Carissimo ancora  mi  rivolgo  a te  e la  cosa  di  cui  voglio  parlarti,  di  questi  tempi,  è  molto delicata.  Fa strano il fatto che in questo terzo millennio esistano ancora e di nuovo argomenti tabù. Ma come.. non viviamo in un’epoca in cui c’è libertà di parola, libertà di opinione? Nei tempi passati dello scorso millennio il potere che gestivano le nazioni così esplicitamente consentiva loro di elencare argomenti consentiti di cui si poteva parlare in pubblico ed altri dei quali era proibito il solo accennarne, ma che dico… il solo pensarci.  Certo, di strada ne abbiamo fatta, ci siamo liberati da grandi vincoli grazie alle rivoluzioni sia di pensiero  che armate, sono caduti e crollati regimi di ogni colore ed oggi si va blaterando di vivere in un’era post-ideologica, dove appunto l’espressività delle persone è garantita in ogni modo la si esprima e anche questa  confidenza che mi accingo a farti non la manifesterei in altro posto, sono  sicura andando avanti  con queste mie parole che riuscirò a chiarirti il perchè del mio disagio. Non sono mai stata un’assidua appassionata dei programmi tv, anche per la professione che svolgo che non mi lascia molto tempo. In ogni caso, quando ero poco più che adolescente, presi l’abitudine – come faceva mio padre – di ascoltare tutte le   sere un tg, non altro che per essere aggiornata. Seguirono poi i primi programmi di approfondimento d’interesse, magari un po’ barbosi ma ne valeva comunque la pena.

Oggi le offerte di notizie e di approfondimento sono decuplicate ma, a parer mio, alla quantità non corrisponde la qualità. Per fartela breve seguire quei dibattiti ormai mi nausea, nonostante ci metta tutta la mia buona volontà a voler continuare ad essere aggiornata. Ormai non sono più capace di accendere la tv. Oramai è tutto un vomitarsi addosso e i fruitori del servizio non possono intendere quel che realmente si dice. Certe volte ho il timore che dallo schermo luminoso possa tracimare del pollo non digerito e rigurgitato che i cosiddetti esperti tuttologi presenti in studio riversano con odio feroce, almeno in apparenza. Facci caso, magari mi   sbaglio, ma questo avviene sempre su quei sette od otto canali a diffusione nazionale della cosiddetta tv generalista, ma anche su quelle a pagamento. In quei programmi si interpretano le gesta dei politici, capi clan, capi correnti, capo partiti o cani sciolti, i logorroici politologi sono sempre gli stessi, saltellano da una emittente all’altra con incredibile disinvoltura. Come i bardi del rinascimento innalzavano odio ai propri mecenati così questi moderni menestrelli accompagnandosi non con la lira ma con ipocrita faccia tosta, vantano le immense qualità non comprese da altri e da loro riscontrate, dai maggiori capi politici sul proscenio. Ogni gesto, ogni sospiro, ogni battuta di ciglia viene colta ed estrinsecata al popolo. Tutto ciò che ti ho descritto forse è frutto della mia immaginazione? Non credo. L’altra mattina ero in ufficio, durante la pausa pranzo nella saletta ristoro ci siamo trovati a consumare un tramezzino.

Eravamo io e tre soci/colleghi ed un paio di collaboratori. Gli uomini commentavano non so quale partita di coppa, poi il discorso è scivolato sull’informazione televisiva, quando ho espresso quella sensazione che ti ho descritto è apparsa sui loro volti un’indifferenza che la diceva lunga. Le espressioni erano tipiche del si fa ma non si dice. Ho avuto l’impressione che certi discorsi si possono fare solo con sé stessi, parlarne con altri, con il tempo, può diventare dannoso. Anche perché non si sa chi prenderà il sopravvento. La sensazione è stata quella di provare timore se non addirittura paura vera e propria. Come si diceva una volta, è meglio tenere una prudente distanza da certe esternazioni. Con sgomento mi sono detta: ma allora gli ultimi cento anni di evoluzione del pensiero umano sono trascorsi invano! Dimmi se ci vedo giusto o non condividi i miei timori.  Salutami chi vuoi Rujamar!