Buone notizie per il nuovo Ad del Gruppo FSI. Il suo primo bilancio chiude con un incremento di utile del 53%, da 303 a 464 milioni, un balzo degli investimenti del 29% ed un aumento del fatturato del 2,3%, da 8390 milioni a 8585 milioni. Quest’ultimo dato, in particolare, è stato commentato da Renato Mazzoncini come “ulteriore allargamento del perimetro”. Rispetto agli anni precedenti, risalta la crescita improvvisa degli investimenti, anche se il 69% è rimasta in infrastruttura, la restante parte è stata dirottata non solo sui treni AV, ma, soprattutto, in treni dedicati al trasporto regionale. Peggiora, però, il MOL, su cui potrebbero aver pesato “fattori normativi e regolativi” che hanno portato alla crescita dei costi operativi diversi da quelli per il personale (che sono rimasti stabili). Tra questi, i costi per energia elettrica da trazione, i minori ricavi per pedaggi AV e gli effetti della revisione del regime di sovvenzioni al servizio universale nella divisione cargo. Il risultato finale, per l’Ad del Gruppo, resta comunque “assolutamente soddisfacente”. Anche la Presidente, Gioia Ghezzi, legge positiva-mente i risultati del bilancio 2015: “Gli ottimi risultati raggiunti costituiscono una solida base per il prossimo triennio di investimenti e crescita”. Premiando, in particolar modo, il grandissimo lavoro svolto per gestire il forte cambiamento del quadro normativo-regolatorio. Partendo da questi dati, l’obiettivo futuro sarà quello di trasformare FSI in un operatore intermodale, soprattutto del trasporto urbano. Questo perché i numeri confermano la capacità del Gruppo di intercettare la crescita del mercato della mobilità. Il futuro prossimo della società guidata da Mazzoncini sembrerebbe votato a forti cambiamenti ed il restyling prospettato sembrerebbe aver addirittura spostato nel tempo l’ipotesi di quotazione in borsa, che, molto probabilmente, non avverrà neanche nel 2016. Entro questa estate sarà presentato il nuovo piano industriale, che si preannuncia come un piano di discontinuità. Sicuramente sarà più chiaro il quadro sulle mire espansionistiche ipotizzate dai vertici del Gruppo. In particolar modo, dopo l’accordo da 3 miliardi firmato con le Ferrovie iraniane sull’alta velocità, si è registrato l’interesse per la gara per la rete ferroviaria greca e l’attenzione rivolta per il servizio Atac di Roma. La fusione più probabile sembrerebbe, però, quella con Anas. Lo scopo sarebbe quello di creare una grande società di reti infrastrutturali capace di sfruttare le sinergie che si verrebbero a generare dall’unione. Restano da capire i dettagli dell’operazione, dato che la fusione dovrà avvenire “assolutamente dentro la holding”, secondo Mazzoncini, e soprattutto quale sarà il ruolo di RFI, la società del Gruppo deputata alla gestione della rete ferroviaria. Il futuro del Gruppo FSI è dunque ancora tutto da scrivere e le variabili sono tante. Quello che invece resterà inciso a seguito della presentazione del bilancio 2015 è un dato storico legato al personale. Ancora una volta si è toccato il minimo, contando nel Gruppo FSI 62288 unità. Si pensi che negli ultimi sei anni si è registrato un calo di dipendenti pari al 21%. Nonostante ciò, i bilanci sono sempre stati brillanti, a riprova del quotidiano sacrificio svolto dai ferrovieri per garantire un servizio il più possibile sicuro e puntuale, nonostante l’evidente mancanza di personale. Tanta dedizione non è stata però assolutamente riconosciuta, dato che mancano all’appello i premi di risultato dal 2013 e che ad oggi si lavora con un contratto scaduto nel 2014. Insomma, sembrerebbe finalmente arrivato il momento di riconoscere ai principali artefici di questo miracolo economico il frutto del proprio lavoro, perché solo da questo principio cardine sarà possibile costruire solidi binari su cui far viaggiare la crescita futura.