Ultimo incontro del progetto “Oggi parliamo con”, l’appuntamento con i delegati, Rsu ed Rsa della provincia di Caserta. Si chiude così questo ciclo di incontri in questo territorio che non vive di sicuro una situazione migliore rispetto alle altre province e rispetto alle problematiche dei settori seguiti dalla Uiltrasporti della Campania. I Lavoratori lamentano per questa provincia la disattenzione della Regione Campania con la conseguenza che il servizio del trasporto pubblico è in grave difficoltà. L’attenzione viene posta subito sulla situazione in cui versano le linee ferroviarie Eav nella tratta Santa Maria Capua Vetere – Piedimonte Matese e Cancello – Benevento: è stata inviata una nota ufficiale per chiedere un incontro urgente per discutere sul futuro di queste linee extraurbane ferroviarie. La linea che va da Santa Maria C.V. fino a Piedimonte era interessata da un potenziamento attraverso l’elettrificazione, per velocizzare i tempi commerciali dei convogli. Oggi questa linea viene percorsa con una velocità di 50 Km all’ora, per fare pochi Km si impiega una vita, non solo perché i mezzi sono obsoleti ma è proprio la tratta che non lo permette. Le palificazioni previste per l’elettrificazione sono state installate ed ora, dopo aver investito milioni di euro le si sta smantellando senza utilizzarle una sola volta. La linea da Cancello a Benevento, 47 Km, ha una velocità di percorrenza di circa un’ora e 16 minuti a 50 Km/h. Un limite di velocità dettato da una normativa dell’ANSF che prima vigeva solo nelle tratte ferroviarie ma che oggi riguarda anche quelle regionali ed ha parametri di sicurezza molto restrittivi, a salvaguardia dei passeggeri e del personale di macchina, per le tratte che non hanno tutti i requisiti delle norme di sicurezza. Nel mentre si parla di acquisto di materiale rotabile che dovrebbe essere utilizzato sulla linea per Piedimonte Matese, di adeguamenti infrastrutturali della sola linea ferroviaria Cancello-Benevento, senza alcun accenno all’altra linea per Piedimonte. Il servizio di trasporto è sicuramente al collasso e i cittadini sono stanchi di essere vittime di un sistema ormai fallito. Sembra che per un Casertano raggiungere il centro cittadino di Napoli con il trasporto pubblico sia un’impresa quasi irrealizzabile. Per non parlare della situazione dell’azienda Clp dove vi sono grandi criticità come il perpetrarsi di scelte unilaterali senza confronto con le organizzazioni sindacali, con i Lavoratori che rimangono vittime di una mala gestione, non ultima la vicenda deltrasferimento di autobus di linea e di personale dal deposito di Piedimonte Matese, una delle principali sedi logistiche dall’area dell’EAV, alla sede di Calvi Risorta, deposito di pertinenza privata. Si attendono le gare, si spera che si facciano per costruire aziende più solide ma soprattutto più rispettose delle norme contrattuali, ma ad oggi nulla ancora, evidentemente sono troppo gli interessi in ballo, si pensa agli utili di impresa, al dio denaro, ai profitti ma non si pensa ai Lavoratori di queste aziende. Pareva che quest’anno la Regione facesse sul serio, sono partite tutte le attività propedeutiche alla risoluzione delle gare ma a causa di due ricorsi al Tar, da parte di due aziende, tutto è stato poi bloccato. Quindi il nostro territorio è ancora lontano dall’avvio di questo processo di liberalizzazione e di apertura del mercato. Il nostro paese soffre di nanismo aziendale e tranne qualche azienda di dimensioni significative tutte le altre aziende sono troppo piccole, composte da pochi dipendenti. Lo scenario cambierà solo se i grossi bacini metropolitani andranno a gara e noi ce lo auguriamo davvero di cuore e auspichiamo che tutto questo accada quanto prima. Nel mentre si promettono nuovi autobus assegnati dalla Regione Campania ma la domanda sorge spontanea: a chi verranno dati questi bus?

Si affrontano poi le criticità del settore dei servizi che da anni vive un sistema di regole poco attento al comparto ‘labour intensive’ che, attraverso le sue molte articolazioni (manutenzione, pulizia, igiene ambientale, energia, security, logistica attività e servizi cosiddetti di ausiliariato) esprime oltre 2,5 milioni di occupati potenziali nel nostro Paese. Questo comparto, attraverso il nuovo Codice degli appalti, rischia di assicurarsi un pericoloso ritorno alle gare al massimo ribasso come criterio di aggiudicazione degli appalti. E si sa, bisogna a tutti i costi evitare le aggiudicazioni al prezzo più basso che inevitabilmente intaccano la qualità dei servizi erogati, bisogna ridurre le stazioni appaltanti (oggi circa 36mila in Italia), uniformare la cornice legislativa italiana alle direttive europee, incrementare la partecipazione agli appalti con l’implementazione di forme aggregate e più di ogni altra cosa, bisogna dare garanzia della sicurezza sul lavoro.

Quello delle pulizie e degli appalti pubblici è sicuramente uno dei settori più martoriatI: la famosa clausola sociale che si trova nel nuovo codice degli appalti, nel Decreto Legislativo 50, assicura il lavoro ma non il salario, l’anzianità e la residenza di lavoro. Le gare, purtroppo, continuano al massimo ribasso con la conseguenza che le aziende che le vincono immediatamente continuano a tagliare sul costo del lavoro. È necessario quindi incidere sul codice degli appalti completando la clausola sociale che prevede l’assorbimento del personale, comprendendo tutti i diritti che il lavoratore ha maturato. Questi Lavoratori hanno un contratto collettivo che non si rinnova da 8 anni, ed arrivano anche a lavorare per sole 2 ore al giorno per poche centinaia di euro al mese. Che si dia voce a questi Lavoratori “invisibili”, che si faccia un salto culturale, che si dia loro il giusto valore, che gli si riconosca il ruolo essenziale che svolgono. Bisogna dare loro visibilità, metterli al centro di ogni dibattito politico e sindacale. Questa deve diventare una battaglia culturale di tutti. Neanche il comparto dell’igiene ambientale vive un momento felice. Ci sono società che hanno subito l’interdittiva di mafia, come la Senesi di Aversa, che sono in concordato preventivo con la conseguenza di allargare la platea di altri Lavoratori senza stipendio.

Questo è quanto ci hanno raccontato i Lavoratori della ex terra di lavoro, un racconto che si ripete e che già abbiamo ascoltato in tutti gli incontri precedenti del nostro progetto, ed oggi a valle dell’ultimo incontro possiamo sicuramente dire che ciò che faremo in futuro lo abbiamo deciso tutti insieme, partendo dalle indicazioni della nostra base.