Era stata proprio una bella idea quella di Clotilde, pensava Isidora, andare insieme in vacanza da sole. Finalmente libere dagli sguardi preoccupati di amici e parenti, poi anche la scelta del posto, camere dignitose, piscina, spiaggia privata e palestra. Il prezzo più che abbordabile, pensare per quella cifra c’erano anche gli animatori. Si proprio due bei ragazzi sui venticinque anni, proprio come loro due. La sera prima Clotilde aveva fatto notare gli sguardi dei due giovani, Isidora aveva raccomandato all’amica di non dare troppa confidenza, “sai come è” disse; i giovanotti sono portati a travisare un comportamento troppo amicale.

La decade della vacanza stava finendo, erano state proprio bene Isidora e Clotilde, mare, sole, lunghe passeggiate nella pineta. Avevano ritrovato la complicità di quando erano al liceo, lì si dividevano proprio tutto. Erano una la confidente dell’altra, studiavano insieme, si raccontavano dei primi corteggiatori, delle prime ansie, erano proprio quel che si dice amiche inseparabili. Poi l’università le aveva divise, per motivi anche pratici avevano preso due facoltà diverse. Il padre di Isidora, rinomato architetto con studio ben avviato aveva di fatto guidato la scelta della figlia per architettura. Anche Clotilde aveva preso medicina avendo un padre primario all’ospedale cittadino. Ma quell’estate grazie a Clotilde che aveva proposto la vacanza si erano ritrovate più amiche di prima.

Unico neo in una vacanza perfetta, quei due bellimbusti degli animatori, sempre pronti ad ammiccare a seguirle con lo sguardo per quanto loro due non seguissero il programma d’animazione offerto dall’hotel. Ma vai a capire cosa passa nella mente dei maschi, si dicevano le due amiche, forse perché ci vedono sole pensano di sentirsi in obbligo di tenerci compagnia. Clotilde ed Isidora non ci pensavano più di tanto, anzi agli sguardi ”bovini” dei due ‘’valentino” si facevano un sacco di risate, trovandoli ridicoli. Ma ogni cosa ha un termine, come dice quella nota canzone ”come tutte le più belle cose, dura solo un giorno come le rose’‘.

Anche la vacanza finiva, ormai mancava solo un giorno. Ed ecco che proprio la sera prima dell’ultimo giorno le due amiche furono avvicinate da Eustacchio e Cornelio, i due animatori. Questi con garbo spiegarono alle ragazze che le ammiravano da giorni, non si erano mai avvicinati per non infastidirle. Aggiungere che il caso volesse in quell’ultimo giorno di ferie fossero liberi e proposero una innocente colazione in pineta. Avrebbero provveduto loro a tutto. Isidora era restia ma Clotilde disse ch’erano innocui, due provincia lotti, ci sarà solo da ridere per quanto solo impacciati. Così le amiche accettarono.

Il mattino dopo le ragazze in costume e prendisole andarono con i ” baldi” alla pineta che costeggia il litorale. Andò tutto bene, fecero il bagno, mangiarono tramezzini, giocarono e risero, fin quando Eustacchio emise un fischio, forte, prolungato come quello dei pastori. D’improvviso emersero dalla macchia circostante quattro giovanotti, evidentemente amici dei due. L’ultima cosa che sentì  Clotilde fu una spinta alle spalle e la sabbia in bocca che la soffocava. Isidora ebbe un pugno allo stomaco cadendo batté la testa su un tronco e fu buio.  Durante la notte le ricerca della polizia ebbe termine, i cadaveri delle due ragazze erano stati pietosamente coperti con teli bianchi dagli agenti.

L’ispettrice Romualda si disse ch’era chiaramente opera di un branco. Un altro femminicidio, anzi, doppio. L’ispettrice aveva visto altre volte simili scempi, in posti diversi, con modalità simili. Era sempre così, l’aggressione, la violenza, l’assassinio. Ma cosa c’era in testa a questi bastardi? Erano sempre le donne vittime di balordi, immaturi, repressi. Uno schifo! Ma come si poteva trovar ”piacere” si chiedeva Romualda, prima con la violenza piega, sorda, umiliante, poi per farla franca la morte all’aggredita! Sicuramente qualcosa non andava nella testa di quei ‘’mostri’‘, il brutto era l’aumento dei casi di femminicidio.

Fidanzati, mariti, compagni di tutti i tipi, poi il ”branco” la peggiore delle cose. Purtroppo anche per quelle due povere ragazze non c’era più nulla da fare. Isidora e Clotilde andavano ad allungare l’elenco delle morti per violenza. A Romualda Branca primo ispettore della polizia di stato non restava che attendere il magistrato, non poteva più nulla per le vittime. Pensò alle famiglie, al dolore che di lì a poco avrebbe colpito come un maglio. Fu contenta di non dover essere lei a dare la notizia, aveva già visto troppo dolore.

Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!