Nelle sale del Complesso di Donnaregina il famoso dipinto attribuito al genio leonardesco
Dal 12 gennaio al 31 marzo 2017 un’opera delle più controverse della storia leonardesca verrà ospitata nelle sale del Complesso Monumentale di Donnaregina, sede del Museo Diocesano di Napoli. L’opera in questione è il famoso dipinto olio su tavola, databile intorno al 1499, del Salvator Mundi, un Cristo benedicente dallo sguardo sereno e profondamente espressivo, con dei lunghi e morbidi boccoli biondi che scendono sulle spalle e sulla veste.
Il personaggio è raffigurato frontalmente, a mezza figura, tipico dell’iconografia, la mano destra è alzata per benedire e quella sinistra invece mantiene il globo, simbolo del suo potere universale, il tutto rappresentato con una ricchezza cromatica paragonabile solo all’Ultima Cena, con evidenti azzurri e rossi del panneggio.
Il globo è probabilmente l’elemento realizzato con più virtuosismo, simula il cristallo di rocca e testimonia uno studio sulla rifrazione ottica attraverso il vetro, in sintonia con gli studi scientifici di Leonardo da Vinci.
Quest’opera ha una storia del tutto particolare: dipinta nel 1499, anno in cui Leonardo soggiornava ancora a Milano, fu realizzato per un committente privato e successivamente passò a Sir Francis Cook e poi al Marchese di Ganay. Il quadro fu oggetto di numerose copie proprio per la sua grazie ed eleganza compositiva e per la sua splendida bellezza ed oggi è conservato in una collezione privata statunitense. Ancora oggi però, i dubbi sull’attribuzione dell’opera a Leonardo restano ancora tanti.
C’è chi è convinto che questo quadro sia opera del genio leonardesco e chi invece afferma che il Salvator Mundi è semplicemente un’opera di bottega. Che sia o meno opera di Leonardo, c’è una grande possibilità per i visitatori che si trovano nella città di Napoli: dal 12 gennaio, al prezzo di 6 euro, si potrà dunque ammirare quest’opera nel Museo Diocesano, opera che sarà accompagnata dal Cristo Benedicente dello stesso Leonardo che già è presente a Napoli nel Complesso di San Domenico Maggiore, e insieme infine al Cristo Fanciullo di Gian Giacomo Caprotti, collaboratore di Leonardo.