Non so come dirlo, è molto difficile, ma a te amico di lettera posso confidarlo.
Tu mi conosci ed io mi considero una brava donna, né migliore né peggiore di tante altre. Magari un tantino più fortunata, nel senso di essere riuscita anche grazie alla mia famiglia ad intraprendere una professione che mi ha resa autonoma. Tutto ciò spaventa gli uomini ma questa è un’altra cosa. In questa occasione voglio parlarti del Natale. Tanto per cominciare è bene che ti dica subito che a me il Natale non piace. Calma, non saltare dalla sedia, mi spiego meglio. Non è la nascita del Cristo a non piacermi, anzi ti posso garantire che il presepe, l’albero e tutti i simboli legati a questo evento sono, a mio avviso, pieni di significato e ricchi di riflessione, anche per chi non crede e non ha fede. Il giudizio che si può dare a quel santo di uomo di Giuseppe è speciale, il suo essere paziente e buono, mica è facile crescere un Dio seppur bambino.. Poi c’è Maria, il più fulgido esempio di amore materno, un compendio di virtù che tutti gli uomini vorrebbero dalla propria compagna.
Infine Lui, tutta la scena è stata preparata per Gesù che nasce. L’amore e l’armonia rifulgente, quel corpicino ignudo alle cui necessità terrene accorre tutta la natura del creato, simboleggiata dal bue e l’asinello, gli agnelli e i pastori. Tutto questo bene, anche per chi la fede non l’ha trovata, fa credere nella favola del Natale che porta mitezza, armonia. Il Natale che non mi piace è fatto e percepito in altro modo. Le nostre città si trasformano in circuiti dove carrette di metallo vanno scaricando muffitici e tossici residui di combustione, scarrozzando flotte di persone istericamente tese all’ultimo acquisto. Si cerca lo stuzzicadenti di betulla giapponese perché sulla tovaglia ricamata della cena fa proprio figo. Dilapidiamo risorse materiali ed energie esistenziali per un superfluo e vano miraggio di perfezione esteriore che rende ipocriti anche quelli che si autodefiniscono credenti. Giovani e non, pieni di birra ed altre “Tentazioni”, vagano per le strade fin dal mattino. Ci si scontra con massaie accaldate che soddisfatte portano a casa l’ultimo vasetto di foie gras caro quanto un mutuo. Ecco finalmente te l’ho detto, spero tu possa capirmi.
Tanti auguri, buon Natale.. Salutami chi vuoi Rujamar!