È successo ancora. Di nuovo. L’inesorabile notizia di un altro morto sul lavoro, un altro lavoratore dell’igiene ambientale che ha perso la vita mentre si guadagnava da vivere. Tutte le morti sono brutte, sono tragedie difficili da superare, ma quando accade sul posto di lavoro, dove le persone si recano quotidianamente per guadagnarsi il pane con il sudore e con la fatica, per costruirsi un futuro migliore e più sicuro per se stessi e per le proprie famiglie, questo no, questo è davvero difficile da accettare. Questo è un dramma di tutti. Quello che è accaduto a Salvatore Arciello, un ragazzo di appena 32 anni, di Marano di Napoli, è qualcosa che è proprio difficile da raccontare e da accettare. Perché alla morte è già difficile dare una spiegazione, figuriamoci poi quando ci sono errori tragici, quelli che non vanno commessi assolutamente, questa spiegazione proprio non la si trova; e allora siamo tutti pronti a dire che poteva succedere.. ma che proprio non doveva succedere.
Di lavoro non si può morire. Di lavoro si vive e la vita di un uomo non ha prezzo. Nessun prezzo. E non dobbiamo arrenderci a fatali bilanci. Non dobbiamo sperare che le tragedie non accadano affidandoci solo alla speranza o alle preghiere. La lotta contro l’insicurezza e la precarietà sui luoghi di lavoro va perseguita ad ogni costo, perché è inaccettabile che si sia spezzata un’altra giovane vita, ancora una volta, a distanza di meno di un mese dal decesso di un altro operaio, Aniello Russo, che lavorava nell’impianto STIR di Giugliano. Il lavoro deve essere al centro del nostro pensiero e della nostra azione ogni giorno, il lavoro è crescita, è formazione, è speranza, è futuro. Questa morte non doveva accadere, questa morte, come tutte quelle avvenute sino ad oggi, si doveva evitare. Perché ogni volta che un lavoratore muore, la sconfitta è di tutti. È da tempo che le Organizzazioni Sindacali e gli stessi lavoratori denunciano la precarietà delle condizioni di sicurezza nel comparto dell’igiene ambientale senza mai abbassare l’attenzione di fronte alla necessità di perseguire il rispetto delle norme sui luoghi di lavoro, la giusta informazione, invocando il diritto dei lavoratori alla protezione delle loro vite.
Ma nulla, pare che in questa Italia, che nel nostro territorio, i diritti dei lavoratori siano un mondo ancora inesplorato. Quanto ancora dovrà pagare chi suda la giornata facendo il proprio mestiere, a quante altre morti bianche dovremo assistere? Quando le Istituzioni si renderanno conto che lavorare senza rischiare la vita si può? Salvatore era un ragazzo di 32 anni, un lavoratore della ditta Tekra che gestisce il servizio di rifiuti solidi urbani. Salvatore è morto tragicamente schiacciato da un auto compattatore nel deposito dell’azienda presso cui lavorava. Salvatore era un operaio che ha pagato un prezzo alto che nessun ragazzo a 32 anni dovrebbe pagare: l’ha pagato con la sua vita.