La riforma costituzionale va avanti e l’ulteriore svuotamento di quel poco di protagonismo rimasto del territorio viene cancellato in modo quasi silente sotto l’ombrello riparatore dell’annuncio dell’ennesima rivoluzione riformista. Cancellare le Province, surrogare il Senato con un’altra forma di rappresentanza, che però lascia inalterato solo l’immunità per gli eletti, lasciando pieni poteri alla sola Camera, potrebbe essere vissuto con soddisfazione per l’efficacia che vuole traguardare, se non dovesse essere letta in uno con la nuova legge elettorale, con cui insieme determina un combinato disposto di accentramento di poteri nelle mani dei governi eletti, con poca possibilità di contro bilanciamento del parlamento eletto-nominato e delle stesse opposizioni che risulteranno deboli e poco rappresentate. Nel solco degli annunci ad effetto passa sotto silenzio l’ennesimo e forse l’ultimo attacco quel poco di “Federalismo” restato in costituzione, e così dopo aver portato nelle esclusive competenze dello Stato …i controlli dei Bilanci… che hanno svuotato di ogni protagonismo gli enti locali, ora se ne sancisce la totale impossibilità di tutela e protagonismo del Territorio, riportando nelle competenze esclusive dello stato e sottraendole alle Regioni materie delicate quali: energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile, con la Camera che potrà approvare leggi anche per materie di competenza delle Regioni, “…quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
Che dire al territorio la gestione delle difficoltà e allo Stato il potere delle decisioni lontano dalle comunità che dovranno ancora subire un centralismo che ora diventa più pericoloso e famelico di quanto non lo sia mai stato nella storia del nostro Paese. È vero molti sono i disastri combinati nei territori e non solo al Sud, tante le scelte sbagliate nella gestione della cosa pubblica, ma è innegabile che con il trasferimento alle Regioni di competenze come trasporti e sanità si è assistito ad un depauperamento delle risorse disponibili che hanno messo in ginocchio intere comunità, solo per aver trasferito competenze e negato le risorse con tagli lineari e l’annuncio sistemico di riforme mai avvenute e sempre rimandate.
Oggi si aggiunge un’altra mazzata all’idea che dal basso si possano recuperare le energie indispensabili per un Paese che vuole guardare al futuro recuperando le proprie radici nel protagonismo dei suoi territori. Grandi opere e non solo, trivellazioni, impianti per le energie (eolici, rigassificatori) e tutto quanto impatta con il territorio non sarà più concorrente tra Governo e Territorio, ma solo lasciato alle valutazioni e decisioni del governo sempre più incontrollabile con i nuovi assetti dello Stato, cosa che dovrebbe consigliare maggiori attenzioni proprio da parte di chi pensa ad uno Stato vicino ai cittadini, che invece sembra volersi allontanare sempre più. In questi giorni la mancanza di una sinergia istituzionale sta portando la Campania sul margine dell’incomprensibile, con la Regione e il Governo a decidere finalmente su Bagnoli in assenza del Comune , che adesso dopo tanti anni si lamenta di essere stato messo in mora, sono uno spettacolo indegno che Napoli non merita, dopo cinque inutili anni, almeno questa, palazzo San Giacomo se la poteva risparmiare, invece dopo aver latitato adesso ci si riscopre contro su tutto, un po’ forse per un tentativo maldestro di far rivivere… Masaniello, ma molto di più per incapacità di aver saputo interpretare un ruolo e funzioni che non possono tornare e guardare indietro. Impegnati a litigare sullo stadio, su chi finalmente deve far rivivere Bagnoli, su come evitare la chiusura delle aziende partecipate totalmente allo sbando, nessuno degli Enti locali si sta preoccupando dell’ultimo colpo, forse quello letale, che si sta vibrando sugli enti locali e sui cittadini, che dopo questa riforma costituzionale saranno sicuramente più deboli, disarmati e meno protagonisti del proprio futuro, salvo non riprendersi il proprio destino cominciando a guardare bene le scelte che ogni giorno si fanno e soprattutto come e con chi le si fa.
Luigi Simeone