Nel 2006 Trenitalia introdusse un nuovo concetto di viaggio in treno ovvero il viaggio Alta Velocità. Un concetto che era conosciuto solo per sentito dire, proveniente da altre nazioni ma che sembrava lontano dal nostro territorio. Era un sogno più che un concetto. Qualcosa di unico che ti permetteva di raggiungere le grandi città, capoluoghi principalmente, in un tempo relativamente breve e senza dover passare, ad esempio, per i macchinosi imbarchi aeroportuali e le lunghe attese ai gates di ingresso o uscita. Un’Italia più corta, più rapida e più vicina.

Poi siamo arrivati al 2012 dove si è avuta la creazione del Freccia Rossa, il raggiungimento di picchi di velocità fino a 300km/h e nuovi investimenti sulle infrastrutture e sui rotabili. Sin da allora, molti degli investimenti societari sono stati dirottati alla costruzione di infrastrutture adeguate a questo scopo e all’acquisto di nuovi rotabili atti a viaggiare su queste linee veloci. L’unico dettaglio è che la maggior parte di questi soldi, servivano a realizzare la linea AV da Napoli a salire su, fino all’estremo nord Italia, lasciando scoperto, fino a pochi anni fa, il resto del Meridione.

Infatti, se andiamo ad analizzare attentamente, dal 2006 ad oggi, le città collegate con l’AV sono prevalentemente quelle del nord mentre, al sud, eccetto Napoli e successivamente Salerno, non ce ne sono. Solo negli ultimi cinque anni si sono avuti collegamenti con Taranto e Reggio Calabria. La “linea maginot” creata da Trenitalia ha diviso, quindi, di netto l’Italia in due. Infatti, superato il capoluogo campano, le restanti regioni del sud sono ancora raggiunte con intercity o regionali, rendendo questi servizi paragonabili, a volte, a viaggi della speranza. Per chi ci ha viaggiato, se si vuole raggiungere la Sicilia con il treno, si ha la consapevolezza di dover attendere quasi una giornata prima di poter scendere dallo stesso e potersi incamminare verso l’agognata meta. Una follia se pensiamo proprio all’AV.
Ma perché si è creata questa differenza tra le parti? Come mai, in quasi venti anni, non si è riusciti a creare un investimento tale da innovare la linea ferroviaria anche nelle regioni del sud dando finalmente ai cittadini la possibilità di potersi muovere facilmente e raggiungere, come tutti, i capoluoghi in modo rapido? Possibile che non c’è la possibilità di investire nel progetto AV anche nelle regioni del sud?
Questi sono alcuni dei quesiti che spesso ci si pone e ai quali non si riesce da dare ancora spiegazione. C’è rabbia verso chi considera il Sud un’appendice a un resto d’Italia al quale invece spetta tutto.

Luigi Dato e Antonio Savio Ranieri