Agosto in riva al mare, il tempo passa e Lui, il Mediterraneo, da sempre una nostra risorsa, è là che ci offre le sue opportunità e anche se non facciamo nulla per meritarlo, fa del nostro Paese il trampolino d’Europa verso il continente Africano. L’Italia, ma soprattutto il Sud e il mare hanno da sempre avuto un rapporto particolare: dal mare si andava via per cercare fortune, dal mare si prendeva per vivere, al mare si facevano le vacanze sfrattando praticamente casa, al mare si offrivano le conoscenze con cantieri navali e naviganti, e Lui, il Mediterraneo, ha sempre risposto, non ci ha mai abbandonato ed anche se non l’abbiamo trattato bene, ci ha sempre offerto una nuova opportunità.
Adesso sembra essere diventato il problema, da cui bisogna difendersi, bisogna chiuderne gli approdi, se si potesse anche alzare qualche muro, altro che ponti, e quelli più vicini alle rive sempre più soli e isolati. Quelli che potrebbero, anzi che dovrebbero sfruttarne le potenzialità sono lasciati indietro e ogni volta che se ne ipotizza una benché minima infrastruttura c’è sempre qualcun altro che è pronto a minarne la realizzazione.
E così al secolo in cui quella che era la terra del progresso, della prima ferrovia, del primo cantiere nautico, della più grande università, della banca che non riusciva a depositare i soldi tanti ve ne erano, si è passati alla desertificazione industriale e demografica che ne segnerà definitivamente l’abbandono.
Tutti i più grandi Paesi hanno scelto il Mediterraneo come luogo ideale per i loro traffici commerciali, la Cina ha praticamente acquistato i porti del Pireo, dopo essere scappati da Napoli, il Canale di Suez registra traffici quattro volte superiori al canale di Panama e quindi il Sud dell’Italia ha il dovere di candidarsi ad essere la porta verso questi traffici che avvicinano il centro Europa più di quanto non lo facciano le politiche economiche dei governi italiani.
I porti del Sud sono isolati, non svolgono la funzione che la naturale collocazione gli consentirebbe, ed invece di pensare di arrivare subito con l’Alta Capacità in Campania, Puglia, Calabria e perché no, con un ponte in Sicilia, ci sono improvvisati politici che bocciano le infrastrutture così come altri professano il primato della politica sulla scienza.
Collegare Gioia Tauro, i porti della Puglia e quelli della Campania alla stazione Hirpinia in Valle Ufita determinerebbe la naturale piattaforma logistica di cui si avvantaggerebbe l’intero continente.
Invece in Italia, Trieste si prepara ad un investimento di 280 milioni per attrarre navi dal canale di Suez verso l’Adriatico, per non parlare della nuova via della seta che registra un investimento di circa 1.000 miliardi nel mondo che coinvolge 60 paesi con 900 progetti a cui Genova si candida con investimenti per 12 miliardi per essere la porta in Europa, e il SUD che sarebbe la porta naturale più conveniente ed economicamente invidiabile per costi e tempi di navigazione è scomparso anche dai programma di governo.
Essere nel Mediterraneo è la nostra forza è non si possono sopportare improvvisati soloni che cancellano investimenti col bianchetto, come se fossero errori di altri.
Non possiamo colorare di politica le infrastrutture, non c’è tempo da perdere, abbandoniamo i NO e troviamo dei SI.
Si all’Alta Capacità al Sud fino in Sicilia
Si al Gasdotto in Puglia
Si all’Ilva a Taranto
Si alla messa in rete di Gioia Tauro
Si alla stazione Hirpinia e alla Zes dedicata alla Valle Ufita
Si al collegamento autostradale dei due mari al SUD
Il mare nostro deve tornare ad essere la nostra risorsa non un problema, perché come appare evidente, mentre ci fermano gli altri scappano ancor più avanti e noi indietro non possiamo più stare.
Nemmeno seduti sulle nostre rive a guardare le navi che solcano l’Adriatico salutando i porti di Bari e Brindisi verso Trieste, o magari il Tirreno passando dritte davanti Gioia Tauro, Salerno e Napoli per arrivare nei porti sicuri della Liguria, lasciando al Sud le risse per le opere, studiate ad arte come in un blog, così che il Nord del Paese continuerà a deportare i nostri giovani con i loro sogni, con i vecchi che continueranno a guardare il mare nostrum accontentandosi di salvare la vita degli altri e lasciandosi scippare la propria.