La Città Metropolitana evoca nell’immaginario collettivo un sistema avanzato di servizi e di efficienza in grado di ottimizzare le risorse di un territorio allargandone gli orizzonti verso traguardi ambiziosi, per far intravedere alle popolazioni anche delle città cresciute intorno alla città capoluogo, possibilità di sviluppo in un quadro di sinergie in grado di determinare le giuste economie di scala, indispensabili per una gestione efficace della cosa pubblica. Troppo spesso, purtroppo, l’organizzazione delle città che furono capoluogo di provincia non costituisce affatto il modello di riferimento, quanto il principio da cui fuggire, per i disastri organizzativi e gestionali che hanno caratterizzato le amministrazioni di quasi tutte le città Metropolitane individuate nel Paese. Napoli è, tra le 14 città individuate per il nuovo livello di governo del territorio, quella con la densità abitativa più alta con 2633 ab/kmq. e pertanto chiamata, anche in occasione delle nuove elezioni del Sindaco di Napoli – le prime dopo la soppressione della Provincia – a pensare in modo, tempi e discriminanti abbastanza diversi dal suo recente passato, fatto di approssimazione, spesso autoreferenzialità che ne segna l’isolamento e la di-stanza sia dal governo centrale che paradossalmente anche da quello regionale, cosa che non sarebbe stata sopportabile per la sola popolazione cittadina, immaginarsi per i più di 3 milioni di abitanti dei 92 comuni che insistono sulla Città Metropolitana. La capacità di fare rete diviene un connotato determinante per la nuova dimensione Metropolitana e per la stessa Regione Campania, chiamata, come Ente formalmente superiore e con facoltà legislativa, a confrontarsi con un ente territoriale che assorbe e rappresenta più del 50% dell’intera popolazione regionale, cosa questa del tutto nuova e che impone una profonda riconsiderazione nel sistema di relazione tra gli enti di palazzo San Giacomo e Santa Lucia non sempre fluidi e virtuosi nemmeno quando amministrati da governi della stessa parte politica. L’offerta dei servizi con sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni, oggetto sempre più di insostenibili costi e sperpero di risorse, ha determinato diversi fallimenti di aziende pubbliche senza che gli enti proprietari abbiano mai preso vera coscienza dell’ineludibile necessità di semplificarne l’offerta e le modalità gestionali, attardandosi invece sulle titolarità, sulle competenze territoriali e sulle opportunità di nomine che il permanere di più soggetti garantisce alla politica spesso a scapito delle competenze. Lasciare al destino indefinito un’azienda come CTP che fu della Provincia di Napoli senza curarsi della dimensione nuova del Municipio di Napoli, che ancora rincorre Holding e strumenti societari che non possono più rispondere alla logica territoriale cittadina come avrebbero potuto fare 20 anni fa, dà la misura del disastro amministrativo che si sta realizzando nell’indifferenza e nel silenzio della politica. L’offerta dei servizi della città capoluogo regionale non può essere targata sui suoi residenti, la dimensione metropolitana e la dislocazione dei centri di produzione della domanda impone scelte di sinergia, anche societaria, per i soggetti produttori e gestori dei servizi, vista anche per la complessità della densità abitativa dei centri dell’area metropolitana, che senza una coerente sinergia istituzionale rischia di determinare la paralisi diffusa dei servizi, che i proclami, gli annunci e le finte inaugurazioni (che non mancheranno in campagna elettorale) non potranno mascherare. Organizzare la vita di intere comunità dei 92 comuni, di cui 12 con più di 50.000 abitanti, obbliga a riconsiderare gli assetti gestionali ed anche le titolarità delle aziende che producono servizi sul territorio, EAV bus, CTP, ANM, EAV ferro non possono continuare ad essere reciprocamente indifferenti, non si tratta di svendere o perdere titolarità, bensì di determinare finalmente un modello che nel tempo ed al tempo giusto, possa costruire l’occasione di rilancio dell’intera Area Metropolitana. In occasione delle campagne elettorali si è molto attenti ad elencare le deficienze degli altri, provando a celare le proprie, ma forse questa volta a Napoli, per i Trasporti e non solo, non c’è bisogno di provare quest’esercizio, tanto negli ultimi 15 anni non si salva nessuno con il risultato di aver ridotto le aziende ad una rappresentazione indecorosa di quello che fu un servizio pubblico. Proviamo ad immaginare che si possa incrociare la domanda e l’offerta con una discreta percentuale di efficacia dei servizi, proviamo ad immaginare una sinergia gestionale non fatta come è stato irresponsabilmente solo sulle tariffe con la stampa e distribuzione dei Biglietti, ma su orari ed interscambi coordinati; proviamo ad immaginare un controllo dell’esercizio tale da regolare l’offerta anche in base alle variabili ambientali con possibilità di variazioni di modelli e tempi delle corse. Insomma, proviamo ad immaginare una sola cosa normale e totalmente diversa da quella che abbia-mo, che se si continuasse ad operare disgiuntamente sarebbe destinata ad aggravarsi ulteriormente, per poi ritrovarsi un’altra volta con il responsabile di turno ancora attento ad elencare le responsabilità degli altri per i problemi ereditati, e così via senza soluzione di continuità. La Regione guardi alla sfida metropolitana con maggiore protagonismo o quantomeno con minor distacco, non la si derubrichi perché potenzialmente messaggera di un “Napolicentrismo” che provoca ataviche e campanilistiche allergie politiche, non sarebbe giusto prima ancora che utile strategicamente, perché l’economia regionale non riparte senza Napoli, e non basteranno i presagi di nuovi provincialismi siano essi costieri che interni, a traguardare grandi orizzonti se non visti in uno ad una strategia territoriale con quella che deve essere riconsiderata come la riconosciuta capi-tale del Mezzogiorno d’Italia, quella Napoli intorno a cui costruire il progetto della Campania nel Mediterraneo, anche per non dover continuare a cercare le altrui responsabilità, provando a cogliere più occasioni di quelle trovate.
Luigi Simeone