L’emergenza Covid 19 ha generato ripercussioni negative anche nel comparto autostradale con un dato alquanto drammatico: lo stop della circolazione, a seguito dell’imperversare della pandemia, ha provocato un calo del traffico autostradale dell’80- 90%, un crollo della mobilità veicolare senza precedenti nella storia dell’intera rete che ha prodotto, per i concessionari di Autostrada per l’Italia, conseguenze drammatiche sui costi di gestione delle infrastrutture. Il rischio per i piccoli concessionari c’è stato, senza dubbio, perché c’è in ballo la sopravvivenza di molti operatori che addirittura lamentano di essere stati esclusi dalle misure del decreto “Cura Italia”. Per Autostrada per l’Italia, azienda con un bilancio in utile, il discorso è ben diverso. All’inizio di aprile, in piena emergenza Covid 19, l’azienda ha attivato la procedura di cassa integrazione ordinaria di 9 settimane: situazione non dissimile da quella di tante altre aziende del comparto trasporto e non, e fin qui nulla di strano. Flessibilità, smart working, ammortizzatori sociali, tutte misure atte a fronteggiare le difficoltà del momento. Ad emergenza sicuramente non terminata ma in una situazione generale del Paese certamente diversa rispetto a qualche settimana fa, più propizia grazie ad una significativa crescita del traffico veicolare, l’azienda cosa pensa di fare? Quest’azienda che da decenni macina fatturati ed utili da capogiro decide di chiedere altre 5 settimane di cassa integrazione per i suoi lavoratori. Come è possibile che ASPI e le società concessionarie abbiano deciso di prolungare la cassa integrazione proprio adesso che i volumi da traffico stanno crescendo, proprio adesso che è necessario assicurare a tutti gli utenti autostradali un servizio ancora più adeguato in termini di assistenza e sicurezza? Senza considerare che gli interventi di manutenzione, assistenza alla viabilità, tutela e informazione all’utenza vanno comunque e sempre assicurati a prescindere dai volumi da traffico.

Assurdo che, nonostante non ci siano motivazioni giustificabili, si utilizzi denaro pubblico messo a disposizione dal Governo per il sostegno al lavoro e all’impresa, risorse che potrebbero servire per altri settori in crisi e nel mentre c’è chi si permette addirittura di attaccare l’occupazione e il reddito dei lavoratori del comparto. Non è forse questo un uso improprio e uno sperpero di risorse che potrebbero invece aiutare lavoratori che realmente ne hanno bisogno? Inutile negarlo, per i lavoratori del settore autostradale ci sono tutte le condizioni per una ripresa a pieno regime di tutte le attività lavorative. Bisogna inoltre tener conto che in conseguenza della riduzione del personale operativo dell’ultimo periodo a farne le spese è stata sicuramente la qualità del servizio reso all’utenza: cosa accadrà alle attività di manutenzione del nastro autostradale e degli impianti quando aumenterà ancora di più il traffico veicolare e il numero degli operatori sarà sempre più esiguo? Sicuramente si arriverà ad un peggioramento del servizio offerto e in più non si potrà fare a meno di pensare che il ricorso all’ammortizzatore sociale va sicuramente in netto contrasto con lo spirito del nuovo piano industriale 2020-23 che predilige, tra vari punti, il raggiungimento del recupero di credibilità e di piena condivisione dei processi. Solo belle parole…belle parole che si aggiungono a tristi pensieri.. Sarà forse che il ricorso a questa cassa integrazione serva alla Società per fare “pressioni” di carattere politico rispetto al dibattito in atto sul ricorso al credito e sulla possibile revoca della concessione e i dipendenti in questa partita stiano purtroppo subendo la parte degli “ostaggi”?

La Uiltrasporti, insieme alle Organizzazioni Sindacali di categoria, ha proclamato lo stato di agitazione di tutte le Società del Gruppo ASPI, riservandosi di mettere in atto le opportune forme di mobilitazione del personale. Non è possibile consentire il ricorso ad ammortizzatori sociali in questa fase di ripresa del traffico. Le risorse devono essere utilizzate da chi ne ha realmente bisogno e verranno intraprese tutte le azione legittime a tutela dei lavoratori e dell’utenza. Stato di agitazione di tutta la categoria anche in aziende come Tangenziale di Napoli ed Autostrade Meridionali dove si ritiene doverosa la piena integrazione, da parte aziendale, dei salari dei lavoratori per le ulteriori settimane di “inopportuno” ricorso agli ammortizzatori sociali. È importante che le istituzioni facciano la loro parte, che il Comune e la Regione accendano un riflettore su questa situazione incresciosa e in maniera sinergica contribuiscano a far ripartire il comparto. L’azienda non può più sfuggire alle proprie responsabilità e non possono pagare sempre e solo quei lavoratori che con grande spirito di abnegazione e grande professionalità hanno sempre dimostrato che la dignità sul lavoro è imprescindibile; è giunto il momento che anche l’azienda lo capisca.  Le sfide che il Sindacato dovrà affrontare sono difficili ed in questo momento, proprio per affrontarle nel migliore modo possibile, va fatto uno sforzo per ritrovare quell’unità sindacale necessaria a rendere più forte la difesa dei diritti dei lavoratori poiché se oggi molte delle rivendicazioni sono oggetto di discussione politiche, questo è accaduto perché si è riusciti a costruirle insieme.