Un servizio silenzioso e fondamentale che, per oltre 24 anni, un gruppo di 18 Lavoratrici e Lavoratori ha operato con dedizione all’interno della Procura e del Tribunale di Roma, prestando giuramento e assumendosi la responsabilità di supportare l’attività giudiziaria attraverso la digitalizzazione dei procedimenti penali. Non erano semplici esecutori: hanno acquisito una perfetta conoscenza della procedura penale, lavorando fianco a fianco con magistrati, cancellieri e avvocati, diventando parte integrante del funzionamento della macchina della giustizia.
Nel 2000, con il progetto “Archeo”, iniziava una delle prime grandi operazioni di smaltimento dell’arretrato giudiziario. Gli stessi Lavoratori sono stati protagonisti anche nel processo di dematerializzazione dei procedimenti penali, operando con precisione, riservatezza e professionalità. Il loro contributo è stato determinante per garantire efficienza e trasparenza, in un settore delicato come quello della giustizia penale e civile.
In 24 anni di servizio, si sono susseguite ben cinque società appaltatrici, ma il valore del personale è rimasto immutato. Sono rimasti al loro posto, specializzati e affidabili, affrontando ogni cambiamento con responsabilità e senso di abnegazione. Eppure, nel luglio 2024, con il cambio di appalto alla società ISPAR, sono stati improvvisamente sostituiti da personale non specializzato, senza alcuna garanzia, senza alcun riconoscimento, senza alcuna tutela.
Non meno grave è stato l’atteggiamento del Ministero, che ha lasciato questi Lavoratori senza protezione, nonostante l’esperienza maturata, nonostante il giuramento prestato, nonostante l’enorme contributo dato al buon funzionamento degli uffici giudiziari. Un amaro silenzio che pesa come un tradimento nei confronti di chi ha dedicato la propria vita lavorativa al servizio della giustizia.
Non bisogna restare a guardare perché questa non è solo una storia di lavoro perso. Questa è la storia di chi ha dato tutto e ha ricevuto in cambio l’indifferenza. Di chi ha garantito ogni giorno il funzionamento di un sistema che, ora, sembra voltargli le spalle. Di chi ha trasformato un dovere in una missione, di chi ora chiede solo dignità e giustizia. Non possiamo permettere che l’esperienza, la competenza e la dedizione vengano cancellate con un colpo di spugna. Questa battaglia è la battaglia di tutti noi, per il rispetto del lavoro, per il riconoscimento della professionalità, per la dignità di ogni Lavoratrice e Lavoratore. La UilTrasporti non li lascerà soli.
Federico Mancini