita.

Tra tutte queste realtà ce ne è una che forse non tutti conoscono ma che è di fondamentale importanza in quanto consente alle navi in arrivo dal mare di attraccare in banchina nel modo migliore ed in piena sicurezza.

Stiamo parlando del Servizio di Ormeggio, un servizio tecnico-nautico ancillare alla navigazione, che assicura il transito, la manovra e la sosta in porto in condizioni di sicurezza nell’interesse della nave, della comunità portuale e più in generale della collettività. Ma vi è di più. Gli ormeggiatori intervengono anche in caso di necessità e di emergenza, cooperano con l’equipaggio della nave in fase di disormeggio, liberando la nave e permettendole di prendere il largo allontanandosi dalle acque portuali. E’ un servizio, in buona sostanza, che funge da interfaccia tra realtà di terra e quella di mare.

Per capire meglio cosa accade nel porto di Napoli, scalo polifunzionale al centro del Mediterraneo, abbiamo incontrato Mario Esposito, Presidente della cooperativa che gestisce il servizio di ormeggio nello scalo partenopeo che, con passione ed orgoglio, è al suo terzo mandato triennale consecutivo.

Presidente quando nasce e in cosa consiste l’attività del gruppo ormeggiatori e barcaioli del porto di Napoli?
Il Gruppo Ormeggiatori nasce intorno al 1929, poi viene sciolto durante la guerra e ufficialmente ricostituito nel 1947. Negli anni ’70 viene effettuata la fusione tra Gruppo Ormeggiatori e Gruppo Battellieri, dando vita al Gruppo Ormeggiatori e Barcaioli del Porto di Napoli. Nel 2000 è diventato una società cooperativa. Gli Ormeggiatori/Barcaioli sono iscritti in un registro tenuto dalla locale Capitaneria di Porto. L’iscrizione avviene in seguito ad un concorso pubblico bandito dal Superiore Ministero (MIT) per tramite del comandante del porto, la selezione avviene per titoli ed esami. Il numero degli Ormeggiatori/Barcaioli è stabilito dal comandante del porto considerate le esigenze legate all’attività del traffico portuale.

Nel gruppo lavorano 34 ormeggiatori/barcaioli dall’alto profilo professionale, fra cui 10 ufficiali di macchina e 10 di coperta e tutti impegnati in una formazione continua secondo un piano di studi elaborato ad hoc per la nostra categoria.

Il Gruppo è dotato di 8 imbarcazioni lunghe fino a 12 metri e 5 auto di servizio tra cui 2 pick-up dotati di argano elettrico il tutto per espletare il servizio d’istituto di Ormeggio e Battellaggio.

Il servizio di ormeggio rientra insieme a quello di Pilotaggio e Rimorchio tra i servizi tecnico nautici a garanzia della sicurezza della navigazione e dell’approdo in acque portuali. Il nostro è un servizio pubblico di interesse generale reso h 24 per 365 giorni l’anno in tutte le condizioni meteorologiche. Il battellaggio riguarda l’attività al servizio delle navi in rada, compreso il trasferimento di persone e di piccole partite di merce dal bordo alla banchina e viceversa. Inoltre svolgiamo anche altre attività, come la parziale o totale sostituzione dell’equipaggio quando necessario, il supporto alle imbarcazioni da diporto in difficoltà, nonché consulenza tecnica per gli Ormeggi in porto. Tutta la nostra attività è coordinata e sottordinata alla vigilanza dell’Autorità Marittima”.

Com’è cambiato, se è cambiato, il porto di Napoli per Lei dopo la riforma della L. 84/94 del 2016?
Certo, la riforma della L.84/94 ha portato i suoi frutti in tutti i porti nazionali. La razionalizzazione delle vecchie Autorità portuali, lo snellimento della sua governance nonché la sua riorganizzazione si è fatta sentire anche in scali storici come quello del porto di Napoli. Non è da nascondere che la storicità del porto, legata al vecchio tipo di amministrazione e ai retaggi mentali di un certo tipo di organizzazione, di operatori e di utenza, rallenta la marcia in più data dalla stessa riforma, ma nonostante ciò il vento del cambiamento ha investito il porto di Napoli che nella sua governance si è visto affiancare dal porto di Salerno, del tutto diverso per tradizione, vocazione e numeri. Il lavoro della nuova ADSP e del comitato di gestione procede in modo ottimale portando i suoi frutti in termini di traffici ed operatività portuale, soprattutto se si raffronta al lungo periodo di commissariamento (quasi 4 anni) avuto per l’autorità portuale di Napoli”.

Quali sono le criticità e i punti di forza relativamente alla sicurezza nel porto nel suo settore?
I servizi tecnico-nautici sono il punto di forza in termini di sicurezza in ambito portuale. Il servizio d’ormeggio insieme al pilotaggio ed al rimorchio oserei dire sono gli angeli custodi della sicurezza delle infrastrutture portuali e della navigazione nelle acque ristrette.Le criticità possono essere ravvisate esclusivamente in considerazione del rapporto di dimensione nave-banchina, mi spiego meglio. Oggi ci troviamo a vivere l’era del gigantismo navale in termini di dimensioni delle unità navali impiegate nei traffici dai vettori marittimi. Attualmente riusciamo ad ormeggiare, in porto a Napoli, navi containers da 350 mt di lunghezza e larghe 45 nonché la nave da crociera più grande del mondo lunga 362 mt, larga 48 mt ed alta 72 mt dal livello del mare per una portata quasi di 9000 persone tra equipaggio e passeggeri e questo operando negli spazi ristretti delle nostre darsene portuali con banchine dell’epoca borbonica. Questi punti di criticità per le manovre navali vengono azzerati grazie al lavoro di squadra reso dei servizi tecnico nautici fatti da gente di mare che ha come valore la professionalità e come fine la sicurezza”.