Ciao, come va? Spero bene. Ho pensato molto a quello che mi hai scritto. Mi sono resa conto di essere completamente d’accordo con te. La nostalgia delle vacanze mi è piombata addosso come se fossero anni che non vado in ferie, invece sono passate solo due settimane da quando sono tornata al lavoro. Così, senza pensare a nulla, sono andata per il week end nella vecchia casa dei nonni. Te ne ho parlato già tempo fa: è una casa bella, vissuta, ma soprattutto isolata. Con la scusa di far arieggiare le stanze ho trovato la motivazione per godermi due giorni di pace. Come dici tu.. è necessario un po’ di quiete per riprendersi dallo stress del fine ferie. Ho fatto la spesa nel micro supermercato del paese e lì, alla cassa, d’avanti a me un anziano signore parlava con la cassiera. Le uniche parole che ho colto in modo distratto e frettoloso sono state: “Lo si sapeva da decenni”. Non ho dato peso a quel che ho sentito e mi sono precipitata nella vecchia ed amata baita. Mi sono comportata come quei personaggi delle commedie americane portate sugli schermi dai film della Disney. Infissi aperti, provviste riposte ordinatamente, apertura degli interruttori di luce ed acqua e lungo sospiro liberatorio mentre mi abbandonavo all’abbraccio della mia poltrona preferita. Sono molto affezionata a quella costruzione, è stata per anni la casa dell’estate per la mia famiglia, prima perché ci vivevano i nonni, i genitori di mia madre, poi quando loro sono andati in un mondo migliore siamo tornati tutte le estati. Abbiamo continuato a farlo quando la mamma e il babbo sono andati in pensione e hanno voluto trascorrere l’ultima parte della loro vita proprio in questo luogo ameno. Quando poi i miei genitori hanno raggiunto i nonni tutto si è spezzato. Mio fratello l’ingegnere in Australia, mia sorella violoncellista a San Francisco in California, io sola nella nostra città di origine a fare l’avvocato, come tu sai. Su di me è forte l’attrazione esercitata dalla nostra casa di montagna, quando posso ci scappo, anche se non come vorrei fare tutte le volte.
Il tutto si riduce a qualche fine settimana da passare in compagnia di me stessa, una ritirata in un eremo. Mi sono schiodata dalla poltrona, ho costretto me stessa a disfare il trolley. Accidenti, nel riporre le poche cose mi sono resa conto di aver dimenticato in città il libro che mi riproponevo di leggere, sicuramente sul tavolino dell’ingresso. Pensare che l’avevo messo lì apposta per non dimenticarlo, va bene, pazienza, che altro potevo fare? In paese non c’era nulla da comprare, giungere ad una libreria della città più vicina significava farsi quasi due ore di strada tra andata e ritorno. Ho deciso così di cercare, senza grandi aspettative, negli scaffali del babbo anche se molti testi erano stati portati via da noi figli dopo la sua partenza. Qualcosa c’era, oltre ad Omero, Promessi Sposi, Divina Commedia, sonetti di Petrarca, l’arte della Guerra, Tucidideo e qualcosa di Francis Beacon, tutte cosucce, certo interessanti, anche belle e sicuramente istruttive, ma non avevo la predisposizione a leggerle. Ero rassegnata a guardare le illustrazioni del Dorè contenute negli scritti di Dante come facevo all’inizio dell’adolescenza nei lunghi pomeriggi estivi lì trascorsi. Poi lo sguardo è caduto su una raccolta di settimanali ordinatamente riposti sul ripiano più basso dello scaffale. Ho guardato meglio e ho riconosciuto le impegnative riviste che il babbo riceveva per abbonamento. Ho cominciato a sfogliarle, tanto figure per figure.. Alcuni servizi fatti alla seconda metà dei primi anni 70 del secolo scorso mi hanno riportato alla mente le parole di quell’anziano signore nel negozio del paese: lo si sapeva da decenni. Infatti alcuni articoli dell’epoca li pubblicati riportavano delle previsioni che oggi giorno sono invece emergenze. In uno di questi articoli si sostiene che il benessere consumistico esistente nei paesi occidentali, dovuto anche al depauperamento ed all’accaparramento delle risorse del resto del mondo, avrebbe dato origine ad un fenomeno migratorio di proporzioni bibliche. Sempre secondo l’articolo, si sosteneva che queste masse si sarebbero spostate assediando l’Europa ed il nord America, rivendicando dal punto di vista esistenziale il loro diritto al cibo, lo si chiamava pane quotidiano, si scriveva anche di cercare già all’epoca soluzioni in quanto ignorando il problema lo si faceva incancrenire. E come si sa, aggiungeva l’articolista, uno stomaco vuoto è un cattivo consigliere politico, citando Einstein. C’erano servizi sull’inquinamento incombente per l’utilizzo di combustibili fossili, si parlava già dei danni irreversibili provocati dal DDT, usato contro le zanzare. Si raccontava delle tonnellate di defogliante spruzzate a pioggia sulle giungle del sud-est-asiatico. Quei servizi giornalistici risalivano ai tempi dei presidenti americani Johnson e Nixon. Sembra quasi preistoria. Dagli albori ad oggi il problema è degenerato, seppur annunciato con grande anticipo. Ma vuoi vedere che davvero dobbiamo confidare su una nuova visione indotta da un’altra intelligenza? Sicuramente un’intelligenza diversa non biologica, si dovrà sperare in una cosa nuova, una cosa artificiale!
Salutami chi vuoi RUJAMAR!