Violenza. Ancora tanta inaudita violenza. Un’intollerabile e stupida aggressione, come stupide sono tutte le violenze, commessa stavolta ai danni di un macchinista di ANM, si è consumata nella giornata di ieri su un treno diretto a Piscinola. Sangue, paura e tanto, tanto sgomento. Inutile parlare ancora di un episodio già letto e riletto nella cronaca dei quotidiani locali. Inutile descrivere l’accaduto nei minimi particolari. Quello che resta della giornata di ieri è l’immensa amarezza che tali episodi generano in tutti noi. Per chi ci lavora in questi luoghi ma anche per chi li vive come utente, perché la paura e il senso di insicurezza aumenta smodatamente anche in chi lo utilizza il trasporto pubblico.
Per non parlare poi di chi lo svolge questo mestiere, il mestiere dell’autoferrotranviere, che sembra diventare un lavoro sempre più pericoloso, il bersaglio di tanto odio e a nulla sono valse le denunce fatte anche quando i riflettori della cronaca non guardavano con la dovuta attenzione e sensibilità alle prime avvisaglie di violenza subite dagli autisti, dagli agenti di stazione, dai macchinisti, dagli ausiliari del traffico, da tutti quei lavoratori che stanno in mezzo alla gente, che sono il front line aziendale, che dovrebbero essere il parafulmine aziendale, ai quali nessuno però ha mai detto che nello svolgimento del proprio lavoro si rischia il linciaggio, si rischia la violenza. Lavoratori che scendono di casa con l’intento di offrire un servizio che via via sta scadendo nei suoi elementi più importanti. Lavoratori che non sanno più se a casa ci potranno tornare indenni. Una violenza che dilaga senza arresto, autisti presi di mira da baby gang che utilizzano sassi per sfogare la propria rabbia e frustrazione, agenti di stazione che vengono picchiati solo perché hanno chiesto di obliterare un biglietto ai tornelli di ingresso della metropolitana, ausiliari al traffico che vengono aggrediti per aver elevato una contravvenzione e, qui siamo poi all’assurdo, una guardia giurata che resta ammazzata per chi sa quale ragione, ma ragione non c’è.
Non è una storia inventata sulla falsariga del celebre film “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick, non è la storia di una violenza inaudita sullo sfondo di una società distopica in cui, alla bestialità dei cittadini, si somma la repressione da parte delle istituzioni, interessate ad avere un controllo pressoché totale sulle masse. No. Queste sono purtroppo storie vere e ci chiediamo cosa le istituzioni stiano facendo per arginare una montante e sempre più pericolosa violenza. Non esiste crisi economica o sociale che possa giustificare tali episodi, la tutela dei lavoratori e dei cittadini è l’impegno imprescindibile di chi ci governa, dovrebbe essere la priorità assoluta, sulla sicurezza non si risparmi ma si investa. Che la politica si passi una mano sulla coscienza e che faccia finalmente qualcosa per la nostra città. Abbiamo bisogno di trasporto, abbiamo bisogno di vivere decorosamente e per farlo abbiamo bisogno di sicurezza.