Questa notte, con il sonno che non si decide, ero un po’ restia a scriverti. Si lo so, tu mi dirai quando vuoi, non disturbi mai; io però conservo ancora una specie di atavico pudore nel propormi agli altri quando non sono chiamata a farlo. Resta il fatto che c’è del fascino in questo modo desueto di comunicare, io scrivo di me ora ad un altro (tu) e quando quello che comunico giunge, chi ha comunicato (io) non è forse più se’, ma un altro io! Ah… la bellezza del surreale. Vabbè comunque la si voglia vedere, ora sono qui a scriverti. Questa sera uscendo dallo studio, come capita spesso nell’androne dell’edificio, ritrovo le solite persone con le quali dividiamo il palazzo adibito ad uffici. Quasi sempre è un allegro cicaleccio, si imbastiscono battute argute tra le persone del mio studio, le ragazze dell’ assicurazione che occupano il piano di sopra, i baldi giovanotti dello studio notarile e gli architetti uomini e donne che occupano l’attico.

Abbiamo tutti più o meno lo stesso orario, perciò ci troviamo a dividere le scale e l’ascensore. Nell’ampio vestibolo si svolge un ufficioso “rompete le righe“. Ancora una volta l’argomento, quasi come sempre, risulta sessoso. Meglio gli uomini o le donne? Puoi immaginare che ogni soggetto risulta essere estremamente partigiano rispetto alla propria appartenenza. Alle volte capita, soprattutto se piove, o l’argomento è stimolante, di trascorrere delle intere mezze ore ai piedi delle scale. Ogni tanto, di solito il venerdì, dominano le argomentazioni per sbaragliare l’avversario e, per illustrarle bene, ci rechiamo da “Ciccio -pizze e calzoni”. Lì non ti dico, come un’importantissima sfida in notturna, l’eterno derby consuma un duello mai definitivo, si rimanda alla prossima occasione la singolar tentazione. Questa volta, che era appunto di venerdì, la contrapposizione sul chi è fatto meglio si è arenata, un po’ per sfinimento e molto per la sintesi risolutiva (per la serata) espressa da Edvige, una delle belle architette dell’attico.

Noi donne ci siamo immediatamente schierate con lei quando ha detto; certo è che noi donne siamo state fatte dopo, perciò si può ragionevolmente affermare che siamo fatte meglio. Avessi visto le facce degli uomini, a bocca aperta e completamente spiazzati! Noi ragazze abbiamo colto l’occasione per segnare un punto a nostro vantaggio e siamo andate via. Vincitrici fino alla prossima! Come sempre ti ringrazio per la pazienza con cui mi ascolti (mi leggi). In piena notte la radio sta trasmettendo una bella canzone di Fred Buscaglione che dice così: riempiva un bel vestito di magnifiche lame’, era un cumulo di curve, come al mondo non ce n’è. Che spettacolo le gambe, un portento credi a me.  Ciao, salutami chi vuoi,
Miramar!