Quando si proclama uno sciopero non lo si fa mai a cuor leggero, perché lo sciopero intacca le tasche dei Lavoratori e crea non pochi problemi all’utenza ormai stressata del trasporto pubblico locale. Purtroppo, però, quando lo sciopero resta l’unico strumento per far udire le proprie ragioni diventa necessario ricorrere ad esso. ANM e CTP, due aziende sull’orlo del baratro che danno lavoro tra addetti ed indotto a circa 4000 Lavoratori, 4000 famiglie. La Compagnia Trasporti Pubblici di Napoli, CTP appunto, indebitata per ben 30 milioni di euro, nonostante i sacrifici che i lavoratori già nel lontano 2011 hanno affrontato attraverso un piano industriale che prevedeva l’abbassamento del costo del lavoro e l’utilizzo dei contratti di solidarietà. Ma se il mondo del lavoro ha fatto la sua parte non può dirsi altrettanto della dirigenza aziendale e della politica che, continuando in una gestione approssimativa, hanno rideterminato le attuali condizioni di sofferenza di CTP, basti pensare che l’ultima ricapitalizzazione dell’ente proprietario, la Città Metropolitana, cinque milioni di euro, in un attimo sono stati prosciugati dai numerosi creditori. L’Azienda Napoletana Mobilità, ANM, in questo momento è più in difficoltà della consorella provinciale. Infatti, se non si corre ai ripari, si chiuderà il bilancio 2015 – sì 2015 non è un errore di battitura – a circa meno 50 milioni di euro, somma che va al di la del 30% del capitale sociale e che per motivi giuridici costringerebbe ANM a consegnare i libri in tribunale dando avvio alle procedure concorsuali di fallimento.

Il sindacato, chiaramente preoccupato, ha chiesto immediatamente un incontro con la proprietà ossia il Comune di Napoli e con l’azienda, ma di fronte al continuo palleggiare di responsabilità tra Comune ed ANM è stato costretto a proclamare uno sciopero. Di fronte a questa prima azione, finalmente, si è riusciti ad arrivare ad una riunione in cui il Comune di Napoli attraverso l’assessore al Bilancio Palma si è assunto l’impegno di ricapitalizzare ANM per riuscire a portare in assemblea dei soci un bilancio da poter approvare. Un annuncio che deve tramutarsi in un fatto, per questo motivo le organizzazioni sindacali hanno deciso di confermare lo sciopero. Poi, se si riuscisse a passare questo scoglio, si potrebbe passare alla fase 2, ossia alla elaborazione di due piani industriali, ANM e CTP, che, salvaguardando occupazione e salario, possano portare a pareggio di bilancio le due aziende nel giro di tre anni, dopodiché, nella fase 3 si potrebbe far nascere un’unica azienda di trasporto dell’area metropolitana fondendo ANM e CTP insieme, per cercare di creare un sistema che produca non debiti ma utili da usare per una politica di investimenti che non gravi più sulla comunità. Per far questo però c’è bisogno che tutti gli stakeholder economici, Regione, Comune di Napoli e Città Metropolitana facciano la propria parte, che finalmente insieme alle forze sociali si disegni un piano per il trasporto pubblico locale dignitoso che un territorio come il nostro merita.