La necessità di definire un nuovo piano industriale per salvaguardare salario e occupazione
64 i milioni stanziati dal Ministero dell’Istruzione per prorogare fino al 30 novembre 2016 il programma “Scuole belle”, partito a marzo 2014. Un programma che prevede interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale degli edifici scolastici in tutta Italia, un’iniziativa che consente a 18mila lavoratori in esubero, per lo più 12mila ex LSU, di non restare senza impiego in seguito alla scadenza dei contratti, ma di essere utilizzati per piccoli interventi di pulizia delle classi e di sorveglianza dei locali e vigilanza degli alunni. Un decreto che autorizza le scuole di Campania e Sicilia, dove la gara Consip non è partita, e le scuole del Lazio, dove la gara scade, di continuare ad affidare, fino al 31 dicembre, i servizi di pulizia e ausiliari alle stesse ditte che li hanno erogati finora. E dove è decollato il sistema Consip, nelle altre regioni, il 31 dicembre scadranno le proroghe annuali delle convenzioni, cosicché la situazione dei servizi di pulizia degli edifici scolastici di tutta Italia verrà ad uniformarsi. Ma dopo aver visto tamponate le ennesime emergenze, torna in questo settore lo spettro della precarietà, la fatidica data si avvicina, il piano Scuole Belle, prorogato fino al 30 novembre 2016 ormai scade ed è necessario definire quanto prima la ripartizione delle risorse finanziarie attribuite ai servizi di decoro e ripristino della funzionalità scolastica, urge trovare una soluzione strutturale e definita per questa platea di lavoratori ex Lsu e Appalti storici della scuola. Un sistema questo che non potrà più garantire i livelli occupazionali dei lavoratori e non sarà più possibile derogare gli appalti alle stesse imprese e con la riforma degli appalti, per l’azienda subentrante, l’obbligo di riassumere tutti i dipendenti non sarà più vincolante. Cosa significa questo? Licenziamento. Perdita del posto di lavoro. L’inizio del calvario. Il problema dei lavoratori dei servizi di pulizia, attività ausiliari e manutenzione delle scuole pubbliche, è sempre esistito ma ora la paura è che si possa arrivare ad un disastro sociale. Oggi quello che viene messo in gioco è la salvaguardia del salario e dell’occupazione. Lavoratori di un settore nevralgico che operano nelle scuole rischiano di perdere il posto di lavoro e di vedersi ridurre significativamente l’orario di lavoro e la retribuzione. E mentre l’Anac dice “basta ad appalti senza gara” le imprese del territorio, in prossimità del 30 novembre, avviano le procedure di mobilità che sono l’anticamera del licenziamento collettivo. Un vero disastro. Un disastro che porterà con sé gravi disservizi e disagi nelle scuole dove non si potrà più garantire standard di pulizia e sorveglianza. Il tutto avviene nella completa latitanza del Miur e delle istituzioni politiche locali che sono più impegnati nei grandi proclami e poco attenti alla vera operatività. È arrivato il momento che le parti in causa si attivino per dare stabilità definitiva ai rapporti di lavoro, evitando soluzioni tampone che rendono solo più precari i rapporti di lavoro. È urgente un confronto con il Governo perché a tutt’oggi non è stato ancora convocato un tavolo di verifica da parte della Presidenza del Consiglio ormai necessario per dare una soluzione di prospettiva per la continuità occupazionale e di reddito per i lavoratori del comparto. È arrivato il momento di lottare con azioni incisive per la salvaguardia di ogni singolo posto di lavoro.