Il grido che echeggiava sulle coste del Mediterraneo in tempi lontani, annunciatore di tutti e di violenze per i popoli rivieraschi del Sud dell’Europa, ha buone possibilità di tornare d’attualità: “Mamma li Turchi”, era il terrore che si alzava dalle centinaia di torri d’avvistamento che costellavano le rive dei nostri mari.  Ancora oggi se ne vedono decine, alcune ridotte a rudere altre restaurate e ben tenute. Sicuramente nulla potrà riportare all’iniziale utilizzo quelle vetuste costruzioni. Il grido d’allarme che da esse si levava assume oggi alla luce dei ”fatti” le fosche tinte nefaste d’un tempo. Questa concreta possibilità non nasce dalla storia di questa terra, la Turchia, pur affascinante quando era conosciuta come Anatolia è stata prima ”Greca” indi ”Romana” poi ‘’Bizantina’‘ dopo ‘’Ottomana’‘, in quei luoghi crebbe il Cristianesimo, in quelle terre risedeva il Califfo, ”Capo’‘ di tutti i seguaci dell’Islam sunnita. La posizione geografica della Repubblica Turca ne ha fatto da sempre un ponte tra Asia ed Europa, dalle vicende omeriche ai giorni nostri, con livelli di tolleranza politico-religiosa diversi a seconda dei regimi che l’hanno governato.  Nell’ultimo secolo della sua storia la Turchia ‘’moderna’‘, tratta dalle ceneri dell’impero Ottomano, è stata posta in condizioni di equilibrio da Moustafà Kemal, che in seguito meriterà il titolo di Ataturk, ’’padre dei Turchi”.  Questo equilibrio ha portato il ponte Turchia ad agganciarsi all’Occidente dal punto delle alleanze politico-militari (va anche detto che i Turchi sono stati usati come misura di contenimento verso l’influenza dell’ex Urss nella regione) formalmente è stato laico con maggioranza Islamico-Sunnita.  Ora l’Occidente si allarma nel vedere il ‘fido’ alleato (fa parte della Nato da sempre) aprire alla nuova Russia di Putin. E’ come se la funzione storica di mediazione culturale svolta per secoli da questo paese tra Oriente ed Occidente dovesse mutare. Questa svolta rimuove gli equilibri tenuti in piedi faticosamente nell’ultimo  secolo in un’aria del mondo molto delicata, ma perché, quale ne è la causa, di chi l’iniziativa? Fra i tanti motivi c’è la situazione della Siria, il ritiro dalla regione della potenza Usa, la nuova intesa con l’Arabia Saudita.  Entrambe le nazioni sono Sunnite e tendono ad arginare l’influenza Sciita presente nel Libano da sempre ed in Siria da quando è scoppiata la guerra civile.  L’iniziativa si può far risalire alla persona del presidente Recep Tayyip Erdogan.  Con gli attacchi alla libertà di parola, alla costituzione, certi comportamenti verso i Curdi, che ricordano altri tempi e altre persecuzioni sin qui negate. L’incarcerare decine di migliaia di dissidenti, finalmente dopo il referendum è riuscito a porre in piedi una Repubblica Sultanale, ove egli si ritaglia il ruolo di ‘Solimano‘.  Erdogan, con la Politica di avvicinamento all’Islam, ha indebolito la laicità dello stato voluta dal fondatore Kemal Ataturk. Quando si fa della Religione una bandiera politica, ciò che Erdogan sta tentando di fare, non si sa mai dove si va a finire.  Ha contribuito alla politica del Sultano-elleno anche la situazione in cui il paese si è venuto a trovare, la Turchia s’è vista proiettata in una impensabile condizione di forza contrattuale, non immaginabile se non quella di destabilizzazione del medio oriente.  Come ai tempi dei vecchi Sultani, gli inviati del presidente hanno chiesto soldi all’Occidente come era prassi un tempo.  Quando ci si trova ad un bivio si deve scegliere, o andare avanti con  tutto quel che ciò porta, oppure guardare ad un rassicurante e fino ad un certo punto glorioso passato.  La scelta fin  qui fatta da Erdogan sembra guardare  all’indietro rischiando la trasformazione di una democrazia in uno stato  teocratico-confezionale.

Vi  saluto  e  sono  l’Autofferoagricolo