Si è svolto il quarto incontro con i delegati Rsu ed Rsa della Uiltrasporti Campania del settore portuale nell’ambito del progetto “Oggi parliamo con..”. Solito appuntamento nella sede di piazzale Immacolatella Nuova, al varco Pisacane, proprio dove domina l’edificio dell’autorità di sistema portuale mar Tirreno centrale, l’ente commissariato per quattro anni e attualmente guidato da Pietro Spirito, ex manager delle Ferrovie. Ad accogliere stavolta i delegati sindacali del comparto, il Segretario Generale Antonio Aiello , il Segretario Organizzativo Annalisa Servo e il Segretario di settore Fabio Gigli. Anche durante questo incontro emerge forte la volontà della Uiltrasporti Campania di ampliare i processi di partecipazione democratica, partendo da ragionamenti aperti a tutti e dalle chiare linee condivise che portano alle scelte dell’organizzazione, alle posizioni che si prendono quotidianamente nelle vicende, con l’ambizione di diventare ancora di più un sindacato di qualità. Ed è necessario essere sempre più presenti e sempre più pronti a rispondere alle esigenze dei lavoratori che operano nei porti della Campania, di Napoli e di Salerno. Sicurezza dei lavoratori, strapotere delle multinazionali, stallo sul contratto nazionale, autoproduzione, straordinario non regolarmente retribuito. Sono solo alcuni dei problemi che attanagliano il comparto dei lavoratori del porto che ormai sono stanchi di vedere ledere i loro sacrosanti diritti e vedere la loro dignità schiacciata da logiche politiche davvero inaccettabili. Si parte da Salerno e si sottolinea come proprio in questo porto si guardi molto alle esportazioni soprattutto fuori Italia, è questo un porto tradizionalmente export oriented. I volumi di merci movimentati a Salerno sono importanti, davvero enormi: qui si sviluppa molto traffico-cargo, non c’è un centimetro quadrato dei piazzali che non sia destinato alla movimentazione delle merci. Questo porto è sicuramente molto produttivo, capace di attrarre commerci, grandi traffici ma anche qui i problemi per i lavoratori non mancano e con grande senso di responsabilità e tenacia si è cercato negli anni di governare nel miglior dei modi le grandi vertenze e di uscire vincitori in molte situazioni, portando dei risultati a casa favorevoli per i lavoratori del comparto.

Il porto di Napoli invece è stato sicuramente penalizzato negli anni dalle numerosi fasi di commissariamento e da rigidità che hanno condizionato anche i singoli operatori portuali. Si pensi alla vicenda delle guardie particolari giurate che svolgono un servizio di vigilanza privata presso i varchi del porto di Napoli. Stiamo parlando di lavoratori che hanno un contratto scaduto dal 2015, ai quali è stato proposto un nuovo contratto, peggiorativo rispetto a quello in essere, su punti importanti come il trattamento di malattia ed infortunio, la flessibilità, i riposi giornalieri e settimanali. Solo negli ultimi anni, il personale di questa azienda ha vissuto tre passaggi di cantiere e, ad ogni cambio appalto, la situazione è notevolmente peggiorata: a questi dipendenti la prestazione lavorativa svolta di domenica viene retribuita come un giorno feriale, vengono tolte loro, in maniera arbitraria, giornate di ferie senza che vengano richieste, non hanno nessuna garanzia, si vive sempre in una situazione di incertezza. E c’è addirittura chi ha perso il posto di lavoro perché si è allontano qualche minuto per recarsi semplicemente in bagno. No, per questi lavoratori non c’è il rispetto di alcun diritto. E purtroppo l’autorità di sistema portuale, negli anni, non è riuscita a dare nessun tipo di risposta ai problemi di questi lavoratori, perché sostanzialmente non era presente, c’era sempre qualche commissario che chiudeva gli occhi per non essere assalito dai problemi e aspettava che passasse il tempo. Ma si sa, è il committente che dovrebbe vigilare sulle aziende in appalto, controllare che le regole nelle aziende vengano applicate e l’autorità di sistema portuale pare che invece continui, anche oggi, a fare orecchie da mercante. Come occorre accendere