“Quell‘anno è passato nella memoria popolare come l’anno del nevone”. Or dunque, eravamo andati, i miei genitori ed io, in occasione del Natale, da uno zio di mia madre, che in gioventù era entrato in seminario diventando prete. Questo zio prete, dai discorsi dei miei genitori, avevo allora quattro anni, per quel poco che ci capivo, si ”doveva andare a trovare per mantenere fede ad una vecchia promessa”. Così finimmo ”bloccati” dallo zio grazie all’enorme quantità di neve caduta. Un pomeriggio venne in visita la signorina Parrella, l’insegnante del paesino ove lo zio esercitava il suo ministero. La signorina all’epoca era già avanti negli anni, anche per i miei occhi di bambino, tant’è che l’ovale del volto era incorniciato da lunghi capelli acconciati sulla sommità del capo in una voluminosa crocchia candida. Durante quella visita, mia madre ebbe a lamentarsi in tono bonario della vivacità del ragazzo, cioè di me, che non potendo uscire a causa della neve, gli mettevo a soqquadro la casa con i miei giochi di bimbo. La soluzione offerta dall’insegnante fu pragmatica e fulminea. Sentii invitare mia madre a condurmi a scuola la mattina dopo, così da poter essere più sollevata nelle faccende domestiche. Dopo aver confabulato ancora un po’, le due donne si lasciarono d’accordo sul fatto che il giorno dopo sarei andato a ”scuola”. Così varcai la soglia della scuola, andava da sé che la mia permanenza era un favore fatto a mia madre dall’amica, allora non avevo cognizione di ciò, per me ero a scuola! Tutta la ”struttura” consisteva in un enorme stanzone, ove erano allocati i banchi sufficienti per una cinquantina di alunni di tutte le classi elementari . Fui fatto sedere in una banco vuoto al primo posto davanti alla cattedra. Non ebbi il tempo di guardarmi attorno, sentii la signorina Parella dire “nei prossimi giorni faremo lezioni di storia, state attenti e studiate, dopo vi interrogherò su quel che faremo”. Come l’insegnante cominciò a parlare, sembrò ai miei occhi che la parete alle sue spalle si accendesse come uno schermo. Lì su quel muro illuminato dalle parole della signorina cominciarono a scorrere coloratissime scene! Elena la bella, Paride, la fuga, le bianche mura di Ilio. Nei giorni a seguire fu il turno di Achille, di Ettore, di Ulisse l’astuto e così via. Innanzi a me si apriva la pianura di Troia, dove gli Eroi si battevano per ”L’onore” a viso aperto. Mentre la Parrella spiegava, io vedevo la polvere sollevata dai carri da battaglia, il sole rilucente sugli scudi di bronzo, il cozzare delle armi riempiva le mie orecchie. Un mondo mi si aprì alla mente e più sentivo e più volevo sapere, conoscere, capire. Ma anche la neve si sciolse, così che salutato lo zio parroco del minuscolo borgo, tornammo nella nostra casa lontana centinaia di chilometri. Allora non capii, col tempo mi sono reso conto di quanto per me furono determinanti quegli eventi. Grazie a quella ”promessa” mantenuta, alla neve caduta, conobbi la persona che ancora oggi ringrazio per avere acceso in me fame e sete di conoscenza. Non ho più rivisto la signorina Parrella, ma ovunque sia spero le giunga la mia gratitudine. Vi saluto e sono

l’Autoferroagricolo