Ciao, spero tu stia bene, volevo ringraziarti per la pazienza che hai nel leggere le mie lettere, regalandomi il tuo tempo prezioso e rispondendomi a tua volta con foglio, busta e francobollo. Forse qualcuno potrebbe pensare che siamo degli inguaribili snob ma lasciali pensare pure, non si rendono conto come di questi tempi di elettronici dialoghi, sia prezioso inviare pensieri ed emozioni utilizzando un foglio di carta. Lettere scritte a mano come facciamo noi. Bene, questa volta ti parlerò di Leonilde. La mia amica è venuta a trovarmi a casa dopo l’orario di studio dicendomi che doveva comunicarmi qualcosa di riservato. Leonilde aveva un soprannome, la leonessa, che le fu dato ai tempi dell’università a causa della rossa chioma che le incornicia il volto come un’aureola di fuoco. Appena conseguito la laurea in filosofia si innamorò di una matricola e benché oramai laureata convinse i genitori a farsi iscrivere ad un’altra facoltà per una seconda laurea: si iscrisse così a scienze della comunicazione solo per stare vicina al suo amoroso. Ragazza in gamba, in soli tre anni riuscì a conseguire il secondo titolo di studio e a far laureare il suo fidanzato. Ma dopo poco lo mollò in quanto disse che si era rivelato insaturo. Leonilde attualmente copre un incarico dirigenziale ai più alti livelli in una delle più grandi Tv commerciali d’Europa. Era in forma la Leo, muscolatura tonica, solida, elegante silhouette ed il vezzo da studentessa fuori corso. Nulla dell’aspetto faceva intuire i gravi motivi di urgenza e riservatezza che l’avevano indotta a cercarmi. Eravamo amiche dai tempi degli studi, poi pur avendo reciproche notizie l’una dell’altra, incominciammo a vederci sempre più di rado. Le chiesi subito i motivi del perché si fosse fatta viva: in nome della nostra amicizia di un tempo e in secondo luogo per le mie competenze professionali.

La mia attività di avvocato cominciava ad essere apprezzata anche nei salotti della città dove, da qualche anno, la mia amica si era stabilita. Queste furono le parole di Leo, seduta nel salotto di casa davanti ad un buon tè, e dopo abbracci e baci cominciò a raccontare appunto cosa l’aveva spinta da me. Una mattina della settimana prima che era giunta da me,  Leonilde arrivò in ufficio un’ora prima del solito orario. Salì subito al piano attico dove c’era il mega ufficio dell’Amministratore Delegato del gruppo in quanto convocata la sera precedente personalmente dal grande uomo. Quelle rare comunicazioni erano molto più che inviti. Sopra l’AD c’era forse solo DP (Dio Padre). Gli alti dirigenti che avevano il privilegio di tanta considerazione si potevano contare sulle  ditta di una mano e lei era una di loro.  Leonilde salì con l’ascensore che  si apriva direttamente nell’anticamera dell’Olimpo. Trovò il locale vuoto, la segretaria ancora non c’era, ma dalla parete di cristallo si vedeva l’elicottero dell’AD già fermo nella piazzola (Dio viaggia nell’elicottero?). Ciò significava che lui era già alla sua scrivania. Stava per bussare quando sentì delle voci provenire dall’interno; oltre al capo c’erano altri due uomini. Suo malgrado Leonilde riusciva a sentire cosa si dicevano, fece per andarsene, ma un po’ la curiosità di quel discorso, un po’ la possibilità di essere vista dall’elicotterista oltre la parete trasparente, la bloccarono in quel posto. La Leonessa mi riferì che dopo aver bruciato il bosco, prima che il fuoco distruggesse tutto, bisognava spegnere l’incendio. Appropriarsi delle spoglie del nemico e cominciare a regnare, tanto i nuovi germogli sarebbero presto nati. Agevolare con una nuova narrazione i tempi a venire ed illuminare il medioevo che per altro avevano creato loro. Si lasciarono stringendosi la mano dicendosi che si, era loro compito tessere l’ordito della storia.

Ma quel che lasciò basita Leonilde furono i volti delle persone che aveva sentito parlare con l’AD. Quando perse di vista l’elicottero attraverso la parete di cristallo riconobbe due persone che riempivano con la loro immagine e i loro proclami tutte le prime pagine dei giornali, sempre presenti in tutti i TG. Voleva un consiglio da me la Leonessa, un consiglio su cosa fare. Le chiesi se qualcuno sapeva di quell’incontro, mi disse di no. Da avvocato non abbiamo prove, da amica siamo troppo deboli, è un boccone troppo grande per noi, dimentichiamo la vicenda. Da cittadina ti dico di resistere, resistere, resistere, aspettando tempi migliori. Tu che ne pensi? Con la stima di sempre salutami chi vuoi.
Rujamar!