Si è svolta presso la sede della Uil Campania, al varco Pisacane, la presentazione del libro “Napoli cronaca di una implosione annunciata” di Attilio Belli, emerito urbanista italiano e professore presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. L’incontro ha previsto un confronto e una discussione aperta tra personaggi come Vito Grassi, Enrico Cardillo, Bruno Discepolo, Francesco Nicodemo, Pasquale Belfiore, il tutto moderato dalla giornalista del Corriere del Mezzogiorno, Simona Brandolini, in casa del Segretario Generale della Uil Campania, Giovanni Sgambati. Un libro quello di Belli che si concentra sulla necessità di rigenerazione urbanistica e di sviluppo per una città come Napoli che è spesso una città troppo bistrattata, piegata su stessa e incapace di reagire. Una seria riflessione sui ritardi dello sviluppo dell’area metropolitana, la scarsa sinergia tra competenze e decisioni che non consentono ancora di uscire dagli annosi problemi di arretratezza dell’area metropolitana. Cosicché risulta imprescindibile instaurare un dialogo tra politica e società civile perché solo attraverso questo confronto si potrà discutere ed arrivare a soluzioni utili per la nostra città.

Sono molti i rischi che Napoli corre e uno di questi è proprio quello di essere trascinata verso una progressiva implosione perché la città è incapace di coinvolgere la sua area metropolitana in una prospettiva di sviluppo innovativo. I segnali che annunciano questo futuro sono raccolti in questo libro con una molteplicità di esempi accompagnati anche da alcuni suggerimenti per cercare di evitare questo esito. La proposta di Belli è quella di costituire un gruppo di lavoro tra Università, Unione Industriale, Sindacati, Associazioni ambientaliste per formulare una proposta organica di progetti su punti di forza e punti di debolezza dell’area metropolitana, progetti da offrire poi alle istituzioni. “Il pregio del libro di Belli” afferma il Segretario della Uil Campania, Giovanni Sgambati, “è che richiama alla necessità per la città metropolitana di Napoli di dotarsi di un piano strategico. La Uil ha iniziato a realizzare delle intese con Confindustria ma bisogna essere sempre più coraggiosi ed insistere di più. Senza un piano strategico quest’area metropolitana rischia di essere anziché un potenziale positivo un vero declino, un declino non solo per i cittadini ma anche per quelli che noi rappresentiamo, i lavoratori e i pensionati”. E Napoli, lo sanno tutti, è una città che non merita il declino. Napoli è una città che merita di reagire, non merita di subire un’implosione, ma merita di crescere e di arrivare ai livelli delle città europee, delle grandi capitali. Nella città partenopea purtroppo però non esistono basi per uno sviluppo postindustriale anzi sono state fatte scelte urbanistiche sbagliate. Non si è fatto nulla per attrarre investimenti. L’assurdo a Napoli trova terreno molto fertile purtroppo, non in ultimo il caso delle griglie a Piazza Plebiscito o il problema annoso di Bagnoli. Negli ultimi anni questa città è una città immobile e questo, per la bella metropoli partenopea, è una vicenda assurda. Servono investimenti ma serve il lavoro che genera l’infrastruttura. È necessario un progetto integrato che miri alla modernità metropolitana, allo sviluppo turistico ma anche all’insediamento di un forte polo terziario avanzato, soprattutto perché l’aria di Bagnoli diventi appetibile per gli investitori del terziario innovativo. Probabilmente questo è il più grande problema della città di Napoli che non si è riusciti a risolvere da quando l’impianto di Bagnoli è stato dismesso, questa è l’implosione della città, l’incapacità che si è consolidata nel trentennio trascorso di promuovere la transazione alla società post industriale avvalendosi della lezione delle esperienze europee. È importante praticare l’apertura alla società civile con un dialogo costruttivo, seppur cosa difficile, con l’obiettivo di garantire uno sbocco alla modernità metropolitana. Tutte le grandi trasformazioni urbane vanno gestite attraverso il dialogo e il confronto con le rappresentanze della società civile. Saper gestire il dibattito pubblico è la sfida ineludibile per le amministrazioni pubbliche; il più delle volte la farraginosità dei processi di trasformazione urbana non dipende dalla partecipazione pubblica ma dall’inadeguatezza dell’azione pubblica. Ci vogliono strategie. Strategie per lo sviluppo economico e sociale della comunità metropolitana ed è necessario che questa città trovi la forza di reagire, di uscire da questo tunnel buio in cui si trova, di ripensare al futuro del territorio metropolitano, sia nelle dimensione locale e territoriale che nella dimensione globale.