Sin da quando nasciamo ci viene insegnato che ci troviamo in un posto magico ed indistruttibile. La verità è che il mondo in cui viviamo, per quanto grande, enorme, si basa su degli equilibri molto sottili e facilmente modificabili. Con lo sviluppo delle tecnologie ed il progresso, si è arrivati a sfruttare le risorse in maniera diversa rispetto al periodo in cui l’uomo scoprì il fuoco o la ruota. Ed è stato proprio questo sfruttamento che ha generato inquinamento. L’inquinamento ha determinato la formazione di elementi non naturali che, inevitabilmente, hanno inficiato su quegli equilibri di cui il nostro pianeta gode da millenni.

A risentirne subito dell’inquinamento è stato l’ozono presente nella stratosfera, uno dei cinque strati che compone l’atmosfera della terra. L’ozono è un gas che ha il compito principale di filtrare i raggi UV provenienti dal sole in modo da limitarne l’esposizione diretta agli esseri viventi. L’inquinamento nel tempo ha costantemente logorato questo strato e, con il suo assottigliamento, il sistema naturale di filtraggio dei raggi UV è costantemente diminuito creando un vero e proprio buco che ha, di conseguenza, introdotto il fenomeno che tutti conosciamo con il nome “effetto serra”. In poche parole, i raggi UV entrano attraverso il “buco” dell’ozono e restano imprigionati all’interno dello stesso causando innalzamenti di temperatura, che restano più o meno costanti, proprio come se fossimo dentro una serra. Da quando esiste questo fenomeno? Negli anni ’70 gli scienziati videro che lo strato dell’ozono era ancora più assottigliato rispetto alle analisi degli anni precedenti. Le temperature cominciarono ad innalzarsi ma, per evitare un arresto del progresso tecnologico/finanziario, si iniziò sminuire ciò che stava accadendo. Prima venne chiamato “innalzamento globale delle temperature”, poi “riscaldamento globale”, ora “cambiamento climatico”.

Il cambiamento climatico è una diretta conseguenza del surriscaldamento globale e il disastro che sta accadendo è tangibile ed oggettivo. Ciò che non riusciamo a percepire è la mutazione dell’intero ecosistema mondiale su tutti i fronti: i poli si stanno sciogliendo inesorabilmente rovesciando enormi quantità di acqua dolce in mare cambiando l’equilibrio delle correnti marine e della loro importantissima funzione. Generazione di venti, “guida” per la migrazione dei pesci, sviluppo di faune acquatiche. Tutta la fauna acquatica globale sta risentendo di questo innalzamento di temperatura. I coralli continuano a morire (in Australia la barriera corallina è stata dichiarata estinta), pesci disorientati che si trovano in zone diverse dove la temperatura dell’acqua non consente loro di sopravvivere. Enormi cetacei che vengono trovati spiaggiati poiché non riescono a respirare a causa delle enormi quantità di plastica presenti nel loro stomaco che, non potendo essere espulsa, lo dilata non permettendogli appunto di respirare. Ma anche a terra si rilevano delle conseguenze tangibili: gli orsi polari affamati rovistano tra la plastica o la spazzatura lasciata dall’uomo, gli incendi che devastano il globo in lungo ed in largo. Secondo una stima del WWF, circa 12 milioni di ettari di Amazzonia, 27 mila ettari del bacino del Congo, 8 milioni di ettari nell’artico e 328 mila ettari tra foreste e habitat generici in Indonesia sono andati in fiamme per far spazio a “necessità” umane come colture da allevamento intensivo di palme da olio.
Interi ecosistemi composti da animali, insetti, piante tutti in perfetto equilibrio, completamente bruciati. Se solo si pensa che l’Amazzonia, per tutto il mondo, genera piogge, genera buona parte dell’ossigeno che respiriamo, raffredda la terra, assorbe gas serra, immagazzina carbonio e custodisce il 10% della biodiversità, ci si rende conto di cosa stiamo facendo al nostro pianeta e di cosa stiamo perdendo.

In Australia sono morti più di 350 koala (animale dichiarato funzionalmente estinto), e sono morti altre centinaia tra canguri e diverse specie. In Bolivia sono morti in due settimane due milioni di animali selvatici tra cui 500 giaguari. Tutti numeri che fanno rabbrividire. La cosa più assurda è che, molti di questi incendi, alimentati dalle altissime temperature mai registrate prima negli ultimi centocinquanta anni, vengono appiccati dolosamente proprio dall’uomo che non pensa invece a preservare il patrimonio di questi habitat. Tutto questo solo per sfruttare sempre più, in maniera aggressiva, le risorse che il nostro “posto magico” ci offre e che ha impiegato milioni di anni per crearle. Un’infinità di tempo rispetto alla vita media di un essere umano. Tutto questo ha un solo nome, ignoranza: il male principale. Siamo solo schiavi di un consumismo virale e compulsivo. Abbiamo bisogno di avere e possedere sempre di più ma non ci rediamo conto di cosa abbiamo e perché ci stiamo rinunciando.

Ci accontentiamo di un semplice “like” o di un “condividi”sui social, pensando che sia sufficiente come “intervento” in modo da essere in pace con noi stessi. Pensiamo che stare davanti alla tv e seguire un programma televisivo, che tratta il problema, sia come affrontare il problema stesso ma non ci rendiamo conto che, in realtà, non comprendiamo minimamente l’entità del problema stesso. Siamo destinati a guardare da lontano ciò che sta accadendo poiché siamo ancora troppo  “influenzati” da chi fa finta di “fare” e che è sponsorizzato da chi non fa, non sa fare e soprattutto vuole che noi non facciamo. Seguiamo come tanti topolini questi bravi pifferai. Noi siamo il lato negativo e positivo di questi eventi. Un po’ come due facce di una stessa medaglia che non sa scegliere il lato da mostrare. Arriviamo a voler negare le evidenze di ciò che sta accadendo, come spesso succede, convincendoci che il problema non tocca noi e non arriverà minimamente nei nostri “schermi” mentre siamo seduti, insieme a tanti altri “noi”, in un locale per feste a fare storie su quanto il mondo stia soffrendo piuttosto che viverle. Ma è giusto  ancora confidare nell’essere umano, avere fiducia. Nel corso dell’evoluzione l’uomo ha sempre trovato il giusto rimedio per proteggere e preservare ciò che garantisce la sua sopravvivenza cambiando anche le sue abitudini. Ma prima, dobbiamo essere noi a cambiare e a fare dei passi in avanti. Dobbiamo proteggere e pretendere di essere protetti affinché possiamo garantire un futuro migliore a noi stessi e a tutto l’ecosistema mondiale. Bisogna crederci. Sempre.

Antonio Savio Ranieri e Luigi Dato