un focus sulla situazione dei lavoratori della S.M.S. Spa, azienda titolare del servizio integrativo antincendio del porto di Napoli e della Darsena Petroli, i cosiddetti guardie ai fuochi. Lavoratori che svolgono un lavoro delicato e preziosissimo per la sicurezza nei porti, lavoratori che hanno un contratto scaduto da 9 anni e quando il 17 luglio scorso si è cercato, al tavolo di contrattazione, di trovare un accordo sulla parte economica e normativa ed il sindacato ha poi chiesto di inserire nel contratto l’assistenza sanitaria e l’ente bilaterale, il tavolo è poi saltato d’improvviso per volere dell’azienda ed è stato così proclamato lo stato di agitazione dalle segreterie nazionali. Questi lavoratori oggi si trovano addirittura a prestare lavoro straordinario che viene retribuito solo al 10%, il restante lo si recupera con il riposo compensativo, in giorni di libertà che decide l’azienda. Cosicché i lavoratori danno una mano all’azienda, l’azienda decide di fargli perdere ticket e indennizzi. Brutta storia. Ed è assurdo che l’azienda utilizzi così i suoi dipendenti, assurdo assecondare un’organizzazione del lavoro che è sempre al limite del rispetto della norma. È necessario costruire un vero meccanismo di banca delle ore dove è possibile accantonare le ore effettive di lavoro pagando le maggiorazioni dello straordinario e, sulla questione del riposo compensativo, non si devono assolutamente perdere le competenze della contrattazione decentrata minime legate alla presenza in servizio perché altrimenti accade che il lavoratore, non solo presta straordinario in regime di estrema flessibilità, ma ci perde due volte, sulla maggiorazione e sulla contrattazione decentrata (ticket), consentendo di far guadagnare solo all’azienda.

Bisogna riabituare il mondo della portualità al fatto che esistono contratti collettivi nazionali, che esistono delle regole da rispettare, che esistono i lavoratori, che il lavoro si paga e che deve essere rispettato a cominciare dalle norme di sicurezza che spesso vengono trattate con superficialità, nonostante sia stato sottoscritto un protocollo per la sicurezza nel porto di Napoli che va rispettato e che è un risultato raggiunto davvero importante. Non se la passano meglio i lavoratori della Culp, un’organizzazione che opera nel porto di Napoli e che si occupa di accompagnare, nella realizzazione dei servizi, le imprese che si dedicano alla diverse operazioni portuali. Questi lavoratori hanno protestato contro la richiesta delle compagnia di navigazione Grandi Navi Veloci (GNV) di attivare l’autoproduzione sui traghetti nella tratta Napoli – Palermo. La richiesta, inoltrata all’Autorità portuale, ha pertanto scatenato sconcerto visto che sarebbe subordinata alla presentazione di un accordo di riduzione dell’attuale costo tariffario da parte della cooperativa dei lavoratori portuali. E il discorso torna sempre allo stesso problema… l’AdSP non si assume neanche la responsabilità della tutela del lavoro portuale contro la stortura concorrenziale delle attività svolte in autoproduzione. Tutto ciò mette a rischio la tenuta dei livelli occupazionali e di reddito dei lavoratori portuali (ex art.17 legge 84/94) e introduce pericolosi precedenti. È necessario applicare correttamente la normativa in vigore per prevenire le gravi conseguenze dell’autoproduzione in termini di dumping contrattuale e di abbassamento degli standard di sicurezza per i lavoratori dei porti e dei marittimi . È necessaria un’azione di vigilanza energica e forte dell’Autorità di Sistema Portuale affinché non si ripetano simili azioni e sia ripristinato definitivamente il rispetto delle regole e della normativa vigente nei porti di competenza dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale. Il rispetto dei contratti nazionali da parte delle aziende, il rispetto della legge 300, la libertà e la dignità, è questo di cui hanno bisogno i lavoratori portuali. Il nostro compito è quello di dare voce a questi problemi, per farli emergere, per farli nostri e avere il coraggio di denunciarli. Il nostro impegno c’è tutto.