Quando parliamo di trasporto regionale su ferro ci riferiamo ad un servizio da sempre molto particolare che consente lo spostamento di varie tipologie di viaggiatori, dagli studenti alle persone che si recano a lavoro, ma anche a chi deve spostarsi verso stazioni principali per raggiungere mete più lontane con i treni ad alta velocità. Ad oggi, molti treni sono e saranno sempre di più sostituiti con materiali di nuova generazione al fine di migliorare il servizio ferroviario e il comfort dei passeggeri con nuove tecnologie quali impianti di ultima generazione per la climatizzazione, impianti di videosorveglianza, sistemi di accesso al treno per i diversamente abili, sedute più comode e bagni chimici. Ma oltre alla sua particolarità questo servizio di trasporto presenta molte criticità. Basti pensare ai bagni di questi treni regionali che vengono quotidianamente utilizzati da una moltitudine di persone e non sempre le condizioni in cui vengono lasciati risultano ottimali. Nonostante siano presenti delle squadre che erogano servizio di pulizia a bordo treno, le condizioni igienico e sanitarie dei bagni sono precarie, tutto è lasciato al senso civico delle persone che si sa, tanto civili poi non lo sono. Questo crea enorme disagio al personale in servizio assegnato al treno, i capotreno, che non dispongono di un bagno privato e, considerato i turni di lavoro sempre più serrati che costringono il personale in servizio a sottoporsi a maratone lavorative di 5 o 6 ore continuative prima di effettuare una agognata sosta, vengono considerati dei veri e propri eroi ad affrontare la propria giornata lavorativa trattenendo i bisogni fisiologi sino al termine del turno. I lavoratori sono così costretti ad utilizzare gli stessi servizi igienici dei passeggeri, per di più promiscui, a discapito quindi della propria igiene personale, e questo diventa un problema enorme specialmente per il personale femminile che negli ultimi anni è sempre più numeroso nel comparto ferroviario.

 Altra criticità per i capotreno è dettata dalla mancanza di uno scompartimento privato da utilizzare come ufficio. Infatti, se per il macchinista esiste un luogo congeniale dove operare, la cabina di guida, purtroppo per il capotreno non è stato previsto su questi convogli nessuno scompartimento dedicato ad attività di routine, un luogo dove custodire strumenti di lavoro e/o oggetti personali, come invece accade sui treni a lunga percorrenza, le cosiddette “Frecce“; un vero disagio per questa categoria di lavoratori. Considerate le ore continue che si trascorrono sul materiale rotabile e le brevi soste che spesso ha l’equipaggio, tra un’inversione di marcia e l’altra, sarebbe opportuno esaminare questi aspetti per migliorare la qualità e la salute dei lavoratori. In un panorama in cui il comparto ferroviario vive problemi di natura sicuramente diversa, tra cui il rinnovo contrattuale scaduto il 31 dicembre 2017, potrebbe sembrare che occuparsi di problemi del genere sia quasi un lusso riservato a categorie privilegiate di lavoratori. Non è così. Perché di lavoro ci si ammala anche a causa dei ritmi, dei conflitti tra le responsabilità del lavoro e quelli della vita familiare, del contrasto tra le esigenze fisiologiche e quelle produttive. Nulla va sottovaluto e lasciato al caso. I lavoratori hanno diritto a vivere in ambienti sicuri, salubri e confortevoli, senza essere sottoposti a turni massacranti o a disagi lavorativi, senza svolgere una funzione puramente meccanica e anonima negli ingranaggi del sistema produttivo. I lavoratori sono prima esseri umani e poi numeri. E noi agli esseri umani dobbiamo tenerci.