Pagina 6 Nel mese di gennaio 2016 si è svolto in tutti gli scali italiani un referendum per l’approvazione dell’ipotesi di accordo relativo al rinnovo contrattuale del settore degli handling che comprende i servizi svolti in aeroporto finalizzati a fornire assistenza a terra. La maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori del predetto comparto, attraverso l’esercizio democratico del voto, ha scelto di aderire favorevolmente all’ipotesi di accordo che, benché giudicato da molti addetti ai lavori carente sotto il profilo economico per l’adeguamento salariale al costo della vita, rafforza la cosiddetta “clausola sociale” che garantisce al personale dipendente il mantenimento dei livelli occupazionali, la continuità del rapporto di lavoro, nonché protegge i diritti acquisiti dai lavoratori nei passaggi di attività fra i diversi operatori. Con tale espressione di voto, i lavoratori ancora una volta hanno mostrato un alto senso di responsabilità, che in molti casi supera di gran lunga quello mostrato da alcune aziende del comparto. Sempre più forte è, infatti, la convinzione che sia arrivato il momento di riconoscere pari dignità a tutto il personale del settore aereoportuale e non solo ad alcuni addetti “privilegiati”. È, dunque, insopportabile lavorare nello stesso luogo, contribuire ciascuno per la sua parte al buon andamento della filiera aeroportuale ma vedersi riconoscere un trattamento economico profondamente diverso rispetto ad altri lavoratori. Eppure, ancora una volta, i lavoratori dell’handling rischiano un taglio netto della loro retribuzione, in quanto alcune aziende hanno comunicato alle organizzazioni sindacali di voler intervenire sui costi sedimentati della contrattazione di secondo livello nonché sui buoni pasto, allo scopo di ridurre ulteriormente il costo del personale e rendere le aziende sempre più competitive sul mercato per fronteggiare al meglio le continue richieste di sconto da parte delle compagnie aeree, che approfittano della concorrenza spietata, scorretta e senza regole chiare fatta da alcune società che si occupano dei servizi di terra. Ci sono, infatti, nel comparto, aziende (tra cui Alitalia) che, non applicando al proprio personale il contratto Assohandler, sostengono un costo del lavoro mediamente più basso di circa il 20% rispetto alle aziende associate, determinando in sede di affidamento dei servizi una concorrenza sleale grazie alla loro capacità di offrire costi più bassi rispetto a quelli offerti da altri. In que-sto disordine, i sindacati confederali, con non pochi sforzi, stanno cercando da anni di mettere ordine ed individuare delle soluzioni strutturali che superino i meccanismi assistenzialisti degli ammortizzatori sociali cercando di essere lungimiranti e propositivi nell’interesse dei lavoratori e delle stesse aziende spesso “irriconoscenti” rispetto ai sacrifici fatti dal loro personale. In particolare sullo scalo aereoportuale di Napoli mentre le aziende pensano di risolvere i problemi del settore unicamente tagliando gli stipendi ai lavoratori, alcuni Sindacati propongono soluzioni alternative e di lunga durata, come ad esempio la reinternalizzazione alla GESAC di alcune delle attività affidate in passato a GH Napoli e nello specifico i settori “nastro bagagli” e “bus-intercampi” con annessa quota di personale dedicato, in modo da diminuire sensibilmente il costo dei servizi. In questo modo la GESAC potrebbe azzerare gli oneri dell’operazione offrendo direttamente i predetti servizi di terra e rivedendo i contratti con le compagnie aeree grazie al potere esercitato dalla sua privilegiata condizione di monopolio.
Claudio Nocerino