È statistico. Le macchine prenderanno sempre di più il sopravvento sugli uomini, l’intelligenza artificiale e la robotica, sempre più impiegate in una vasta gamma di settori industriali, stanno comprensibilmente facendo preoccupare molti lavoratori che pensano che per loro questo “mutamento” nel mondo del lavoro può comportare solo una cosa: rischiare di perdere il proprio posto. Anche nel settore portuale la spinta verso l’automazione del lavoro sulle banchine procede la sua corsa inarrestabile.

Il conflitto tra automazione e lavoro è una tematica già discussa in svariate sedi e sarebbe auspicabile considerare l’automazione una risorsa, non una scure per tagliare posti di lavoro e sostituire lavoratori e lavoratrici con dei “robot”.

Un’automazione che non sia disfacimento del lavoro portuale e per raggiungere questo scopo è bene che questa sia governata in sintonia con le parti sociali, con l’obiettivo di rendere il lavoro portuale più sicuro, creando nuove figure lavorative, quindi formando e riqualificando i lavoratori stessi, con la nascita di una nuova era portuale.

L’automazione migliora performance, qualità dei prodotti e produttività, ma non deve incidere sulla riduzione dei posti di lavoro e soprattutto sulla qualità e costo del lavoro. L’automazione dovrà essere una risorsa, una conquista sociale, che possa migliorare la qualità della vita delle persone e non diventare uno strumento di arricchimento per pochi a discapito di tanti, dove poi il conto lo paga sempre l’ultimo della fila, l’operaio. In Nord Europa abbiamo avuto esempi di processi “selvaggi” di automazione del lavoro, dove tagliare posti di lavoro sembrava essere l’unico interesse delle aziende che miravano nell’immediato a raggiungere un aumento di produttività a discapito dei propri dipendenti; questo atteggiamento incomprensibile ha generato conflitti sindacali con le aziende in questione, che ancora oggi i porti del nord pagano. Il 7 e 8 maggio scorsi si è svolta a Roma una riunione tra una delegazione di dirigenti sindacali tedeschi e FiltCgil, Fit Cisl e UILTRASPORTI che rappresentavano i lavoratori nei terminal Eurokai, controllore di Eurogate e Contship.Durante l’incontro si è cercato di coordinare le azioni volte ad affrontare i processi di automazione e digitalizzazione che inevitabilmente tutti saremo chiamati ad affrontare. L’unica strada percorribile è sicuramente quella della contrattazione collettiva attraverso la quale sarà possibile garantire che l’introduzione delle nuove tecnologie nei terminal attraverso la negoziazione con i sindacati. Controllare questo processo sarà l’unica garanzia per i lavoratori e per coloro che fanno parte di questo comparto sempre più a rischio di automazione. Il professore Zigmunt Bauman diceva che “il progresso è diventato una sorta di gioco delle sedie senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile. Invece di grandi aspettative di sogni d’oro, il progresso evoca un’insonnia piena di incubi di essere lasciati indietro, di perdere il treno, o di cadere dal finestrino di un veicolo che accelera in fretta”. Al sindacato spetta il compito di vigilare questo processo di evoluzione che comporta cambiamenti, mutamenti, trasformazioni totali e radicali ma che non devono far paura; i cambiamenti non si possono fermare ma si può sicuramente governare quella traiettoria in modo da poter portare benefici nel mercato del lavoro e soprattutto ai lavoratori, situati al centro di questo processo e influenzati da tutto ciò che li circonda.
Antonello Guerrazzi