La pagina di ANM come quella di EAV o CTP, dopo quelle di Caserta, Salerno, Benevento, solo per restare in Campania, non sono singole pagine di un diario cittadino, ma potrebbero essere pagine di un libro che qualcuno sta scrivendo o riscrivendo in luoghi lontani, ma non tanto da non essere noti e individuabili.

La crisi del TPL che ha trascinato tante, troppe e forse tutte le aziende nel Paese non è un caso, non è frutto della sola incapacità gestionale o della colpevole mancata selezione di un gruppo dirigenti, o di management improvvisati, ma più verosimilmente, vista la vastità del fenomeno,  frutto di una deresponsabilizzazione dei governi che hanno scaricato, con la parodia del Federalismo, i costi mal apprezzati, mal coperti e peggio ancora più maldestramente trasferiti sugli Enti Locali che pensavano di gestire in competenza territoriale i  servizi ai cittadini, con la convinzione – anche del Sindacato – che avvicinando i centri di comando al territorio che ne produce la domanda se ne sarebbero ottimizzato la gestione con maggiore Efficienza, Efficacia ed Economicità (come non ricordare le EEE di Bassaniniana memoria).

La crisi economica non c’entra, quella del TPL è iniziata ben prima del 2008, il controllo dei bilanci degli Enti Locali forse un po’ di più, per averne scaricato prima competenze e poi saturato l’indebitamento senza un preventivo controllo, salvo poi intervenire con “dissesti mirati” che non fanno altro che porre un grande interrogativo su quale Federalismo si è realizzato se non quello che allarga ancor più la forbice fra territori nel Paese e fra comunità all’interno di aree regionali. La crisi delle pubblic utility ampia e diffusa non risparmia territori e settori, ma cosa si vuole e si può fare sembra non interessare nessuno, se non quelli che hanno il problema direttamente, lavoratori- sindacati e apparentemente gli Enti Locali che, appare evidente, da soli ed in autodeterminazione non potranno venirne fuori, se non con tragedie aziendali, occupazionali e dei servizi ai cittadini.

Allora il problema diffuso e nazionale deve avere una chiave di lettura di tale dimensione, ma cosa invece sta succedendo? Apparentemente nulla ma ci sono dati che aiutano ad una riflessione quasi obbligata… nel TPL su gomma, sulle macerie di molte aziende (forse troppe per non essere sospetto) compare un Player Nazionale – di proprietà del ministero delle Finanze – che ne assume il controllo assicurando investimenti e funzionalità che gli Enti Locali meschini non riescono a garantire, visti i tagli ai bilanci e l’incapacità gestionale. Tutto quindi torna: abolita la 151 (fondo nazionale trasporti) hanno dato agli Enti Locali la responsabilità di distruzione di storie e aziende, ridotto ai minimi termini diritti e servizio, ed ora con centinaia di migliaia di posti lavoro in meno, così come di km/bus che abbandonano interi paesi e cittadini, si riporta tutto al Ministero dei Trasporti ma dopo una carneficina sociale insopportabile.

La ricentralizzazione del TPL non può passare inosservata, va coordinata perché non siano sempre gli stessi a pagare… la riforma si  può e si deve fare ma con sostegno e sviluppo dei servizi e dell’occupazione, perché nessun settore o industria ha pagato mai il prezzo che ora si vorrebbe assegnare al TPL, malcelando pagine nere ad un libro aperto che va sfogliato e letto all’intera comunità, senza trucchi e falsi salvatori della patria.